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MARIO LAVEZZI, GLI ESORDI, GLI AMICI DEL CUORE, MOGOL, BATTISTI, LA BERTÈ, LA MOGLIE MIMOSA… E MOLTO, MOLTO ALTRO


 di Patrizia Vassallo

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Bruno Mario Lavezzi, classe 1948 si racconta in un’intervista esclusiva per What-u. Dagli inizi con “I Trappers” ai Camaleonti. E poi l’incontro con Mogol e poi quello con Loredana Bertè nel 1975, quando si innamora di lei.  Per lei compone “E la luna bussò” e “In alto mare“. A questa seguono altre produzioni: per Fiorella Mannoia, Loretta Goggi, Flavia Fortunato e Anna Oxa. Nel 1976 pubblica il suo primo lavoro solista dal titolo “Iaia”. Durante questo periodo scrive molti successi, ma dopo il trionfo ottenuto con “Vita”, interpretata da Lucio Dalla e Gianni Morandi, e “Varietà” cantata da quest’ultimo, sente l’esigenza di registrare un disco in cui raccogliere gli interventi di tutti quegli artisti con cui ha collaborato. Nasce così il progetto “Voci”, il primo di una serie di tre album realizzati con il medesimo concetto. E poi la collaborazione artistica con Steve Lukater, Frank Gambale e Lee Ritenour. Con Eros Ramazzotti compone “Stella gemella” e nel 2001 scrive quattro canzoni per l’album di Gianni Morandi, tra queste “Una vita normale” che è sigla finale del programma tv “Uno di noi”. Per Ornella Vanoni produce poi l’album “Una bellissima ragazza”, giudicato dalla critica il più bell’album dell’anno. E in occasione del Festival di Sanremo 2009 Mario canta in coppia con Alexia “Biancaneve”. Ora l’obiettivo è riportare Alexia sul palco dell’Ariston con un’altra canzone che resta top secret.

 

Quando e com’è nato il tuo amore per la musica? Raccontaci un aneddoto legato alla scoperta della tua passione per la musica?

Avevo 12 anni, mia sorella Annabella come regalo per essersi diplomata alle Magistrali si era comprata una chitarra. Per me un colpo di fulmine. Alla fine lei non la usò e cominciai a suonarla io.

Il tuo primo brano quando lo hai scritto?

Il primo giorno di primavera, avevo appena lasciato i Camaleonti, per andare a fare il militare. Ero disperato. Volevo continuare a fare musica. Sono i tormenti e la disperazione, compreso l’innamoramento, che fanno crescere la creatività. Così quel giorno scrissi con Cristiano Minellono e Mogol la prima canzone della mia carriera. “Il primo giorno di primavera”.

Hai scritto alcune tra le più belle canzoni della musica italiana. Quale ti rappresenta maggiormente? E ti assomiglia di più?

Vita” scelta da Lucio Dalla. Il grande arista che tutti conosciamo, una mente superiore, con il dono di una spiccata autocritica. Lui sapeva scegliere le canzoni anche di altri autori. Comprendendone lo spessore che poteva “fare la differenza” per il progetto di cui si stava occupando e farlo diventare un successo. Lucio era capace di guardare oltre, sapeva scegliere le canzoni migliori.

Vita un nome particolare dai mille significati…

“Vita” all’inizio si chiamava “Angeli Sporchi” poi il nome è stato cambiato in “Cara in te ci credo” e infine in “Vita in te ci credo”. Era la storia vera di un’amica di mia moglie di cui Mogol si innamorò. Mogol creò un brano fantastico mettendo assieme i puzzle della vita burrascosa di questa donna.

Parlaci del tuo progetto “Campus Band”

Io ho iniziato a suonare nel quartiere di Piazza Napoli a Milano, dove sono nati anche i Camaleonti, e dove io formai un gruppo “I Trappers” di cui facevano parte anche Tonino Cripezzi (pianoforte e voce) che nel 1965 entrò a far parte dei “Camaleonti”, Bruno Longhi (basso e voce, oggi noto cronista sportivo), Mimmo Seccia (chitarra e voce) e Gianfranco Longo (batteria) dei “Ragazzi della via Gluk”. Con Campus band ho voluto ricreare quell’ambiente, ossia un contest simile a quello in cui ho iniziato a trasformare la mia passione per la musica in un lavoro.

