Secondo una ricerca di ISTAT appena pubblicata, l’interesse per il matrimonio continua a diminuire.
Tenendo conto che dal 1° gennaio 2018 la popolazione residente in Italia risulta pari a 60 milioni 484 mila unità, il confronto tra i dati del Censimento della popolazione del 1991 e quelli riferiti al 2001 mostra profondi cambiamenti avvenuti nel corso del tempo.
A partire dall’abito bianco. Coniugati e celibi nel range di età 15-64 anni, quasi si equivalgono (rispettivamente 49,0% e 47,7% della popolazione totale). Anche se le donne coniugate continuano a stare nella corsia del sorpasso (55,0%) rispetto alle nubili (quasi il 39%). Tra gli individui di 15-64 anni, a fronte di un lieve calo della popolazione (-309 mila), diminuiscono molto le persone coniugate (3 milioni e 843 mila in meno) a vantaggio soprattutto di celibi e nubili (+3 milioni e 90 mila) e, in misura molto più contenuta, dei divorziati (oltre 972 mila in più). Un fenomeno iniziato oltre quarant’anni fa quello della diminuzione e la posticipazione della nuzialità, c’è chi dice dovuto alla crescita delle libere unioni, che ha portato tra il 1991 e il 2018 a un forte calo dei coniugati, soprattutto nella classe di età 25-34 anni (da 51,5% a 19,1% gli uomini, da 69,5% a 34,3% le donne). Basta fare due conti per rendersi conto che i celibi sono raddoppiati passando dal 48,1% al 80,6% e le nubili dal 29,2% al 64,9%. Nella classe di età 45-54 anni quasi un uomo su quattro non si è mai sposato mentre è nubile quasi il 18% delle donne.
Aumentano in tutte le età divorziati e divorziate, più che quadruplicati dal 1991 (da circa 376 mila a oltre 1 milione e 672 mila), principalmente nella classe 55-64 anni (da 0,8% a 5,3% gli uomini, da 1,0% a 6,4% le donne). Evidentemente con motivazioni davvero differenti se si pensa che persino l’unione tra due sex symbol del cinema internazionale come Monica Bellucci, 52 anni a settembre, e Vincent Cassel, 52 a novembre, è naufragata e si è conclusa con un divorzio nel 2013 e successive nuove nozze per lui lo scorso 24 agosto con la modella Tina Kunakey Di Vita di 30 anni più giovane.
Un fenomeno quello dei divorzi che evidentemente non risparmia più nessuno. «Sotto il profilo sociologico i fattori da considerare e di conseguenza le considerazioni da fare sono diverse», dice Sergio Belardinelli, professore ordinario di Sociologia dei processi Culturali e Comunicativi all’Università di Bologna.
«L’allungamento della vita media, il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, il fatto che siano venuti meno quei vincoli legali e sociali che prima contribuivano a tenere unti i coniugi anche quando l’interesse reciproco calava, l’emancipazione femminile crescente delle donne, che le ha portate sempre di più fuori che dentro casa, questi sono i principali indizi che fanno pensare ad alcune delle principali cause della fuga dal matrimonio. Oggi per stare assieme non esistono formule speciali, le coppie stanno assieme solo a condizione che investano sulla relazione, questa è l’unica condizione. Occorre sapere investire responsabilmente su quello che si fa. Se sulle relazioni non si lavora, se la relazione non viene coltivata, si logora. E proprio perché c’è maggiore libertà e di conseguenza ci sono maggiori possibilità di guardare al di fuori del proprio ménage famigliare, se non ci si mette consapevolmente in gioco e si prova a mettere in discussione la mancanza di equilibrio, e talvolta anche di regole, di un rapporto, analizzandone assieme cause e concause, difficilmente si conquista una marcia in più. Il segreto per stare bene assieme non è guardare fuori dal cerchio, ma dentro il cerchio. La maggiore libertà deve aumentare anche la consapevolezza del valore delle nostre relazioni e l’impegno a migliorarle. La possibilità di vivere secondo i propri desideri alla lunga non migliora la qualità complessiva della vita. Perché la libertà va trasformata in un’opportunità, non in una fuga dalle responsabilità». E riguardo l’aumento delle unioni civili Belardinelli conclude: «Per fortuna nei confronti delle relazioni omosessuali la sensibilità è cambiata e sta cambiando. Non mi stupisce l’aumento delle unioni civili, perché nella fase di rivendicazione di un diritto, il riconoscimento del medesimo è diventato un obiettivo simbolico importantissimo e molto più importante per chi ha combattuto così a lungo per ottenerlo rispetto a chi ce l’ha da sempre».
