di Patricia O’Connor
Grande successo per la collezione La Petite Robe autunno inverno 2019/2020 presentata a New York dalla stilista fiorentina Chiara Boni. Una sfilata che ha come filo conduttore una tematica molto dibattuta in questo periodo, l’immigrazione, un viaggio immaginario attraverso il Vecchio Continente che offre un’istantanea di coloro che sono costretti a lasciare un posto per un altro, lasciando le cose più preziose e portando con sé solo il necessario.
Una collezione con la quale ancora una volta la Boni riesce a esplorare l’universo femminile esaltandone classe e fascino mettendo in risalto la femminilità con il valore aggiunto di chi ne conosce le potenzialità e il potere di attrazione molto bene. Dal punto vita, evidenziato nella maggior parte degli abiti in passerella alle spalle che con tessuti dal colore differente dall’abito, guadagnano la pole position trasformandosi anch’esse un forte simbolo di seduzione. Anche il collo viene enfatizzato al punto da fare somigliare le modelle alle donne che amava ritrarre Modigliani. Abiti che disegnano il corpo della donna e lo enfatizzano.
Così il tubino nero con l’aggiunta di un drappeggio colore ocra si trasforma in un sensuale abito da sera.
E poi le mise in velluto in viola, prugna e blu elettrico.
E va in scena ancora la seduzione con gli eleganti abito multi-spacco,
le raffinate tute con scollo a V e con gli abiti in jersey stretch.
La texture in maglia elasticizzata dà vita a una silhouette bodycon che mette in risalto la figura con eleganza essenziale.
Anche le braccia diventano protagoniste in passerella
per per gli abiti da sera, corti e lunghi, che fasciano la silhouette con maniche a campana, scollo vedo-non vedo o quadrato con accenno di drappeggio all’altezza delle caviglie che regala un tocco di malizia.
Ora per la griffe toscana, che negli Stati Uniti realizza una collezione al mese e genera gran parte del suo fatturato, la prossima tappa è l’Asia. Ma la Chiara Boni & Sons non ha fretta. «Vogliamo trovare i partner adatti, potrebbe essere un’altra America, preferiamo aspettare qualche mese e partire con il piede giusto», ha dichiarato i giorni scorsi l’ad del gruppo Maurizio Germanetti.
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