A volte diventa difficile scegliere?

Mogol ed io spesso partecipiamo come giudici di giuria a molti concorsi, ma Campus band ci ha dato grandi soddisfazioni perché probabilmente i ragazzi essendo molto giovani non sono contaminati da altra musica e quindi sono molto spontanei. L’ultimo vincitore è un ragazzo di soli 17 anni, che suona il piano da quando ne aveva 5, e a nostro avviso, è molto bravo e paragonabile persino ad Allevi.

Come ci si iscrive?

Online, all’indirizzo www.campusband.it, ci si iscrive direttamente sul sito, poi basta indicare la scuola di provenienza, scegliere la categoria per la quale si vuole partecipare ossia cantautori, interpreti e band e poi inviare la cover e l’inedito in formato mp3.

Come si capisce al volo chi ha talento?

Dall’originalità vocale quindi dalla timbrica e poi dalla scrittura originale. Perché una canzone per poter essere un successo deve anche avere delle componenti di originalità. La ragazza che è arrivata prima a Campus BandElisa La Medica, aveva un timbro vocale che somigliava molto a quello di Norah Jones.

 “X Factor”, “Amici”, pensi possano dare buone opportunità di visibilità e successo?

Le hanno date a Marco Mengoni, ai  The Kolors, a Emma Marrone ad Alessandra  Amoroso, anche se sono convinto che i The Kolors, per esempio, debbano ancora trovare la canzone di grande respiro giusta per loro. Anche se alle spalle hanno Maria De Filippi che li sostiene e che è una macchina da guerra. Io ho prodotto 5 compilation per “Amici”, con la mia etichetta Nuove Arti, perché credo che trasmissioni come queste diano comunque delle grandi chances.

Com’è cambiato il percorso verso il successo?

Completamente. Il successo prima veniva determinato sul lungo termine. Una volta quando si puntava su un artista si stipulavano contratti per 7 anni, per 7 album, si faceva un investimento, si costruiva un personaggio. Dalla ha dovuto fare 5 album prima di avere successo.

Quali consigli daresti oggi? Cosa fare e non fare? Giusto partecipare a programmi come X Factor, Amici, Sanremo Lab?

Innanzitutto bisogna circondarsi di persone molto professionali. Marco Mengoni per esempio ha una manager a 4 stelle Marta Donà. E poi partecipare a programmi come X Factor, Amici e Sanremo Lab è importante anche per la visibilità perché offrono promozione a costo zero.

Quanto costa produrre?

Per una canzone in un home studio si può spendere dai 1.000 ai 40-50mila euro. Mentre le grandi star ne possono spendere  anche 200/300 mila e oltre.

 

Che cosa occorre cambiare nel mondo della musica?

Nel marzo del 2017 ho promosso una petizione per chiedere la modifica del regolamento del Festival della canzone italiana affinché si parta dalla scelta della canzone per poi abbinarla a un artista. Non viceversa. Difatti Claudio (N.d.R. Baglioni) con Ornella Vanoni lo scorso anno al Festival di Sanremo, ha fatto in questo modo. Lei non voleva andare in gara, ma poi Claudio l’ha convinta proponendole il brano di “Imparare ad amarsi” di Bungaro e Pacifico.

Come si può mantenere oggi il successo?

Lavorando  con determinazione e affidandosi a professionisti. E vale per la scelta di autori, arrangiatori, produttori, ecc. Tutto ciò che serve per costruire un successo. Anche se  sappiamo che serve anche quel tanto di fortuna…

Battisti, Mogol, un aneddoto che ti lega ad ognuno di loro?

Una battuta di caccia assieme a loro e ad Alberto Radius nel Kosovo. Con due sole licenze di caccia e noi eravamo in cinque! E da quel momento ho capito che la caccia era un passatempo a dire poco deprecabile.