Per capire che cosa spinge gli italiani a dire il no al matrimonio, ma soprattutto quali sono le maggiori cause che portano a celeri divorzi, What-u ha chiesto il parere dell’avvocato cassazionista Danilo Buongiorno, titolare dell’omonimo studio di Milano, che proprio in questi giorni è finito al centro delle cronache nei panni di avvocato difensore del centrocampista dell’Inter, Marcelo Brozović, che a causa di un audio anonimo diventato virale, è stato accusato di essere l’amante clandestino di Wanda Nara, ex moglie di Massimo Lopez e attuale moglie del capitano dell’Inter, Mauro Icardi. «Un episodio atipico, spiacevole che si è trasformato in un danno all’immagine per il mio cliente in seguito al quale ho presentato denuncia querela contro ignoti alla Procura della Repubblica e contro tutti coloro che in ogni forma, anche con la condivisione via web, e con la pubblicazione di articoli, come alcune testate giornalistiche, hanno diffuso questa notizia senza avere accertato la provenienza legittima della fonte. Ora stiamo aspettando che il Procuratore della Repubblica si pronunci». Ma quando le cose non vanno più bene in una coppia, anche collaudata, fino al punto di arrivare a dirsi addio con il divorzio, secondo la sua esperienza, quali sono le principali motivazioni? «Nel 70% dei casi i tradimenti. I tradimenti non hanno età. Ne sono soggetti sia le giovani coppie sia quelle più collaudate. Di prassi sono più gli uomini che tradiscono. Poi un’altra causa è l’incompatibilità caratteriale, quindi la gestione non più condivisa del matrimonio e di conseguenza, di tutto quello che un tempo univa». C’è chi torna sui propri passi? «Sono sporadici i casi di riconciliazione, soprattutto dopo essere andati dall’avvocato. Talvolta capita, ma sono riconciliazioni momentanee, perché alla fine poi tutti si separano e divorziano inevitabilmente dopo essere entrati in uno studio di un legale». Di prassi chi prende per primo l’iniziativa? «Le donne, sono le prime che decidono di separarsi o perché hanno perso la fiducia nel marito oppure perché hanno un amante e in questo caso sono ancora più determinate a dire addio al coniuge».
Ma se i matrimoni sono in crisi, inversamente proporzionali risultano i dati sia delle unioni civili costituite in Italia sia le trascrizioni di unioni costituite all’estero. Al 1° gennaio 2018 le persone residenti unite civilmente sono circa 13,3 mila (0,02% della popolazione), di sesso maschile nel 68,3% dei casi. Gli uniti civilmente hanno un’età media di 49,5 anni se maschi e di 45,9 anni se femmine e risiedono prevalentemente nel Nord (56,8%) e al Centro (31,5%). In Italia, a partire da luglio 2016 e fino al 31 dicembre 2017, sono state costituite nel complesso 6.712 unioni civili (2.336 nel 2° semestre 2016 e 4.376 nel corso del 2017) che hanno riguardato prevalentemente coppie di uomini (4.682 unioni, il 69,8% del totale). E le unioni civili sono più frequenti nelle grandi città: il 35,4% è stato costituito nelle 14 città metropolitane, e quasi una su quattro a Milano, Roma o Torino.
