Tra il 2018 e il 2021 il reddito procapite degli italiani crescerà di 1.621 euro, nelle ultime previsioni del ministero dell’Economia, per effetto di una dinamica “moderatamente positiva” del mercato del lavoro e delle misure introdotte della Legge di Bilancio. Il reddito disponibile aggiustato (Rda) pro capite, secondo i dati della Relazione al parlamento sugli indicatori di benessere equo e sostenibile (Bes) 2019, salirà da 22.811 euro nel 2018 a 24.432 euro nel 2021 con un incremento del 7,1% in tre anni.
Queste previsioni, si legge nel testo, “derivano principalmente dall’introduzione del reddito di cittadinanza”, dall’estensione del regime forfettario agevolato e dalle risorse per le assunzioni previste nel pubblico impiego nonché dagli investimenti effettuati sia a livello centrale sia locale. Dalla relazione emerge che il reddito disponibile ha superato il livello registrato nel 2008 per la prima volta nel 2017, quando ha raggiunto 22.217 euro procapite.
L’ultimo rapporto Istat in pillole…
- Nel 2018 il Pil ai prezzi di mercato è stato pari a 1.753.949 milioni di euro correnti, con un aumento dell’1,7% rispetto all’anno precedente. In volume il Pil è aumentato dello 0,9%.
- Dal lato della domanda interna nel 2018 si registra, in termini di volume, una crescita del 3,4% degli investimenti fissi lordi e dello 0,5% dei consumi finali nazionali. Per quel che riguarda i flussi con l’estero, le esportazioni di beni e servizi sono aumentate dell’1,9% e le importazioni del 2,3%.
- La domanda interna ha contribuito positivamente alla crescita del Pil per 1,0 punti percentuali (+0,9 al lordo della variazione delle scorte) e la domanda estera netta negativamente, per 0,1 punti.
- A livello settoriale, il valore aggiunto ha registrato aumenti in volume nelle costruzioni (+1,7%), nell’industria in senso stretto (+1,8%), nell’agricoltura, silvicoltura e pesca (+0,9%) e nelle attività dei servizi (+0,7%).
- L’avanzo primario (indebitamento netto meno la spesa per interessi) misurato in rapporto al Pil, è stato pari all’1,6% (1,4% nel 2017).
- L’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche (AP), misurato in rapporto al Pil, è stato pari al -2,1%, a fronte del -2,4% del 2017, con un saldo primario pari a +1,6% (+1,4% nel 2017).
Pil
La crescita del Pil è stata accompagnata nel 2018 da un’espansione delle importazioni di beni e servizi del 2,3% registrando un aumento rispetto all’anno precedente dell’1,2%.
Dal lato degli impieghi si è registrato un aumento del 3,4% degli investimenti fissi lordi e dello 0,5% dei consumi finali nazionali.
Il contributo alla variazione del Pil della domanda nazionale è risultato positivo per 1,0 punti, mentre la variazione delle scorte ha fornito un apporto negativo (di -0,1 punti percentuali); all’interno della domanda nazionale, la spesa delle famiglie residenti e ISP (N.d.R. ossia le istituzioni sociali private al servizio delle famiglie, che comprendono i produttori privati di beni e servizi non destinabili alla vendita quali associazioni culturali, sportive, fondazioni, partiti politici, sindacati ed enti religiosi), ha contribuito alla crescita per +0,3 punti percentuali e gli investimenti fissi e oggetti di valore per +0,6 punti. L’apporto della domanda estera netta è stato negativo per 0,1 punti percentuali.
Spesa per consumi di beni e servizi aumentata dello 0,7%. Vestiario e calzature in pole position
Nel 2018 la spesa per consumi finali delle famiglie residenti è cresciuta in volume dello 0,6% (+1,5% nel 2017). Sul territorio economico, la spesa per consumi di beni e quella di servizi sono entrambe aumentate dello 0,7%. In termini di funzioni di consumo gli aumenti più accentuati, in volume, riguardano la spesa per vestiario e calzature (+2,3%), per mobili, elettrodomestici e manutenzione della casa (+1,6%,) e per comunicazioni (+1,2%). Le componenti che segnano una diminuzione sono la spesa per bevande alcoliche, tabacchi e narcotici (-1,4%), per la sanità (-0,6%) e per alimentari e bevande non alcoliche (-0,1%).
