di Jean Marceau
Oggi e domani una delegazione di magistrati italiani si recherà presso la sede del ministero della Giustizia francese per discutere del destino degli attivisti di sinistra che si sono insediati in Francia negli anni ’80 per sfuggire ai procedimenti giudiziari nel loro Paese. Un appuntamento importante cui probabilmente ne seguiranno altri per decidere sul destino di tanti ex terroristi Italiani che negli anni Ottanta si erano rifugiati in Francia grazie alla mano tesa dall’allora Presidente della Repubblica, il socialista François Mitterrand.
In pratica Mitterand, con una sorta di patto di pace chiamato per l’appunto “appeasement”, di fronte all’opportunità di rimandare al mittente i terroristi che avevano militato nelle file di destra e sinistra del terrorismo italiano in Italia o farli restare in terra francese, offrì loro l’opportunità di rinunciare all’estradizione a fronte però della chiusura con un passato violento di tutti i ricorrenti.
Il 12 gennaio, l’arresto in Bolivia di Cesare Battisti, dopo trentasette anni di esili e colpi di scena politico-giudiziari, ha cambiato la situazione diplomatica. Anche l’ex PAC (Proletari armati per il comunismo) si era stabilito negli anni ’90 in Francia, dove si era riconvertito per iscritto a un patto di pace con la società, prima di fuggire in Brasile nel 2004. Ma poi le cose non sono andate esattamente e quindi Matteo Salvini ha colto la palla al balzo per chiedere un’inversione di rotta. «Tutti gli ex attivisti ovunque essi siano e qualunque siano le loro convinzioni politiche devono andare in carcere», ha dichiarato il ministro. In effetti, gli italiani non hanno mai dimenticato gli assassini commessi dall’estrema sinistra e dall’estrema destra tra il 1968 e il 1982, «e Battisti ha acceso i fari su una ferita che non si è mai chiusa», ha concluso Salvini.
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