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COM’È CAMBIA LA GEOGRAFIA DEGLI OCCUPATI E DISOCCUPATI IN ITALIA


secondo ISTAT ITALIA: TASSO DI DISOCCUPAZIONE 15 E PIÙ PER SISTEMI LOCALI DEL LAVORO. ANNO 2017 (variazioni in punti percentuali sul 2013)

di Mara Bolognini

Resta crescente  il divario tasso di occupazione tra il Centro-Nord del Paese e il Mezzogiorno. Secondo gli ultimi dati Istat confermano un Paese diviso in due, evidenziando un’ottimale occupazione al Nord, (fatta eccezione per alcune località nelle quali si registra un tasso di disoccupazione medio-alto, e cioè a Comacchio, in Emilia Romagna, a Sanremo e a Ventimiglia in Liguria e a Rivarolo canavese e a Valenza in Piemonte), in particolare del Nord-Est, e peggiore nel Mezzogiorno. Il tasso di occupazione della popolazione di 15 anni e più è, infatti, del 48,9% tra i residenti al Centro-Nord e del 33,8% nel Mezzogiorno. Anche per il tasso di disoccupazione le differenze sono molto marcate: nel Centro-Nord l’8,4% della forza lavoro è in cerca di occupazione, mentre nel Mezzogiorno è il 19,6%, con valori più elevati in Calabria, Sicilia, le regioni che evidenziano maggiori criticità, (rispettivamente del 75% e 86% ), Puglia Campania e Sardegna.

 La dinamica dell’occupazione nei sistemi locali del lavoro

A livello nazionale il 2017 è stato caratterizzato dal sostanziale recupero dei livelli occupazionali del periodo pre-crisi: la differenza nel numero di occupati tra il 2017 e il 2008 è pari a -67 mila (-0,3%), frutto della crescita negli ultimi quattro anni (+832 mila, pari al +3,8%) che ha quasi completamente compensato il forte calo del periodo 2008-2013 (-900 mila unità; -3,9%).

Tra il 2008 e il 2013 la riduzione dell’occupazione è stata particolarmente diffusa nel Mezzogiorno e nel Nord-ovest, con una diversa intensità: nel Mezzogiorno il calo è stato superiore alla media nazionale invece nel Nord-ovest il calo è risultato inferiore. Quote più basse si sono registrate nel Nord-est (78,2%) e nel Centro.

Nonostante la ripresa degli ultimi anni sia stata generalizzata nel Paese, la diversa intensità della crisi e la differente portata del recupero hanno fatto  sì che l’eterogeneità territoriale sia rimasta elevata. Difatti il saldo occupazionale rispetto al pre-crisi resta largamente positivo nel Centro-Nord e ancora molto negativo nel Mezzogiorno, che conta oltre 300 mila occupati in meno rispetto al 2008.

In particolare, nel Nord il numero degli occupati è pari o superiore al 2008 in Trentino (ad eccezione di Cavalese), in Lombardia, in parte del Piemonte, in Veneto, in Emilia Romagna e in Valtournenche e Monfalcone, rispettivamente in Valle d’Aosta e del Friuli.

Nel Centro il livello dell’occupazione è superiore a quello del 2008 nel Lazio, in alcune zone della Toscana, delle Marche e a Cascia in Umbria. Nel Mezzogiorno, invece, le regioni che in parte hanno ha pienamente recuperato i livelli pre-crisi sono la Campania, la Sardegna, la Sicilia, e solo parzialmente la Puglia e la Basilicata, mentre Abruzzo, Molise e Calabria sono rimaste ferme al pit-stop precedente.

DA SINISTRA: grafico QUOTA DI SISTEMI LOCALI CHE HANNO REGISTRATO UNA VARIAZIONE POSITIVA DELL’OCCUPAZIONE RISPETTO AL 2008 PER RIPARTIZIONE. Anni 2009-2017, valori percentuali e grafico OCCUPATI PER RIPARTIZIONE. Anni 2009-2017, variazioni tendenziali assolute in migliaia sul 2008 (fonte ISTAT)

I settori che non hanno sentito la crisi sono quelli petrolchimici e i farmaceutici (manifattura pesante) che registrano un aumento dell’occupazione anche negli anni della crisi.

I sistemi locali del Made in Italy hanno subito un calo di 261 mila occupati tra il 2008 e il 2013 (-4,1%) a cui ha fatto seguito una ripresa (+147mila; +2,4%) dovuta principalmente a quelli specializzati nella produzione di macchine (+42mila; 3,1%) e nel tessile e abbigliamento (+38mila; 2,7%) mentre i sistemi specializzati in pelli e cuoio, che in termini relativi hanno subito il maggiore calo negli anni della crisi (-5%), sono anche quelli che hanno avuto un minor recupero. Tra i sistemi della manifattura pesante, infine, oltre alla performance positiva dei sistemi petrolchimici e farmaceutici, quelli specializzati in metalli e mezzi di trasporto hanno visto una discreto recupero negli ultimi anni, nel secondo caso ancora non sufficiente a colmare le perdite subite durante la crisi.

Le performance dei sistemi turistici e del Made in Italy sono risultate particolarmente significative nel Mezzogiorno: a fronte di una ripresa complessivamente poco diffusa sul territorio meridionale, questa ha però riguardato quasi un terzo dei sistemi locali del turismo (7 su 22) e un quarto di quelli del Made in Italy (11 su 47).

La dinamica della disoccupazione nei sistemi locali del lavoro

L’andamento della disoccupazione a livello nazionale nel periodo considerato ha avuto una prima fase, a partire dal 2008, di generalizzato aumento (più intenso dal 2011) mentre dal 2014 si è assistito a un recupero parziale.

ISTAT: TASSI DI ATTIVITÀ, OCCUPAZIONE E DISOCCUPAZIONE (POPOLAZIONE DI 15 ANNI E PIÙ) NEI SISTEMI LOCALI DEL LAVORO PER GRUPPO DI SPECIALIZZAZIONE PRODUTTIVA. Anni 2017- 2013- 2008, valori percentuali e variazioni in punti percentuali

La dinamica congiunta dell’occupazione e della disoccupazione negli ultimi anni

A livello nazionale il tasso di disoccupazione tra il 2008 e il 2017 è aumentato di 4,5 punti percentuali, mentre il tasso di occupazione ne ha persi 1,6. Nel periodo 2013-2017 si è registrata una riduzione del tasso di disoccupazione di 0,9 punti a fronte dell’espansione del tasso di occupazione di 1,4 punti. Di conseguenza, il tasso di attività è aumentato di 1 punto.

Restringendo l’osservazione agli ultimi anni del periodo (2013-2017), tra i sistemi locali che hanno fatto registrare le performance migliori emergono quelli della manifattura pesante e del Made in Italy, i quali registrano pure i più alti tassi di attività. Per il tasso di disoccupazione, emerge che all’aumento nel periodo 2008-17 corrisponde una riduzione più contenuta negli anni 2013-17.

In termini più generali la dinamica dell’occupazione appare più legata alla domanda di lavoro che spesso non trova corrispondenza con l’offerta sul mercato, mentre, tradizionalmente, la disoccupazione incorpora una componente non economica, dovuta alla percezione della situazione e alle aspettative soggettive che inducono a non attivarsi.



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