Insomma se per i matrimoni etero si fanno passi da gambero, per le unioni civili i numeri continuano a salire, perché c’è maggiore determinazione e consapevolezza del passo che si compie. «Sono stati fatti passi da gigante grazie a chi non ha mai desistito per arrivare a raggiungere questo obiettivo», prosegue Buongiorno, «ossia la legalizzazione delle unioni civili, che prevedono gli stessi obblighi codificati per i matrimoni ossia la coabitazione, l’assistenza morale e materiale. Ma anche i diritti. E le conseguenze dei diritti sono paritetiche anche sotto il profilo civilistico, le garanzie sono le stesse, a partire dal diritto successorio, perché per esempio, se viene a mancare uno dei due coniugi, l’altro ha diritto di ereditare il 40% del Tfr. Poi c’è l’istituto dell’indennità, che prevede che se uno dei due partner uccide l’altro o di comporta in maniera indegna, perde il diritto successorio. Forse l’unica pecca è la mancanza dell’obbligo di fedeltà coniugale e collaborazione che alla lunga potrebbero minare i rapporti», conclude Buongiorno.
Sul fronte della tutela legale per le unioni civili What-u ha chiesto il parere a chi si batte da anni per cancellare le diseguaglianze, sul fronte legale e non solo, ossia l’Arcigay, la principale associazione LGBTI italiana senza scopo di lucro con i più grande numero di volontari e attivisti su tutto il territorio nazionale (71 comitati territoriali e associazioni aderenti) e che dal 1985 si batte per la parità dei diritti, l’autodeterminazione, il superamento di stereotipi e i pregiudizi nei confronti delle persone LGBTI, e contro ogni forma di discriminazione sia a livello locale sia a livello nazionale. «Dal punto di vista delle tutele e dei diritti di coppia le unioni civili sono pressoché assimilabili al matrimonio», spiega Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay, «però non danno luogo a nessuno degli automatismi previsti dalla nostra legislazione in caso di matrimonio in merito ai diritti e doveri genitoriali nei riguardi dei figli, e non permettono di accedere all’istituto dell’adozione, né alle pratiche di procreazione medicalmente assistita, entrambe riservate alle coppie unite in matrimonio. Inoltre è palese la mancanza della piena uguaglianza formale tra coppie eterosessuali sposate e coppie omosessuali unite civilmente, dato che l’esistenza di due istituti differenti e riservati sancisce una disuguaglianza sostanziale dal punto di vista legislativo». Ci si sposa di più nelle grandi città, e al nord. Segno che esistono ancora tante barriere nei piccoli centri? «E’ indubbio che esista un divario e barriere culturali, e questo dato ne è la plastica rappresentazione. Le città e le zone con un maggior grado di ricchezza sono inevitabilmente più rapide nell’accettare cambiamenti ed evoluzioni culturali e a questa differente velocità non fanno eccezione le unioni civili. Il riconoscimento pubblico fra coppie omosessuali è una novità degli ultimi due anni, e mentre nelle grandi città già non costituiscono più una particolare novità, nei piccoli centri sono ancora fonte di curiosità e notizia, è pertanto comprensibile che non tutti vogliano essere messi al centro dell’attenzione pubblica ed esposti ad eventuali fenomeni di discriminazione, che sono tuttora presenti nel nostro paese e che nei piccoli centri possono prevalenti. Non dimentichiamoci che ancora oggi un italiano su 4 pensa che l’omosessualità sia una malattia». Le coppie etero sfuggono dalle responsabilità del matrimonio mentre le coppie gay lo ritengono un punto di arrivo. Una conquista che nel 2018 per molti sa di vecchio e sorpassato. Perché allora non battersi per il riconoscimento dei diritti civili comuni e uguali per tutti piuttosto che per il raggiungimento di un solo obiettivo? «Che l’istituto del matrimonio sia in crisi lo dicono i dati, ed è indubbio che sia un’istituzione che mostra tutte le