La prima generazione è quella della ricostruzione, costituita dai nati dal 1926 al 1945, grande protagonista del secondo dopoguerra. A questa sono seguite le generazioni del baby boom, al cui interno si possono identificare due sottogruppi tra loro molto diversi: la Generazione dell’impegno, protagonista delle grandi battaglie sociali e delle trasformazioni culturali degli anni Settanta e la Generazione dell’identità per appartenenza politica o per una visione orientata alla realizzazione di obiettivi personali. Poi c’è la Generazione di transizione che segna il passaggio tra il vecchio e il nuovo millennio. I suoi membri sono cresciuti tra la fine del blocco sovietico e l’allargamento a est dell’Unione europea. Sono entrati nel mondo del lavoro con più lauree e master dei propri genitori, ma sono anche i primi a subire le conseguenze della recessione, con minori opportunità di lavoro in termini sia di quantità sia di qualità.
Con il termine Millennial sono indicati coloro che sono entrati nella vita adulta nei primi 15 anni del nuovo millennio, quindi orientativamente i nati negli anni Ottanta e fino alla metà degli anni Novanta. Sono la generazione dell’euro e della cittadinanza europea, ma anche quella che sta pagando più di ogni altra le conseguenze economiche e sociali della crisi. Infine, i più giovani, indicati come la Generazione delle reti, costituita da coloro che sono nati e cresciuti nel periodo in cui le nuove tecnologie informatiche si sono maggiormente diffuse e hanno quindi percorso tutto o buona parte del loro iter formativo nell’era di internet, il che li connota per essere sempre connessi con la rete.
Aumenta la soddisfazione per la vita
Dopo il forte calo registrato tra il 2011 e il 2012 e il successivo periodo di sostanziale stabilità, l’indicatore relativo alla soddisfazione per la vita nel complesso ha mostrato segnali di miglioramento. Quali cause hanno influito maggiormente sul livello medio di soddisfazione complessiva? La situazione economica personale, la salute, gli aspetti relazionali, il tempo libero e le aspettative sul futuro. Alle quali vanno aggiunti altri due elementi: come si vive la propria età e il grado di soddisfazione per il territorio in cui si vive.
Confronto internazionale
Secondo Istat nel Sud e nell’Est europeo i cittadini si dichiarano meno soddisfatti della propria vita, mentre nei paesi del Nord e dell’Ovest i livelli di soddisfazione sono generalmente superiori. In una scala da 0 a 10, la soddisfazione per la propria vita varia da un minimo di 5,2 per gli individui di 15 anni e più residenti in Portogallo ad un massimo di 7,5 per quelli residenti in Norvegia.
L’Italia si posiziona nella parte bassa della graduatoria dei paesi dell’area Ocse, collocandosi su livelli solo di poco superiori a quelli di Slovenia ed Estonia. In ciascun paese, il giudizio sulla soddisfazione per la vita non varia molto rispetto al genere, mentre varia sensibilmente con il livello di istruzione e l’età. Livelli elevati di istruzione sono generalmente associati a punteggi più alti di soddisfazione. La differenza tra i livelli di istruzione è più marcata nei paesi con livelli più bassi di soddisfazione, come il Portogallo, la Corea, la Grecia e l’Ungheria. Per ciò che riguarda l’età, la soddisfazione per la propria vita è quasi ovunque inferiore tra gli ultracinquantenni; in molti paesi europei il livello di soddisfazione è leggermente più alto tra le persone con età compresa tra 65 e 74 anni rispetto al gruppo dei 50-64enni. Nel periodo 2012-2016 il valore medio Ocse dell’indicatore mostra minime oscillazioni tra i paesi, con miglioramenti in Ungheria, Repubblica Ceca e Germania e peggioramenti in Messico. Anche nel nostro Paese il giudizio sulla soddisfazione per la vita non ha subito variazioni significative in questo periodo.
