di Colin Antony Groves
Da giorni l’amministrazione Trump stava cercando di fare pressione economica e diplomatica per mettere alle corde il presidente deposto Nicolás Maduro, per aiutare il cambio di regime in Venezuela. Come? Colpendolo nel portafogli l’unico modo per togliergli il potere e l’appoggio dell’esercito venezuelano. E così la decisione è arrivata pochi minuti fa, alle 3, 30 circa del pomeriggio a Washington. Direttamente dalla Casa Bianca, durante il primo briefing del 2019, come un fulmine a ciel sereno, Steve Mnuchin, Segretario al Tesoro degli Stati Uniti d’America ha comunicato che l’amministrazione Trump sanzionerà la PDVSA (Petróleos de Venezuela, S.A.), ossia l’azienda petrolifera statale venezuelana.
Una mossa rimandata a lungo per paura che gli aumenti dei prezzi del petrolio danneggiassero i raffinatori americani.
La conferma dell’intenzione dell’amministrazione di sanzionare l’azienda, è venuta dal senatore Marco Rubio. Una mossa vincente che metterà in grande difficoltà Maduro.
“The end has arrived” pare abbia detto un funzionario molto vicino a Trump.
«La famiglia criminale di Maduro ha usato i guadagni della compagnia petrolifera per comprare e mantenere il sostegno di molti leader militari», ha detto Marco Antonio Rubio, membro del Partito Repubblicano e senatore federale per la Florida , in una nota. «Il petrolio appartiene al popolo venezuelano, e quindi il denaro che la compagnia petrolifera ricava dalla sua esportazioni ora deve essere restituito al popolo attraverso il suo legittimo governo costituzionale».
La mossa arriva dopo una settimana turbolenta per il Venezuela che ha creato uno stallo sulla leadership del paese.
La scorsa settimana, il leader dell’opposizione dell’Assemblea nazionale venezuelana, Juan Guaido, si è definito presidente ad interim tra le proteste di piazza. E il presidente Donald Trump ha riconosciuto la sua leadership e da quel momento la sua amministrazione si è schierata in suo sostegno.
Ancora una volta Usa vs Russia. Perché la Russia non è rimasta di certo lì a guardare e si è invece schierata con Maduro.
Una cosa certa è che il presidente socialista Maduro rifiuta si arrendersi. E ieri sera, dopo l’annuncio delle sanzioni decise dagli Usa, contro l’impresa venezuelana Pdvsa e la sua principale filiale di raffinazione Citgo, che opera in territorio statunitense”, da lui definite “criminali e illegali”,
ha assicurato che “prenderà tutte le misure legali, tecniche e commerciali per difendere gli interessi” del suo Paese. Maduro in un intervento televisivo ha dichiarato che l’obiettivo degli Stati Uniti è di impossessarsi dell’impresa Citgo, ma si tratta di una decisione illegale”. E ha concluso dicendo che questo dimostra che “l’obiettivo statunitense è di portarci via le ricchezze”.
Il bilancio delle vittime della repressione delle proteste in Venezuela nell’ultima settimana è salito a 35 morti. Lo ha detto Rafael Uzcategui, direttore di Provea, una onlus locale che difende i diritti umani. Allo stesso tempo, sempre nella settimana fra il 21 e il 27 gennaio, 850 cittadini venezuelani, fra i quali 77 minorenni fra i 13 e i 14 anni, sono stati “arrestati arbitrariamente e posti sotto custodia delle forze di sicurezza”, secondo quanto ha detto oggi Alfredo Romero, direttore del Foro Penale, un’associazione che assiste i prigionieri politici in Venezuela.
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