sue crepe e difficoltà in una società in cui le relazioni tra le persone stanno mutando profondamente, ma il punto per le persone LGBTI è che il nostro ordinamento riconosce la famiglia “istituzionalizzata” come “cellula” del riconoscimento dei diritti. Ed è proprio per vederci riconosciuti quei diritti che chiediamo l’uguaglianza di tutte le famiglie attraverso il riconoscimento del matrimonio egualitario. Il disegno di modelli matrimoniali differenti è un’istanza condivisibile e che inevitabilmente sarà affrontata nei prossimi anni dalla nostra società, ma si tratta di una battaglia di natura diversa rispetto a quella per la piena uguaglianza e il riconoscimento dei diritti formali». Un tema che fa discutere molto è quello dell’affidamento, perché c’è chi perché pensa che i bambini possano essere adottati solo da coppie etero e c’è chi pensa che pur essendo l’amore un sentimento universale, quindi senza limiti, esistono ancora troppe barriere ideologiche da abbattere in Italia per fare coesistere realtà differenti. «I bambini hanno bisogno della cura e dell’affetto degli adulti che si assumono la responsabilità di crescerli e la letteratura scientifica in materia è pressoché unanime nel ritenere che i bambini cresciuti da coppie omosessuali non hanno nulla di più e nulla di meno rispetto a quelli cresciuti da coppie o single eterosessuali. Occorre quindi vedere e riconoscere quella che è già una realtà dato che sono migliaia anche nel nostro paese i bambini e i ragazzi che vivono in famiglie omogenitoriali o in famiglie comunque differenti dal modello matrimoniale classico. Occorre mettere mano alla nostra legislazione riconoscendo questa realtà e aprendo alla possibilità di adozione anche per le coppie omosessuali e per i single», conclude Piazzoni.
“Noi non diversamente felici e immensamente felici”
Massimiliano Freddi Nicolai (37 anni), consulente di parchi di divertimento, coach ed editore della guida Max Guide e Sebastian Freddi Nicolai (34), architetto, progettista di parchi a tema e attrazioni, proprio ieri hanno festeggiato il 1 anno di nozze. «Da bambino sono stato molto bullizzato perché i miei coetanei avevano capito che io ero gay e m prendevano in giro. Questa sofferenza ha impattato non solo la mia infanzia, ma anche tutto il periodo della mia adolescenza. Ero cattolico e di colpo sono diventato non praticante, semplicemente perché non mi sono sentito più accettato. La legge Cirinnà (N.d.R.: la legge 20 maggio 2016, n. 76 Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze, entrata in vigore il 5 giugno 2016, pubblicata sulla G.U. il 21 maggio 2018 il 21-05-2016) è stata fondamentale per molti, perché legalizzando le unioni civili è come se avesse anche legalizzato il diritto di esistere senza più reticenze per tante coppie, facendo simbolicamente cadere molte barriere e trasformandosi in un deterrente per chi ancora oggi cerca il modo per non farti sentire uguale agli altri. Sul fronte adozioni invece la strada è ancora lunga e le diseguaglianze sono macroscopiche. Una coppia etero prima di procreare non viene messa ai raggi x per sapere se sarà idonea o meno a crescere un figlio. Invece per noi accedere all’istituto dell’adozione, alle pratiche di procreazione medicalmente assistita, entrambe riservate alle coppie etero unite in matrimonio, è ancora un miraggio. E poi a prescindere dall’orientamento sessuale, un’altra grave anomalia del sistema è l’impossibilità per un sigle di avere in affidamento un bambino. Una vera follia. Perché anche un single o una coppia omosessuale dovrebbero avere l’opportunità di farlo. Mio marito Sebastian, per esempio, ha un feeling speciale con tutti i bambini e sono sicuro che potrebbe essere un papà meraviglioso sotto tanti punti di vista», chiosa Freddi.
Alchimie di coppia: neo coppie, coppie super rodate, che cosa ci tiene insieme per tutta la vita o fa naufragare un amore?
