Caos in Venzuela. Ieri mercoledì 23 gennaio, il presidente dell’Assemblea nazionale, Juan Guaidó, si è proclamato Presidente della Repubblica, durante una manifestazione a Caracas contro il contestatissimo presidente in carica Maduro.
«Oggi, 23 gennaio, nella mia veste di presidente dell’Assemblea nazionale, invocando gli articoli della Costituzione, davanti a Dio e al Venezuela, giuro di assumere i poteri dell’esecutivo nazionale come presidente in carica», queste le parole pronunciate da Guaidó, che il 5 gennaio aveva prestato giuramento come presidente dell’Assemblea nazionale del Paese.
Donald Trump dopo il proclama (in attesa di nuove elezioni) ha ufficialmente riconosciuto Guaidó come presidente del Venezuela, lanciando un appello a tutte le capitali occidentali di seguire il suo esempio e a rinnegare il governo di Nicolas Maduro. Ora nel Venezuela in tutte le città è caos.
Intanto si aggrava il bilancio delle vittime delle proteste cominciate ieri notte. Tra ieri e l’altro ieri, riferisce l’ong Observatorio Venezolano de Conflictos Sociales y de Provea su Twitter, nella repressione messa in atto dalla polizia e dai militari contro le proteste antigovernative in Venezuela sono stati 14 i morti, di cui nove mercoledì e cinque martedì. E 218 i manifestanti arrestati, scrive il quotidiano El Mundo. Il bilancio dei morti rischia di crescere perché oggi si temono nuovi scontri.
Il segretario di Stato degli Stati Uniti, Mike Pompeo, dice che gli Usa non ritireranno i propri diplomatici da Caracas, come chiesto da Nicolas Maduro. Ma Maduro non molla e replica: «Non considerano che abbiamo l’autorità legale per rompere le relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti».
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