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TRADITO O TRADITA? PERCHÉ SI TRADISCE? COME USCIRNE?


di Paola Majorano

Come si reagisce a un tradimento? What-u lo ha chiesto alla dottoressa Elisabetta Caletti, psicologa, neuropsicologa e psicoterapeuta. «Dipende dalla personalità e dal grado di vulnerabilità personale», spiega Caletti. «Chi è tradito spesso concentra l’attenzione sulla sua sofferenza, diventa il protagonista di un malessere che s’ingigantisce giorno dopo giorno e alla fine può accadere che non sia più in grado di affrontare la situazione. In genere in questi casi prevalgono due sentimenti: la paura di essere abbandonato e quella di restare da solo, che poi sono due sentimenti conseguenti. Nella coppia capita che non ci sia equilibrio, perché c’è sempre una persona più forte e una più debole, e di prassi, quella più debole è quella che cura con eccesso ed eccessi “il rapporto di coppia” per sentirsi accettato e quindi per mancanza di autostima. In questi casi capita che chi riceve troppe attenzioni (il partner) si senta in un certo senso autorizzato a tradire. I sintomi di una situazione che sta degenerando sono inequivocabili. Iniziano i mezzi discorsi, le chiusure su tutti i fronti, che sono segnali inequivocabili di un allontanamento».

