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PER L’ITALIA IL GIUDIZIO NEGATIVO DELLA UE


di Roberto Manetti

Giudizio negativo della Commissione europea sui conti pubblici italiani.
“La manovra 2019 include misure che rovesciano elementi di importanti riforme fatte in precedenza, in particolare sulle pensioni, e non include misure efficaci per aumentare il potenziale di crescita”, lo scrive la Commissione Ue nelle conclusioni del Country Report sull’Italia. Precisando: “Nonostante alcuni progressi nel riparare i bilanci delle banche, riforme sul diritto fallimentare e politiche attive del mercato del lavoro, (N.d.R. perché per il reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle, aleggia l’incertezza, visto che il suo successo dipende in gran parte dall’efficacia della sua governance ), lo slancio delle riforme è ampiamente in stallo”. In poche parole poca crescita e tanti problemi irrisolti, dovuta a «questioni di vecchia data» quali il funzionamento dei mercati del lavoro, dei capitali e dei servizi, «aggravato» dalla debolezza della pubblica amministrazione e del sistema giudiziario, riforme sulle quali l’Ue punta i riflettori da anni da anni. Un giudizio severo quello della Commissione europea sull’Italia, ma che non sorprende. Anche perché il processo di coordinamento e monitoraggio delle politiche economiche, si riferisce a ricette mai apprezzate dall’esecutivo comunitario.

Con l’aggravante che ora c’è il timore che l’Italia diventi un pericolo di contagio per i Paesi dell’Eurozona e dell’Ue tutta, ragione per cui resterà sotto osservazione della Commissione europea, come lo sono già Cipro e la Grecia. Nel report della Commissione europea viene anche precisato che il debito pubblico italiano in relazione al Prodotto interno lordo (Pil), fattore di preoccupazione, «non dovrebbe diminuire nei prossimi anni, poiché le deboli prospettive macroeconomiche e gli attuali piani fiscali del governo, sebbene meno espansivi rispetto ai piani iniziali per il 2019, comporteranno un deterioramento del surplus primario». E’ la bocciatura delle strategie del governo. Insomma come nella proprietà commutativa dell’addizione e moltiplicazione anche se cambi l’ordine degli addendi e dei fattori, il risultato non cambia.

«Per sbloccare pienamente il potenziale di crescita economica c’è bisogno di riforme strutturali», ribadisce il commissario per l’Euro, Valdis Dombrovskis. Del resto, sottolinea l’esecutivo comunitario, l’aggravarsi o l’attenuazione degli squilibri macroeconomici «dipenderà in modo cruciale» dalle politiche per migliorare la qualità delle finanze pubbliche italiane, aumentare l’efficienza della pubblica amministrazione pubblica e della giustizia, insieme alle politiche per migliorare il contesto imprenditoriale e rafforzare il mercato del lavoro.

La rotta è tracciata. «E’ importante che i governi agiscano per ridurre il debito e aumentare la produttività», dice il commissario per gli Affari economici, Pierre Moscovici. Non è la prima volta che lo dice. Rischia di non essere l’ultima. La Commissione europea seguirà «da vicino» gli sviluppi in Italia e valuterà le iniziative politiche e gli impegni per affrontare gli squilibri.



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