di Colin Antony Groves
«La discussione è stata costruttiva, e la premier britannica Theresa May ed il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker “hanno sollecitato i negoziatori a continuare ad esplorare le opzioni per una soluzione sulla Brexit. I due leader rivedranno i progressi nei prossimi giorni, impegnati dai “tempi stretti e dall’importanza storica di mettere l’Ue e il Regno Unito sul cammino di un’unica e profonda partnership futura. Parleranno di nuovo prima di fine mese”. Così in una dichiarazione congiunta».
Sicuramente un passo avanti visto che Juncker non aveva dato alcuna speranza riguardo al fatto che qualcosa di fruttuoso sarebbe emerso durante i colloqui con la May, prevedendo che lo stallo tra la Gran Bretagna e le altre 27 nazioni dell’UE sarebbe probabilmente continuato.
«Al momento non ci sono le basi per una discussione produttiva», aveva detto Juncker ai giornalisti a Stoccarda, in Germania. «Non so cosa la signora May mi dirà domani».
Riservando anche una stoccata al popolo britannico: «Non so cosa i nostri amici britannici vogliano davvero avere: nel Parlamento britannico c’è sempre solo una maggioranza contro qualcosa, non c’è mai una maggioranza per qualcosa».
In precedenza, la portavoce di Juncker, Margaritis Schinas, aveva già avvertito che l’EU27 non avrebbe offerto alla Gran Bretagna alcuna opportunità di ritrattare l’accordo del ritiro e nemmeno avrebbe lasciato spazio ad ulteriori discussioni sulla questione del confine tra l’Irlanda del Nord e l’Irlanda del Regno Unito. Il meccanismo, noto come backstop, è una salvaguardia che manterrebbe il Regno Unito in un’unione doganale con l’UE per rimuovere la necessità di controlli lungo il confine irlandese fino a quando non sarà stabilita una nuova relazione commerciale permanente.
Ma l’UE continua a rispondere picche affermando che l’accordo per la Brexit di 585 pagine, legalmente vincolante, è un documento di take-it-or-leave-it. In realtà, lo spazio per qualche compromesso c’è, purché la Gran Bretagna presenti proposte concrete.
Il governo britannico sembra puntare le sue speranze sul procuratore generale Geoffrey Cox, che ha cercato di elaborare una nuova formulazione in grado di soddisfare le aspettative sia della Gran Bretagna sia dell’Unione europea.
Schinas ha detto che con i colloqui di questa settimana “si valuterà se è possibile trovare una via che possa ottenere il più ampio sostegno possibile nel parlamento britannico e rispettare gli orientamenti concordati” dalle nazioni dell’UE.
L’accordo per la Brexit, respinto dal Parlamento britannico il mese scorso, prevede un lungo periodo di transizione dopo l’addio all’Ue della Gran Bretagna, (il 29 marzo) per darle il tempo di istituire nuove relazioni commerciali.
Se il Parlamento del Regno Unito non arriverà a un accordo entro il 29 marzo, la Gran Bretagna rischia una partenza caotica che potrebbe essere costosa sia per le imprese e sia la gente comune.
L’incertezza ha già portato molte aziende a spostare alcuni settori strategici all’estero e a rinviare le decisioni di investimento.
Martedì scorso, la Honda ha annunciato che chiuderà il suo unico impianto nel Regno Unito nel 2021. La casa automobilistica ha detto che la decisione non è direttamente correlata alla Brexit, ma questo non è molto credibile.
Anche perché una cosa certa è che le aziende non possono di certo aspettare di sapere che cosa accadrà all’ultimo minuto.
Martedì il ministro degli affari Richard Harrington ha detto che se la May non riuscisse ad arrivare a un accordo prima del 29 marzo, ci sarebbe probabilmente “una piccola estensione” della scadenza della Brexit per offrire l’opportunità al Parlamento di proporre un nuovo piano .
Rimandare la Brexit però richiederebbe l’approvazione dell’UE – e se questa proroga si estendesse troppo, costringerebbe la Gran Bretagna a prendere parte alle elezioni europee del 23-26 maggio per il Parlamento europeo. Ipotesi che Juncker dice “difficile da immaginare”.
Nel frattempo Fitch ha deciso di mettere sotto osservazione con implicazioni negative il rating ‘AA’ della Gran Bretagna in seguito alla crescente incertezza sulla Brexit. Lo afferma Fitch in una nota. “Con meno di sei settimane alla scadenza del 29 marzo, lo spazio per rinegoziare l’accordo” con l’Ue “appare limitato” mette in evidenza Fitch, osservando un “rallentamento della crescita economica negli ultimi mesi”.
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