Che cosa può accadere in questi casi alla parte più debole? «Che inizi un periodo di rimuginazione ansiosa per cercare in se stessi quello che può essere sbagliato, il comportamento che può aver causato l’infedeltà dell’altro», prosegue Caletti. «Un pensiero univoco che spesso non porta a nulla di costruttivo perché la persona non riesce ad avere una visione d’insieme della situazione e a volte non possiede nemmeno le risorse per affrontare un percorso di autoanalisi.  Ecco perché a volte è necessario andare dallo psicologo e psicoterapeuta. Io mi occupo principalmente di disturbi di ansia e dell’umore», sottolinea Caletti, «e molte delle persone che arrivano nel mio studio mi vengono inviate da psichiatri. C’è anche chi viene da me di sua sponte per trovare un aiuto in situazioni che non riesce a risolvere da solo. Ed è qui che inizia il mio compito. Quello di aiutare una persona a lavorare su aspetti particolari della sua psiche. Quando si subisce un tradimento non tutti reagiamo allo stesso modo. E chi non riesce a superare questo evento negativo va comunque aiutato per superare lo stato ansioso. Il modello ABC è uno strumento di valutazione clinica conosciuto dalla maggior parte degli psicoterapeuti cognitivo-comportamentali utile quando ci si trova ad affrontare un problema psicologico. Secondo questo modello non è la situazione che provoca l’emozione, la reazione comportamentale negativa, ma è il pensiero, l’interpretazione che do di quel fatto che genera la reazione. Occorre capire perché una persona prova un’eccessiva emozione dolorosa, indagando e individuando il suo tema doloroso attraverso i cosiddetti pensieri automatici. Con il paziente si individueranno alternative e pensieri più funzionali per aiutarlo a tollerare la nuova situazione. Perché per stare meglio dobbiamo imparare a lavorare su di noi e non sull’altro, aumentando la nostra capacità di resistenza allo stress, affinché l’emozione negativa della tristezza non si trasformi in depressione. Le persone più esposte a cronicizzare gli eventi negativi generalmente sono quelle che non riescono a prendere in considerazione le vie di mezzo. Ossia quelle che apparentemente sembrano più forti degli altri proprio per questa visione dicotomica della vita. Ma in realtà non lo sono perché dietro questa rigidità nascondono molte incertezze. Prima si accennava ai problemi di comunicazione: l’incapacità di comunicare può generare comportamenti passivi o aggressivi. A volte certe manifestazioni possono nascondere problematiche più serie, dovute a umore deflesso. Bisogna sempre valutare con attenzione anche l’aspetto cognitivo per comprendere quali risorse ha una persona. Il clinico deve indagare se c’è un disturbo di adattamento con umore depresso. In alcuni casi potrebbe essere necessario inviare la persona all’attenzione dello psichiatra che imposterà nel caso di una depressione o disturbo d’ansia significativi, un’opportuna terapia farmacologica necessaria per fronteggiare soprattutto le prime fasi del trattamento. A questo proposito mi sento di specificare che per sviluppare un disturbo depressivo maggiore devono essere presenti i criteri specificati nel DSM-5, il manuale diagnostico e statistico dei disordini mentali e devono essere considerate altre possibili patologie, tra cui la distimia, il disturbo dell’adattamento con umore depresso o il disturbo bipolare. Occorre pertanto utilizzare gli strumenti psicometrici a disposizione, primi fra tutti le interviste cliniche strutturate per i disturbi del DSM-5. Inoltre, la mia valutazione comprende un assessment fatto da scale che valutano quantitativamente depressione e ansia, in aggiunta ad uno screening delle funzioni cognitive, ossia della memoria, dell’attenzione e delle funzioni esecutive, per verificare le capacità di pianificare, programmare. Eseguo inoltre in alcuni casi un approfondimento con test di teoria della mente, che servono a analizzare le capacità metacognitive e di comprensione della mente altrui. Tra i vari strumenti di personalità utilizzo anche il test di Rorschach così chiamato dal nome del suo creatore Hermann Rorschach, che è un noto test psicologico proiettivo utilizzato per l’indagine della personalità; utilizzato secondo il Sistema Comprensivo di Exner, può essere utile perché riesce a dare maggiori informazioni riguardo alle risorse ideo-affettive, l’esame di realtà, il disagio affettivo e la capacità di rappresentazione corretta di sé e degli altri nelle relazioni del paziente. Lo utilizzo anche quando le persone hanno difficoltà relazionali. La depressione clinica va affrontata in maniera differente e curata. Se però l’umore non è depresso, ma solo lievemente deflesso, a volte basta proporre al paziente alcuni esercizi comportamentali che lo possono aiutare a vivere meglio, a non rimuginare negativamente sugli accaduti. Come la pratica Mindfulness. Non potendo evitare aspetti negativi della vita, la prospettiva della consapevolezza, la mindfulness, insegna a non negare la dimensione negativa, ma a farne motivo di crescita. Alla base di qualsiasi intervento però ci deve essere la voglia di cambiare. E il cambiamento, può essere stimolato dall’esterno, ma, di fatto, deve nascere sempre dalla persona. Dopo un tradimento, una terapia di coppia, potrebbe essere una strategia di cura efficace. Perché in questi frangenti lo psicoterapeuta aiuta le persone a esprimere liberamente il loro pensiero. Purtroppo se l’obiettivo è ritornare a un buon equilibrio di coppia, occorre precisare che questo non è un traguardo facile da raggiungere. Spesso, infatti, la terapia di coppia non è percepita come una necessità condivisa da entrambi i partner per riprendere innanzitutto le fila della comunicazione. Inoltre questo tipo di percorso questo può esitare in conclusioni che non sempre prevedono il lieto fine, così come lo si intenderebbe. Lo psicoterapeuta aiuta a mettere in discussione i pensieri disfunzionali, a monitorare le emozioni, le fobie sociali, anche ad affrontare le situazioni che spaventano, come l’avere timore del giudizio degli altrui, costruendo assieme al paziente delle alternative, ma non può fare rinascere l’amore se questo non c’è più. Quando si riprende la fiducia in se stessi poi la strada è tutta in discesa», conclude Caletti. «E anche un addio non diventa più così doloroso, ma talvolta si trasforma in un’opportunità positiva per entrambi».