Graziella, 56 anni, addetta alla vendita di una catena di grandi magazzini italiana, e Franco, 59 anni custode
Graziella: «Quello che a mio avviso ci ha tenuto uniti è stata la diversità caratteriale. Io sono molto impulsiva, una vera bomba a orologeria. Franco è sempre stato molto riflessivo e pacato. Caratterialmente siamo diversi su tutto, l’opposto l’uno dell’altro, ma ci vogliamo bene come il primo giorno. I nostri litigi? Gli scontri più grandi li abbiamo avuti e tuttora li abbiamo per l’educazione dei figli. Ma poi ci basta uno sguardo per tornare a sorridere».
Franco: «Graziella ed io ci siamo incontrati (e sposati poco dopo) quando avevamo rispettivamente lei 22 anni ed io 25. Non abbiamo avuto una vita tutta rose e fiori, però nonostante questo non abbiamo mai tagliato quel filo che ci ha sempre tenuti uniti fino ad oggi. La prova più dura da superare? Probabilmente quando ho perso il lavoro. Per molti anni ho lavorato come impiegato facendo il geometra, poi l’azienda per la quale lavoravo ha ridotto il personale e ho perso il lavoro. Per me è stato un periodo orribile. Uscivo la mattina per cercare un nuovo lavoro e tornavo alla sera senza avere risolto nulla. Stavo sempre peggio, ma Graziella non mi ha mai colpevolizzato. Mi ha sempre sostenuto. E un giorno come per magia ho trovato un impiego, come custode in un palazzo. Un lavoro che non c’entrava nulla con quello che avevo sempre fatto fino a poco tempo prima, ma nella vita a volte bisogna accontentarsi. Ed oggi posso dire che l’amore si vede nel momento del bisogno ossia quando invece di portare a casa 2mila euro ne porti solo poco più della metà».
Loredana, 70 anni, casalinga, e Giuseppe, 73, imprenditore.
Loredana: «L’ingrediente per andare d’accordo? Non fare mancare mai la passione nel ménage di coppia e poi cercare sempre di non ingigantire, ma smussare gli spigoli. Perché a meno che non ci siano delle incompatibilità caratteriali inconciliabili, per fare durare un rapporto occorre investire su di esso ogni giorno senza dare nulla per scontato».
Giuseppe: «Loredana ed io abbiamo caratteri molto simili, entrambi siamo molto impulsivi, quando litighiamo capita che non ci rivolgiamo la parola per un paio d’ore, ma poi tutto finisce lì. Perché le nostre fondamenta sono solide. Quando mi capita di sentire di persone di 10-15 anni più giovani di me o anche della mia età che si innamorano della badante o di donne più giovani non provo ammirazione o invidia, anzi mi stupisco che non si rendano conto che quelle sono situazioni che non offrono opportunità di miglioramento, ma sono nella maggior parte dei casi delle fregature. Io senza mia moglie non riuscirei ad andare in vacanza nemmeno un giorno».
Barbara, 48 anni architetto e Valerio, 49 anni, agente immobiliare
Barbara: «Valerio ed io non abbiamo mai avuto grossi screzi, i motivi che ci portano a litigare sono i figli. Tra l’altro Valerio ed io lavoriamo pure assieme quindi la monotonia dovrebbe essere il nostro peggiore spettro. Invece nonostante il fatto che passiamo la maggior parte delle nostre giornate sempre assieme la noia non è mai stata un nostro problema. Poi io sono una persona molto impulsiva e mai scontata quindi è impossibile annoiarsi con una come me! Forse è proprio questo il segreto: continuare a pianificare e a mantenere una progettualità all’interno della vita di coppia, e non darsi mai per scontati. E poi non interrompere mai il dialogo».
Valerio: «Barbara ed io non abbiamo mai avuto grossi scontri. Ci rispettiamo, rispettiamo le nostre diversità, i nostri spazi. Ho molti amici separati e alla fine dopo la separazione anche quando trovano un’altra compagna sono pochi quelli che si dichiarano davvero soddisfatti. Perché nel bene e nel male le necessità di un uomo o di una donna non cambiano. A volte basta solo trovare il modo di venirsi incontro trovando la forza o il coraggio di cambiare. Oppure di fare anche il primo passo per chiedere scusa».
