di Peter Brown
Il dipartimento di giustizia del Canada ha avuto tempo fino a venerdì per decidere se era possibile procedere all’estradizione di Meng Wanzhou, chief financial officer di Huawei, arrestata a dicembre in Canada su richiesta degli Stati Uniti con l’accusa di presunta elusione delle sanzioni americane all’Iran. La richiesta è stata a lungo vagliata perché occorreva verificare che fosse conforme ai requisiti del trattato di estradizione USA-Canada, perché solo con questi presupposti non poteva essere rifiutata.
“Un’udienza di estradizione non è un processo, né rende un verdetto di colpevolezza o innocenza”, ha poi scritto in una dichiarazione di venerdì
il dipartimento di giustizia , annunciando che stava autorizzando il processo di estradizione della Meng.”Se una persona viene estradata dal Canada per essere processata in un altro paese, significa che avrà un processo in quel paese”.
Come per sottolineare che si trattava di una procedura prevista dalla normativa e che per la Meng si stava soltanto profilando l’opportunità di essere processata da un tribunale diverso da quello canadese.
La BBC riporta che le autorità statunitensi, assieme alla richiesta formale per l’estradizione di Wanzhou, hanno presentato quasi due dozzine di accuse contro Huawei, il secondo produttore mondiale di smartphone.
Le accuse comprendono frodi bancarie, ostruzione della giustizia e furto di tecnologia. Huawei e la Meng hanno entrambi negato tutte le accuse.
E i legali della Meng hanno detto: “Il nostro cliente sostiene di essere innocente nei confronti di qualsiasi illecito e che il procedimento giudiziario e l’estradizione degli Stati Uniti costituiscono un abuso dei processi legali”.
La Cina ha dichiarato “si oppone con forza all’insistenza del Canada di procedere con la cosiddetta estradizione di Meng Wanzhou e ha presentato protesta formale”.
In una nota, il ministero degli Esteri in risposta alla decisione del Ministero della Giustizia canadese di procedere all’iter di estradizione in Usa di Meng, ha ribattuto: “E’ un grave incidente politico. Sollecitiamo ancora gli Usa a ritirare la richiesta di estradizione e chiediamo al Canada il suo rilascio immediato”.
La Meng attualmente fuori dal carcere su cauzione a Vancouver resterà libera mentre sono in corso procedimenti giudiziari.
Il 6 marzo sarà convocata dalla Corte Suprema della Columbia Britannica per la notifica della sua estrazione e per conoscerne le tempistiche.
Una decisione però che non ha nulla di definitivo perché l’ultima parola riguardo la decisione relativa al fatto di estradare o meno la Meng spetterà solo al giudice.
Da non sottovalutare l’asso nella manica della Meng: ossia l’opportunità di fare appello e allungare i tempi del procedimento almeno di 10 anni.
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