La situazione nazionale
In Italia la soddisfazione per la propria vita mostra netti segnali di miglioramento a partire dal 2016, con il 41% degli individui che esprime una elevata soddisfazione (punteggio tra 8 e 10), contro il 35,1% del 2015. Ad una maggiore soddisfazione per la propria condizione attuale si affianca una certa cautela rispetto a quella futura. La quota di quanti guardano al futuro con ottimismo, pensando che la propria situazione nei prossimi 5 anni migliorerà, diminuisce nel 2016 (26,6%, era il 28,1% nel 2015) mentre aumenta l’incertezza, misurata da un incremento dal 23,5% del 2015 al 25,4% dell’incidenza di chi non sa valutare. Anche il tempo libero rappresenta una dimensione di soddisfazione importante nei giudizi della popolazione. La soddisfazione economica e la salute influiscono significativamente sull’indice complessivo, con una chiara distanza tra chi è soddisfatto e chi non lo è in ciascuna delle due dimensioni. Anche rispetto alle relazioni amicali l’impatto sull’indice complessivo mostra un cambiamento tra chi è soddisfatto e chi non lo è ma con una intensità più contenuta, mentre per il tempo libero la relazione con l’indice generale è più lineare rispetto alle diverse modalità di insoddisfazione/soddisfazione. Risultati diversi si ottengono per le relazioni familiari: in questo caso ai fini di una elevata soddisfazione generale sono necessari elevati livelli di soddisfazione specifici, vale a dire che la modalità “abbastanza” non è sufficiente per raggiungere i livelli alti di punteggio sulla soddisfazione generale. Riguardo alla percezione del futuro si evidenzia, come atteso, una relazione lineare: avere un atteggiamento ottimista verso il futuro incrementa la probabilità di esprimere un giudizio positivo verso la soddisfazione per la vita. La condizione di incertezza verso il futuro (il “non so”) e l’assenza di possibili cambiamenti non si differenziano molto in termini di influenza sulla probabilità di un elevato benessere soggettivo. In sintesi, è possibile individuare una gerarchia di influenza nei giudizi positivi o negativi espressi per i diversi ambiti di vita: se si è soddisfatti per la condizione economica si ha una probabilità più elevata di esprimere punteggi alti di soddisfazione per la vita in generale; dire che si è “molto” soddisfatti per il tempo libero o per le relazioni familiari o per la salute si associa a probabilità simili di elevata soddisfazione generale, mentre meno influente è l’effetto delle relazioni amicali. Per quanto riguarda le aspettative future, l’essere ottimista influenza la probabilità di avere un’elevata soddisfazione per la vita, ma meno di quanto avvenga per la situazione economica. Rispetto all’evoluzione del fenomeno, l’analisi degli effetti permette così di spiegare la crescita della soddisfazione per la vita nel complesso, come risultato del miglioramento della percezione della situazione economica personale insieme al mantenimento dei livelli di soddisfazione per gli aspetti di salute, relazionali e tempo libero. Rispetto al 2015, il quadro delle aspettative sul futuro, pur caratterizzato dalla crescita dell’incertezza, non sembra condizionare negativamente la soddisfazione complessiva.
Le principali differenze
Sebbene il miglioramento del 2016 nella soddisfazione per la propria vita sia osservabile in tutto il Paese e in particolare nel Mezzogiorno, il differenziale tra il Nord e il Mezzogiorno rimane significativo (10,6 punti percentuali). Il benessere soggettivo è fortemente variabile in base all’età. Livelli maggiori di soddisfazione si notano tra i giovanissimi (14-19 anni) e gli individui nelle classi di età centrali (35-54 anni), e l’aumento osservato nel 2016 è in buona parte dovuto a queste due classi di età. Viceversa, sono piuttosto contenute le differenze di genere: il 42,1% degli uomini e il 40% delle donne esprime punteggi elevati di soddisfazione.
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