Pascale, 48 anni, coordinatrice del settore logistica in una nota multinazionale e Andrea, 49 anni, direttore qualità in una nota multinazionale del bricolage
Pascale: «Andrea ed io non abbiamo mai fatto grandi litigi. Il nostro segreto per andare d’accordo? Fare grande uso all’occorrenza di tolleranza e pazienza, come a mio avviso dovrebbe fare qualsiasi coppia. E anche sul fronte diversità per fortuna non ho molto da dire. Andrea è una persona molto attiva ed io sono molto più tranquilla, lui punta di più al risparmio, io invece sono più propensa a godere delle gioie quotidiane, spendendo a volte un po’ di più del necessario oppure di quanto avessi precedentemente pianificato. Questa predisposizione ho notato che l’ho sviluppata dopo la morte di mio padre. All’epoca avevo solo 22 anni, e in quel momento ho realizzato che le gioie della vita vanno sempre vissute appieno perché la vita è davvero un grande dono e bisogna viverla al meglio».
Andrea: «A mio avviso quello che uccide il ménage famigliare è la routine, quindi la noia. Pascale è francese e io italiano, abbiamo due nazionalità diverse che ci portano a ragionare talvolta in maniera molto differente. Quindi non ci annoiamo mai. Però entrambi rispettiamo le nostre diversità. Non c’è nulla di Pascale che mi dia fastidio o mi stanchi. E’ una persona affidabile, seria, paziente. Non siamo una di quelle coppie che devono stare per forza assieme. Capita spesso per esempio che io la sera guardi la Tv da solo e lei faccia altro. Oppure che io mangi con i nostri figli mentre lei va a fare shopping da sola. Forse è proprio quello il segreto per stare bene assieme: rispettare le reciproche libertà e necessità senza stressarsi a cercare sempre la felicità nel minimo dettaglio».
Manuela, 55 anni, direttore marketing in una nota multinazionale e Giorgio 56, direttore delle Risorse Umane di una nota azienda alimentare
Manuela: «Quelle mie e di Giorgio sono seconde nozze. Entrambi ci siamo conosciuti che avevamo già divorziato dai rispettivi coniugi in un momento in cui né io né lui cercavamo un compagno. Dicono che l’amore si trova quando non si cerca. E forse a noi è capitato proprio così. Entrambi ci siamo separati e abbiamo divorziato molto giovani. Basta dire che ci siamo conosciuti quando avevamo 29 anni. Dopo il primo periodo di grande eforia, abbiamo dovuto confrontarci e scontrarci su molti aspetti del rapporto. Anche molto delicati. Come quello dei figli. Io nel precedente rapporto non ero diventata genitore. Giorgio si, di una magnifica bambina con la quale però aveva instaurato quello che oggi potrei definire un rapporto “malato”. Come molti uomini separati a mio avviso instaurano con i figli per l’incapacità, o a volte solo il timore, l’insicurezza di affrontare un nuovo rapporto e mettersi in gioco. Perché i figli alla fine rappresentano un approdo , un affetto sicuro per il quale ci si può anche non mettere in discussione. Per fortuna alla fine ha capito che quello che stava facendo era sbagliato non solo per lui, ma anche nei confronti di sua figlia, ed è cambiato. E da quel momento la nostra vita di coppia è diventata molto più stabile e serena».
Giorgio: «Manuela è una donna con un carattere molto forte, è determinata, molto testarda e in passato, questa sua estrema sicurezza, in alcune circostanze, mi ha disturbato parecchio. Perché i primi tempi non mi sono sentito compreso oppure mi sono sentito messo da parte e talvolta mi sono sentito anche offeso nell’orgoglio. Per la professione che svolgo spesso sono obbligato a prendere decisioni in prima persona senza dovere mai chiedere riscontri ad alcuno, ovviamente nel mio ambito di competenza. Forse questo mi ha portato e mi porta talvolta a cercare meno il dialogo, e lo ammetto, a volte anche per evitare lo scontro, ma poi alla fine preferisco litigare e risolvere le questioni, piuttosto che tacere».
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