È ripreso stamattina a Firenze il processo d’appello per la strage ferroviaria di Viareggio del 29 giugno 2009. Trentadue le persone morte per l’esplosione e l’incendio seguito alla fuoriuscita di gpl da un carro cisterna deragliato alla stazione ferroviaria della cittadina della Versilia.
Mauro Moretti, ex ad di Fs, era presente in aula, accanto al suo difensore, l’avvocato Armando D’Apote, e al termine della seduta non ha voluto rilasciare dichiarazioni alla stampa. E’ la prima volta che l’ex ad di Fs si presenta a un’udienza del procedimento che lo vede tra gli imputati e per il quale ha già ricevuto una condanna in primo grado.
Oggi la corte di appello di Firenze ha respinto la richiesta di annullamento della sentenza di primo grado emessa dal tribunale di Lucca.
La richiesta era stata fatta da alcuni difensori che avevano espresso dubbi sulla presenza di magistrati legati per vari motivi a Viareggio tra i giudici chiamati a formare il collegio, ma la corte d’appello fiorentina ha respinto la richiesta di annullamento dichiarando l’istanza infondata.
L’incidente ferroviario avvenuto il 29 giugno 2009, costò la vita a 32 persone. All’inizio sembrava che la colpa del vagone maltenuto fosse solo della proprietaria dei vagoni, la Gatx e dell’assile controllato male delle officine Jungenthaler di Hannover. Ma in realtà il puzzle delle colpe era molto più ampio.
Per la Gatx sono stati condannati a 9 anni e 9 mesi Rainer Kogelheide e Peter Linowski, rispettivamente ad e responsabile della manutenzione del braccio tedesco dell’azienda, a 9 anni Johannes Mansbarth e Roman Mayer, il primo ad e il secondo capo della manutenzione di Gatx Rail Austria. Per l’officina Jungenthal, invece, hanno preso 9 anni Uwe Konnecke, responsabile della Jungenthal, 8 ciascuno Andreas Schroter, Uwe Kriebel e Helmut Brodel.
Colpevoli anche Rete Ferroviaria Italiana, per la gestione dei binari e Trenitalia, per quella del trasporto ferroviario. Entrambe se la sentenza diventerà definitiva, dovranno pagare ciascuna 700mila euro di sanzione e avranno la misura accessoria di non poter fare pubblicità.
Marco Piagentini, esponente dell’associazione, ha detto che “c’è il rischio che scatti la prescrizione anche per i reati di lesioni gravi e gravissime, e addirittura anche di omicidio colposo se durante il processo di appello dovesse cadere l’aggravante dell”incidente sul lavoro”
Insomma le 23 condanne, di cui 15 hanno riguardato imputati italiani, potrebbero diventare carta straccia.
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