di Patrizia Finocchiaro
Le stime appena pubblicate da Eurostat rivelano che nel dicembre 2018, nei Paesi dell’Unione Europea, 3,3 milioni di giovani erano disoccupati, di cui 2.391 milioni erano nella zona euro. Rispetto a dicembre 2017, la disoccupazione giovanile è diminuita di 249.000 unità nella zona Eu e di 141.000 nella zona euro. Nel dicembre 2018, il tasso di disoccupazione giovanile era del 14,9% nell’UE e del 16,6% nell’area dell’euro, l’1,2% in meno rispetto al dicembre 2017. Nel dicembre 2018, i tassi più bassi sono stati registrati in Cecenia (5,8%), Germania (6,0%) e Paesi Bassi (6,6%), mentre i più alti in Grecia (38,5% nell’ottobre 2018), in Spagna (32,7%) e in Italia (31,9%).
Per fare il punto della situazione dei disoccupati e occupati nel nostro Paese, What-u ha intervistato Silvia Loriga, ricercatrice Istat esperta del mercato del lavoro.
Dicembre è stato un mese particolare sul fronte occupazionale. Con up and down di alcune tipologie di lavoratori. Ci può raccontare più nel dettaglio che cosa è successo?
I dati Istat sul mercato del lavoro diffusi ieri, confermano per il mese
di dicembre 2018 un quadro di debole crescita dell’occupazione.
Contrariamente a quanto era accaduto nei due mesi passati, a dicembre è
stata nuovamente la crescita dei dipendenti a termine a determinare il lieve aumento delle persone occupate (che complessivamente è pari a 23 mila nel mese), mentre hanno registrato una flessione i lavoratori permanenti. In questo quadro si è aggiunta una lieve ripresa degli autonomi.
Negli ultimi due mesi dell’anno, anche il numero delle persone che ha abbandonato la ricerca di un lavoro è risultato in salita. Questo dato quanto ha inciso sulla disoccupazione?
Il numero di persone in cerca di occupazione a dicembre è diminuito di 44 mila unità. Questo calo, sommato a quello registrato a novembre, non è
tuttavia risultato sufficiente a evitare un aumento della disoccupazione nella media del quarto trimestre.Il tasso di disoccupazione si è attestato al 10,3% (-0,2 punti percentuali), quello giovanile ha toccato quota 31,9% (+0,1 punti). Se guardiamo all’andamento dell’ultimo trimestre dell’anno, vediamo confermato il quadro di debolezza nella crescita dell’occupazione che si accompagna, come abbiamo già detto a un aumento della disoccupazione.
Nell’arco dei dodici mesi facendo un confronto tra dicembre 2018 e dicembre 2017 di quanto è aumentato il numero delle persone occupate?
Il numero di persone occupate è aumentato di 202 mila.
A trainare la crescita annua sono stati i dipendenti a termine (che sono
aumentati di 257 mila), in misura più lieve si è osservata una ripresa
anche per gli indipendenti, mentre le persone con un lavoro dipendente
permanente sono diminuite di 88 mila.
Quali le differenze in base all’età?
Guardando alla distribuzione per età degli occupati si osservano segnali
positivi, sempre nel confronto su base annua, per gli occupati più
giovani, i 15-24enni, ma soprattutto, come abbiamo già osservato da un
lungo periodo, per i più anziani, i lavoratori ultracinquantenni, che
sono aumentati di 300 mila. Sulla crescita dei lavoratori più anziani
giocano un ruolo determinante due fattori: la dinamica demografica che
vede un progressivo invecchiamento della popolazione e le più stringenti
norme pensionistiche in vigore negli ultimi anni.
E’ vero che c’è stato un incremento dei contratti di lavoro a tempo determinato e una contrazione per quelli a tempo indeterminato?
Non tenendo conto delle oscillazioni mensili, nel 2018 siamo tornati ai livelli di occupazione pre-crisi, toccati 10 anni prima, nel 2008.