La spesa delle Amministrazioni pubbliche ha registrato un incremento in volume dello 0,2%, mentre quella delle Istituzioni sociali private (Isp) è diminuita dello 0,3%.
Gli investimenti fissi lordi sono risultati la componente più dinamica della domanda, con un incremento del 3,4% (+4,4% l’anno precedente). Si sono registrati aumenti per tutte le componenti: del 14,5% per gli investimenti in mezzi di trasporto, del 2,7% per gli investimenti in costruzioni, del 2,8% per quelli in macchinari e attrezzature e dello 0,8% per i prodotti della proprietà intellettuale.
Le esportazioni di beni e servizi sono aumentate in volume dell’1,9%, le importazioni del 2,3%.
Settori produttivi
Nel 2018 il valore aggiunto totale in volume è cresciuto dello 0,9%; nel 2017 aveva registrato un aumento dell’1,6%. L’incremento è stato più marcato nell’industria in senso stretto (+1,8%) e nelle costruzioni (+1,7%). La crescita è stata più moderata nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca che ha segnato un incremento dello 0,9% e nell’insieme delle attività dei servizi (+0,7%).
Occupazione e redditi da lavoro
Le unità di lavoro (Ula) sono aumentate dello 0,8% registrando un incremento dei dipendenti (+1,3%, ) e un calo degli indipendenti (-0,3%). La crescita delle Ula ha interessato tutti i macrosettori, ad eccezione delle costruzioni (-0,2%). L’occupazione è aumentata dell’1,4% nell’industria in senso stretto, dello 0,8% nei servizi e dello 0,7% nell’agricoltura, silvicoltura e pesca.
I redditi da lavoro dipendente e le retribuzioni lorde sono cresciuti rispettivamente del 3,3% e del 3,0% (Tavole da 14 a 17 dell’allegato statistico). Le retribuzioni lorde pro capite hanno registrato un incremento dell’1,7% nel totale dell’economia. L’aumento è stato dell’1,5% nel settore agricolo, del 2,1% nei servizi, dello 0,9% nell’industria in senso stretto e dello 0,6% nelle costruzioni.
Indebitamento delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil -2,1%
Sulla base delle informazioni ad oggi pervenute, l’Istat ha elaborato in via provvisoria le stime del conto consolidato delle Amministrazioni pubbliche per l’anno 2018. L’indebitamento netto delle AP in rapporto al Pil è stato pari a -2,1% (-2,4 % l’anno precedente). In valore assoluto l’indebitamento è di -37.605 milioni di euro, in diminuzione di circa 3,9 miliardi rispetto a quello dell’anno precedente.
Il saldo primario (indebitamento netto al netto della spesa per interessi) è positivo e pari a 27.274 milioni di euro, con un’incidenza sul Pil dell’1,6% (1,4% nel 2017). Il saldo di parte corrente (risparmio o disavanzo delle AP) è positivo e pari a 17.262 milioni di euro (18.778 milioni nel 2017). Tale peggioramento è il risultato di un aumento delle entrate correnti di circa 15,7 miliardi di euro e di un aumento delle uscite correnti di circa 17,2 miliardi.
Entrate e uscite delle amministrazioni pubbliche
Nel 2018 le entrate totali delle Amministrazioni pubbliche sono aumentate dell’1,6% rispetto all’anno precedente. L’incidenza sul Pil è pari al 46,4%.
Le entrate correnti hanno registrato una crescita del 2,0%, risultando pari al 46,2 % del Pil. In particolare, le imposte indirette sono aumentate del 2,1% in virtù, principalmente, della crescita del gettito IVA e IRAP. Le imposte dirette sono risultate in calo (-0,4%), a causa della flessione dell’IRES e delle imposte sostitutive, in parte compensata dall’aumento dell’IRPEF.
I contributi sociali effettivi hanno segnato un incremento (+4,3%) rispetto al 2017 anche per effetto dei rinnovi dei contratti dei dipendenti pubblici.
La decisa diminuzione delle entrate in conto capitale (-47,5%) è dovuta sia alle imposte in conto capitale sia alle altre entrate in conto capitale.
La pressione fiscale complessiva (ammontare delle imposte dirette, indirette, in conto capitale e dei contributi sociali in rapporto al Pil) è risultata pari al 42,2 %, restando invariata rispetto all’anno precedente.
