di Colin Antony Groves
Theresa May è pronta per una resa dei conti con l’UE dopo che i parlamentari l’hanno incaricata di riaprire i negoziati sull’accordo Brexit e portare avanti il “piano B”.
Ieri il Parlamento ha votato: 317 si contro 301 no, per mandare la signora May a Bruxelles e rinegoziare il blocco dell’Irlanda del Nord . Ma i leader dell’UE le hanno subito detto che stava perdendo tempo.
Donald Tusk, il presidente del Consiglio europeo, ha dichiarato bruscamente alla signora May: «L’accordo di revoca non è aperto alla rinegoziazione».
La premier May però è decisa ad andare avanti. Forte anche del consenso ricevuto ieri dai parlamentari durante la seduta in Parlamento cui si è aggiunto un emendamento studiato ad hoc dal deputato Graham Brady. Ma anche per ricompattare la maggioranza e a far rientrare il dissenso dei Tory brexiteers e degli alleati unionisti nordirlandesi del Dup.
Un altro no è arrivato anche dal presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker mentre il presidente francese Emmanuel Macron ha affermato che l’accordo attuale è “il miglior accordo possibile e non è rinegoziabile”.
Il nuovo voto cruciale sul piano B per la Brexit che Theresa May si è impegnata a cercare di negoziare con l’Ue, con l’obiettivo di ottenere una modifica per allontanare il contestato backstop sulla questione del confine irlandese si terrà il 13 febbraio di Westminster . Lo ha detto la premier in Parlamenti, precisando di voler tornare in aula anche se il negoziato con Bruxelles dovesse fallire entro il 13, con un statement da sottoporre al dibattito della Camera con votazioni su possibili emendamenti il giorno dopo.
Secondo il leader laburista Jeremy Corbyn, il tentativo di Theresa May di ottenere dall’Ue entro il 13 febbraio le modifiche all’accordo sulla Brexit “che non è riuscita” a portare a casa “in due anni” è “vano”. E rischia di mettere il Paese di fronte al “pericolo d’uno sconsiderato no deal” che imprese e sindacati giudicano “catastrofico per l’economia e i posti di lavoro”. Corbyn ha accusato May di voler solo tenere insieme i Tory e l’ha sfidata su un accordo che lasci Londra nell’unione doganale.
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