Parlare di tradimenti con Alberto Simone, autore e regista di cinema e fiction RAI (Colpo di Luna, Il commissario Manara, solo per citare due suoi lavori,  il primo un film di cui ha curato il soggetto, la sceneggiatura e ha anche  diretto, opera prima pluripremiata, il secondo un serial-Tv di cui ha curato il soggetto e la sceneggiatura con un grande ritorno di ascolti), attività che alterna a quella di psicologo, life coach e terapeuta, sembra un po’ da pazzi. A lui poi che ha appena scritto un libro sulla felicità “La felicità sul comodino”, edito da Tealibri. A lui che fin dalle prime pagine del libro parla di una donna eccezionale, Roberta, sua moglie, la donna che ama di più al mondo e che è stata per quasi tutto quello che ha scoperto, dal giorno in cui l’ha incontrata, fonte di ispirazione. Grazie al suo entusiasmo contagioso verso la vita e le persone che ama e le stanno attorno. Scrive di lei nel suo libro:“Quando è a tavola e assaggia qualcosa di buono, Roberta è subito pronta a infilarti la forchetta in bocca, perché anche tu possa provare quello che ha provato lei. Se di notte, ritrovandoci nel nostro letto, stiamo leggendo ciascuno il suo libro, puoi scommettere che da lì a pochi minuti ti rileggerà a voce alta la frase che ha appena letto e le è piaciuta”. Insomma una storia affiatatissima che al giorno d’oggi per la sua eccezionalità, per molti potrebbe sembrare una storia di ordinaria follia, ma che in realtà è la storia di coppia ideale che molti vorrebbero vivere.“Alcune recenti ricerche scientifiche”, scrive ancora nel suo libro Simone, “hanno dimostrato come le cattive notizie, una volta arrivate a noi, perdurino a lungo nella nostra mente. Viceversa le buone notizie durano purtroppo molto meno. Dobbiamo quindi fare uno sforzo in più per educare la mente ed allenarla a comportarsi diversamente, con la pratica. Dobbiamo intenzionalmente notare, valorizzare e soffermarci più a lungo possibile sugli eventi positivi della nostra vita e cercare di scovare sempre l’aspetto favorevole nascosto, anche nelle più dure delle esperienze negative”. Ecco che ho trovato lo spunto! E finalmente riesco a farlo parlare di tradimenti.

Simone lei che ha questa visione idilliaca della vita di coppia che cosa può raccontarci sul tradimento di coppia? «Nella coppia si diventa infelici, ci si allontana perché non si riesce più a comunicare. A volte succede che si proiettino delle aspettative sul partner che dopo qualche tempo vengono deluse. E quando questo accade ripetutamente si cade in una condizione di frustrazione che ci porta a rinchiuderci in noi stessi, oppure a cercare altrove quello che ci manca. Essere infedeli può rappresentare un diversivo, un antidoto contro la tristezza che ci assale quando ci rendiamo conto che tutti i nostri tentativi di modificare il partner sono falliti».

Da che cosa nasce la necessità di cambiare il partner? «Oggi il tradimento sembra un accadimento più normale, perché accade con più frequenza e non sempre è determinato dalla volontà. A volte quando scopriamo un tradimento cerchiamo di analizzare tutto ciò che è accaduto prima, cercando segnali e particolari che avrebbero potuto costituire un campanello di allarme e la nostra rabbia ci fa perdere la reale dinamica delle cose. La ricerca della felicità soprattutto nella coppia richiede volontà, determinazione e a volte anche qualche rinuncia. Oltre alla capacità di prendere in considerazione risorse dimenticate».

Quali sono i tempi di reazione dopo un tradimento? «Cambiano in base alla nostra predisposizione ad essere felici. Nelle vesti di terapeuta faccio sempre del mio meglio per aiutare chi si trova imprigionato in una situazione di infelicità. La felicità è precaria e l’essere umano è predisposto all’adattamento. Sradicare l’infelicità è un passo essenziale. Le persone fiduciose e ottimiste risolvono problemi ordinari in minor tempo e sono quelle con una vita di coppia più longeva. Da giovani la nostra vita si presenta come una lavagna pulita. Poi man mano su quella lavagna iniziamo a scrivere le nostre esperienze che creano una memoria. Così con il passare del tempo ci si illude di avere il controllo su tutto e poi invece si capisce che non è vero. Perché talvolta capita che un’esperienza spiacevole del passato si ripeta. Per comprendere e superare l’infedeltà bisogna rieducare la mente e ricominciare ad amare se stessi con maggiore intensità e volontà. Un percorso che si fa per gradi, ma si deve fare. Riconsiderando le più piccole gioie che ci regala la vita, amplificandone l’importanza. Bisogna allenare la mente, l’anima e il cuore alla gratitudine e al bello. Dando soprattutto il giusto valore alle relazione. Le troppe rinunce per amore dell’altro sono un compromesso con se stessi che non sempre consolidano il rapporto o vengono apprezzate. Ci si ritrova impoveriti e con minore autostima. Non dobbiamo accantonare le emozioni, chiuderle nel cassetto, ma passarci dentro».



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