Nel 2018 le uscite totali delle Amministrazioni pubbliche sono aumentate dell’1,0% rispetto al 2017. In rapporto al Pil sono risultate pari al 48,5%. Al loro interno, le uscite correnti sono aumentate del 2,2%. In particolare, i consumi intermedi sono cresciuti dello 0,9% e i redditi da lavoro dipendente del 3,1% (+0,5% nel 2017). Le prestazioni sociali in denaro sono aumentate del 2,2% (+1,5% nel 2017), guidate soprattutto dalle prestazioni pensionistiche (+2%). Le altre uscite correnti sono aumentate del 5,1%.
Gli interessi passivi sono diminuiti dello 0,9% dopo la riduzione dell’1,2% nel 2017.
Le uscite in conto capitale sono diminuite
del 12,8% per effetto del calo dei trasferimenti in conto capitale a imprese
che nel 2017 incorporavano le operazioni riguardanti le banche in difficoltà,
in parte compensato dalla crescita dei contributi agli investimenti.
Revisioni delle stime del Pil per il biennio 2016-2017
Per l’anno 2016 i tassi di variazione annui delle principali componenti della domanda in volume sono rimasti invariati mentre una piccola revisione si osserva per i consumi finali la cui crescita è lievemente meno accentuata di quanto stimato in precedenza (da +1,1 a +1,0%).
Per l’anno 2017 il tasso di crescita del Pil è rimasto immutato nella valutazione in volume (che segna un incremento dell’+1,6%). Dal lato della domanda, la nuova stima in volume implica una revisione al rialzo della dinamica degli investimenti (+4,4 rispetto a +4,3%) e di quella delle esportazioni (da +5,7 a +5,9%) mentre i consumi finali risultano invariati (+1,1%). Al rialzo è anche la revisione per le importazioni in volume (da +5,2 a +5,5%).
In termini di volume, le nuove stime del valore aggiunto per il 2016 non hanno determinato aggiustamenti significativi a livello settoriale (Prospetto 7); lievi revisioni si segnalano solo per il settore che comprende le AP, difesa, istruzione, salute e servizi sociali (-0,1 punti percentuali) e per quello delle attività artistiche, di intrattenimento e divertimento, riparazione di beni e servizi per la casa (-0,1 punti percentuali).
Per il 2017 modifiche al rialzo hanno interessato il settore dell’agricoltura (+0,4 punti percentuali), quello del commercio, trasporto e magazzinaggio, alloggi e ristorazione (+0,6 punti) e i servizi di informazione e comunicazione (+0,6 punti). All’opposto, revisioni al ribasso si registrano per le attività finanziarie e assicurative (-0,5 punti), per le costruzioni (-0,3 punti), per il settore che comprende le AP, difesa, istruzione, salute e servizi sociali (-0,2 punti) e per l’industria in senso stretto (-0,1 punti).
Stime dell’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche per il triennio 2015-2017
Anche le stime del conto delle Amministrazioni pubbliche per gli anni 2015-2017 sono state riviste in seguito al normale processo di consolidamento delle informazioni di base.
Per il 2017, anno per il quale risultano ora disponibili le informazioni provenienti dai bilanci degli enti locali, sono state riviste al rialzo sia le entrate (+1.041 milioni), sia le uscite (+1.522 milioni). Ne è derivato un impatto sull’indebitamento di -481 milioni che lascia comunque invariata rispetto a settembre 2018 l’incidenza del deficit sul Pil al -2,4%. Tra le entrate correnti, riviste al ribasso per 664 milioni, si segnalano una correzione positiva delle imposte dirette (+450 milioni) e una negativa delle imposte indirette (-1.021 milioni). Le entrate in conto capitale sono state riviste al rialzo di 1.705 milioni principalmente per la riclassificazione dei contributi al Fondo Nazionale di Risoluzione da imposte indirette a trasferimenti in conto capitale dall’Unione europea. La stessa riclassificazione, per un importo di 2.346 milioni è stata operata per il 2015.
Tra le uscite si segnalano revisioni al rialzo delle altre uscite correnti (+1.064 milioni) e dei redditi da lavoro dipendente (+762 milioni), in parte compensate da correzioni al ribasso delle prestazioni sociali in denaro (-150 milioni) e dei consumi intermedi (-177 milioni di euro).
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