Nel 2017 la percentuale di pensionati a rischio di povertà nell’Unione europea (UE) era stimata al 14,2%, leggermente superiore al 13,8% del 2016. Il tasso è aumentato gradualmente dal 2013, quando era del 12,6%. Lo dice l’indagine EU-SILC appena pubblicata da Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea.
Le cifre fanno riferimento a tutte quelle persone di età superiore ai 18 anni, che vivono in famiglie private che sono pensionati (vale a dire pensionati o persone che ricevono una pensione di invalidità) e che hanno un reddito inferiore al 60% di quello medio nazionale.
Ad oggi, nella maggior parte dei 27 Stati membri dell’UE per i quali sono disponibili i dati del 2017, la percentuale di pensionati a rischio di povertà è compresa tra il 10% e il 25%. I quattro paesi con un tasso di rischio di povertà superiore al 30% nel 2017 sono stati l’Estonia (46%), la Lettonia (44%), la Lituania (37%) e la Bulgaria (32%).
Per contro, i tassi più bassi del 2017 si sono registrati in Francia (7%), Slovacchia (8%), Danimarca, Ungheria e Lussemburgo (tutti il 9%).
Nell’insieme dell’UE nel periodo compreso tra il 2010 e il 2017, la proporzione di donne pensionate a rischio di povertà è stata di circa 2-3 punti percentuali superiore al tasso per i pensionati maschi.
Nel 2017 c’erano quattro Stati membri in cui il tasso di rischio di povertà per le donne pensionate era superiore di oltre 10 punti percentuali al tasso per i pensionati maschi: Estonia (+19 pp), Lituania (+16 pp), Bulgaria e Lettonia (entrambi +15 pp).
Viceversa, quattro paesi presentavano tassi di rischio di povertà più alti per i pensionati di sesso maschile che per le pensionate di sesso femminile: Malta (+5 pp), Spagna (+2 pp), Italia e Danimarca (entrambi +1 pp). .Per il 2019 pronostica in aumento la percentuale di individui identificati a rischio di povertà nell’UE
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