“Lo apprendo adesso che lo avrebbe detto oggi. Non ne ha parlato con me”. Così il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi ieri ha risposto alla stampa a una domanda inerente alla decisione del ministro della Difesa Trenta di ritirare il contingente italiano in Afghanistan entro l’anno. “Non appena torno a Roma – ha aggiunto il titolare della Farnesina in visita a Gerusalemme – o non appena dovessi sentire il ministro Trenta, ne riparleremo”. Quindi si ritorna a parlare di Afghanistan.
Trump, lo aveva fatto lo scorso fine dicembre, dicendo di voler dimezzare la presenza di truppe americane in Afghanistan, da circa 14mila a 7mila, ma non ha mai parlato di una completa chiusura della storica missione.
Un argomento toccato anche il 30 luglio scorso anche con il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che Trump aveva incontrato alla Casa Bianca.
La visita a Washington era stata l’occasione per rinnovare i profondi e storici legami di amicizia tra il popolo statunitense e quello italiano, per rinsaldare una relazione fondamentale per la sicurezza e la stabilità internazionale nei principali teatri, quali il Mediterraneo, l’Iraq e l’Afghanistan, e per intensificare la cooperazione tra i due Paesi nell’ottica della crescita economica di entrambi.
In passato l’amministrazione Bush aveva giustificato l’invasione dell’Afghanistan, come un passo dovuto nell’ambito della guerra al terrorismo, seguita agli attentati dell’11 settembre 2001, con lo scopo di distruggere al-Qāʿida, e catturare o uccidere il suo leader Osama bin Laden, il cui piano era quello di spodestare i talebani e prendere il potere del Paese. Dopo dieci anni dall’invasione, il 2 maggio 2011, le forze statunitensi avevano condotto un’incursione ad Abbottabad, vicino a Islamabad, in Pakistan, e ucciso nel suo rifugio, Osama Bin Laden. A partire dall’invasione dell’Iraq del 2003, la guerra in Afghanistan ha perso priorità tra gli obiettivi dell’amministrazione americana, riacquistandola solo a partire dal 2009 sotto l’amministrazione Obama. Dal 1 gennaio 2015, l’operazione ISAF, (International Security Assistance Force), una missione della NATO, autorizzata dall’ONU, a dare supporto al governo dell’Afghanistan nella guerra contro i Talebani e al-Qaida dopo il rovesciamento dell’Emirato islamico dell’Afghanistan, è stata sostituita dall’Operazione Resolute Support Mission (Operazione Sostegno Risoluto), con l’obiettivo di continuare a dare aiuto e sostegno al governo afghano, sempre in lotta con i talebani, ma con un minor numero di truppe.
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