E’ interessante osservare come si è modificata la composizione degli
occupati in questi 10 anni, in cui abbiamo assistito dapprima alla crisi
del mercato del lavoro e poi alla lenta ripresa.
E’ diminuita la percentuale di occupati a tempo indeterminato e quella
degli indipendenti, mentre gli occupati a termine che prima non erano
neanche il 10% oggi costituiscono il 13,5% del totale.
E cosa dire del tasso di occupazione femminile inferiore al 50%?
E’ aumentata la quota delle donne, anche se il divario di genere rimane
ancora molto alto: il tasso di occupazione maschile nell’ultimo mese è
pari al 68%, quello femminile è ancora sotto al 50%, precisamente al 49,7%.
Gli occupati sono più anziani rispetto a 10 anni fa: mentre nel 2008
ogni 100 occupati ce n’erano circa 76 che ancora non avevano compiuto 50
anni e 24 ultracinquantenni, negli ultimi dati relativi al 2018 tali
quote sono diventate rispettivamente 63 e 37 ogni 100 occupati.
Disoccupazione in calo rispetto, ma ancora in zona rossa?
La disoccupazione è progressivamente in calo, dopo i livelli massimi
raggiunti nel 2014, ma si mantiene ancora nettamente superiore rispetto
ai livelli pre-crisi. Il tasso di disoccupazione, che come abbiamo detto a dicembre è pari al 10,3% era inferiore al 6% prima dell’inizio della crisi (5,8% ad aprile 2007). Molto lontano dai livelli pre-crisi anche il tasso di disoccupazione dei giovani tra 15 e 24 anni: nell’ultimo mese è pari al 31,9%, era il 19,4% a febbraio 2007. Oggi sono stati diffusi da Eurostat anche i dati europei della disoccupazione di dicembre. Si conferma il quadro già evidenziato da tempo, che vede l’Italia tra i tre Paesi dell’Unione con il più alto tasso di disoccupazione, insieme a Spagna e Grecia, sia con riferimento
all’intera popolazione sia riguardo ai più giovani, i 15-24enni.
E NEGLI STATI UNITI CHE ARIA TIRA?
Gli Usa registrano il 100° mese di crescita occupazionale: a gennaio +304.000 nuovi posti di lavoro
Il tasso di disoccupazione degli Usa oscilla dal 3,9 al 4%, ben lontano dal nostro 31,9. Lo dice Usa Today. Ottime le performances di inizio anno con un aumento di 304.000 posti di lavoro solo nel mese di gennaio, nonostante i 35 giorni di Shutdown, la guerra commerciale degli Stati Uniti con la Cina e il rallentamento dell’economia globale.
Un mercato del lavoro sempre con il segno più quello statunitense, basta dire che i posti di lavoro sono stati 223.000 in più in media ogni mese. Una nota dolente arriva però dagli economisti che prevedono per quest’anno una diminuzione mensile dei posti di lavoro di circa 165.000 unità.
Un altro dato significativo il forte aumento di lavoratori temporanei , nelle attività con vendita al dettaglio, nei ristoranti, probabile conseguenza, secondo, Morgan Stanley e Grant Thornton, di un aumento generale del ricorso alla cassa integrazione.
Chi assume?
Le strutture turistico-ricettive, attività che includono ristoranti, bar e alberghi hanno registrato ben 74.000 posti di lavoro in più. L”assistenza sanitaria, 45.000, i servizi professionali e commerciali, 30.000; le attività al dettaglio, 21.000. E i produttori, nonostante la lotta commerciale di Trump con la Cina hanno offerto più di 13.000 posti di lavoro.
“Ci aspettiamo che il mercato del lavoro si raffreddi gradualmente nel 2019, ma la combinazione di solidi guadagni sui salari, salari in aumento e calo del tasso di disoccupazione continuerà”, ha detto l’economista Lydia Boussour di Oxford Economics, leader nelle previsioni globali e analisi quantitativa.
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