Battisti promosso per…. Bocciato per…?

Promosso per la sua genialità e professionalità . Poi era generoso professionalmente perché capace di dare canzoni di successo anche ai colleghi non tenendole solo per sé. Certo era una persona introversa, schiva alla popolarità, ma sapere selezionare le amicizie non è un difetto.

Mogol promosso per…Bocciato per…?

E’ sempre stato un vulcano di idee. Un difetto? Vuole avere sempre ragione.

Un artista sparito dalle scene dopo il primo singolo, album, ma che a tuo avviso ha i numeri per andare avanti?

Alexia che sto affiancando in questo momento. Una grande artista, aveva trascurato giustamente il mondo artistico per fare la mamma, ma ora è tornata. Ha una potenza vocale che fa la differenza. Lorenzo Vizzini, un giovanissimo autore ha scritto per lei una canzone davvero meravigliosa. Puntiamo ad andare a Sanremo l’anno prossimo… con il beneplacito di Baglioni.

Oggi tutti cantanti, alcuni improvvisati, su Youtube, Vimeo, Spotify, dappertutto. Che cosa ne pensi?

Tra la moltitudine di proposte, per fortuna a volte capita di sentire buona musica.

Un momento nero del tuo percorso artistico?

Quando ho dovuto andare a militare e lasciare i Camaleonti. In partenza per raggiungere il 5° reggimento Fanteria Aosta a Messina.

 

Quello che ti ha dato maggiore soddisfazione?

Il Telegatto nel 1983 come “Music Maker “, ossia un premio come autore, produttore, chitarrista e interprete.

Uno degli incontri o l’incontro che ti ha cambiato la vita?

Quello con Battisti e Mogol. E poi quello con Loredana (N.d.R.: Berté), che è stata una bella palestra. E quello con mia moglie Mimosa, che ho incontrato grazie anche a Loredana che, per giochi del destino, l’aveva conosciuta due anni prima di me a Ponza.

Quello che vorresti fare…. con chi?

Sting e Paul McCartney.

Il più bel complimento ricevuto?

Sempre il Telegatto dell’83…

La critica?

Un’ autocritica… a volte sono dispersivo.

Quante canzoni hai nel cassetto?

Tante. Perché la domanda è: “A chi le do?”. Mancano i buoni committenti. Io scrivo molto, ma ora faccio fatica a pensare  per chi potrei scrivere. Non voglio sembrare presuntuoso, ma le canzoni sono come figli, non si posson sprecare. Anche perché putroppo in passato ho fatto qualche errore.

Tra pochi mesi l’anniversario dei tuoi 50 anni di carriera…. 

Forse li festeggerò questo inverno oppure l’anno prossimo. Ho intenzione di pubblicare un cofanetto con le canzoni che ho scritto, intrepretato e prodotto. Per l’occasione aggiungerò un paio di inediti che sceglierò tra le molte canzoni che ho scritto e continuo a scrivere.

Hai collaborato con i Toto, quale dei loro brani ti piace maggiormente?

Africa.

Steve Lukather è entrato nella Band di Ringo Starr ora in tournée negli Usa. Si è parlato di una tua possibile collaborazione anche con l’ex Beatle….

Mi piacerebbe. Ho collaborato con Steve, un musicista straordinario. Tecnicamente bravissimo.

Una storia non solo artistica molto vissuta con Loredana Berté. Che tipo di rapporto è stato il vostro e come si è trasformato nel tempo?

Quando l’ho incontrata ero fidanzato e mi sono innamorato “anche” di lei. Mi sono trovato imprevedibilmente a vivere un sentimento bivalente per motivazioni diverse e mai avrei potuto pensare di trovarmi in una situazione del genere. E’ stato un periodo molto travagliato anche perché Loredana ha un carattere molto forte oltre che ribelle.

Che cosa sei riuscito a salvare e cosa no?                                                                                                                                                                                                   

Nonostante tutto, è rimasta un’amicizia profonda e ci vogliamo davvero bene.

Il tuo rapporto con le donne 30 anni fa?

Ero più propenso alle avventure.

Ed oggi?

Ho capito che le avventure lasciano il tempo che trovano, o c’è qualcosa che può andare oltre la superficie, altrimenti le storie fugaci, a parte rare eccezioni, si rivelano solo uno spreco di tempo e di energie.

Se potessi cambiare qualcosa della tua vita che cosa cambieresti?

Sarei meno ingenuo. Ho fatto errori per ingenuità. Ricordo quando Mogol mi chiamò per arrangiare la “Prima cosa bella” assieme a Bruno Longhi, lo aiutai e non pretesi nulla in cambio sotto il profilo economico. Ripensandoci a posteriori io e Bruno avremmo potuto pretendere anche solo 1/24 a testa. Con quella canzone che ha fatto il giro del mondo  …sai quanti soldi avremmo guadagnato?

 

Ma poi l’hai detto a Mogol?

Si gliel’ho detto… ma anche lui non ci aveva pensato. Siamo sempre stati così amici da farci prendere più dalla passione per la musica che dal ritorno economico.

Se tornassi indietro che cosa non rifaresti e che cosa faresti che non hai fatto?

Lavorare con certi artisti, perché dedicandomi a due-tre produzioni ho perso solo tempo. Ho conosciuto artisti bravi, ma senza determinazione. Prima di lavorare con certi artisti occorrerebbe conoscerli bene indipendentemente dalla capacità vocale. Laura Pausini per esempio è l’essenza e la sintesi della determinazione. Parla 4 lingue, non molla mai, studia canto, non si adagia sugli allori. Non è rimasta quella di “Marco non è andato via…”. Riguardo la seconda domanda…non ho rimpianti.

Mai dire mai. Per Mario Lavezzi che cosa significa…?

Mai dire mai perché nella vita può accadere di tutto. “Vita” l’ho tenuta nel cassetto 5 anni, l’avevo proposta alla Mannoia, e mi aveva detto di no, a Mina, che mi aveva risposto di no e poi è diventata un successo con Lucio Dalla. Se riconosci di avere la canzone che può fare la differenza, devi avere la pazienza di aspettare. Perché prima o poi arriva l’occasione giusta perché si trasformi in un successo.

Un aggettivo per ogni artista che ha lavorato con te…

Partiamo da Edoardo Bennato: eclettico artista e poi Gianna Nannini: tenace e volitiva. La Formula 3: trio molto azzeccato. La Premiata Forneria Marconi: il progressive italiano apprezzato anche all’estero. Adriano Pappalardo: un  fiume  in   piena. Bruno Lauzi: poeta. Umberto Tozzi: “La canzone pop di qualità”, Fiorella Mannoia: attenta interprete. Loretta  Goggi: showgirl  a  tutto tondo, Gianni   Morandi: pilastro della   storia della  musica italiana. Lucio Dalla: livello musicale di gran classe e geniale autore. Raf: spiccata personalità vocale. Riccardo Cocciante: grande sensibilità e grande capacità vocale. Ornella Vanoni:  direi tutto il meglio, ma sarei di   parte, come apre la  bocca arriva  al cuore. Mango: voce unica con uno stile inconfondibile. Gianni Bella: grandissimo compositore. Marcella Bella:  interprete di grandi capacità. Anna Oxa:  tecnica vocale   da  vendere. Ivana   Spagna: timbrica  vocale molto inconfondibile. Biagio Antonacci: fin da quando ho duettato con lui in “La bandiera” ero sicuro che sarebbe diventato la star che è oggi. Luca Carboni: cantautore di spiccata sensibilità. Paolo Belli: mi aveva colpito l’energia che ha saputo esprimere ne “I Ladri di Biciclette”, Alessandro Bono: artista di profonda sensibilità,  ma che  non ha saputo vincere la sua fragilità. Cristiano De André: figlio d’arte che ha saputo far tesoro della grandezza del padre. E infine Alexia: Voce all’ennesima potenza… Così averne!!

La canzone più bella di tutti i tempi?                                                                                                                                                                                                                  Impossibile dirlo. Troppe.



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