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SI AL RINVIO PER LA BREXIT


di Colin Antony Groves

Theresa May può finalmente tirare un sospiro di sollievo. I parlamentari hanno votato, 412 i sì e 202 i no, a una mozione che gli consentirà di chiedere all’Ue un rinvio “breve” della Brexit, dal 29 marzo al 30 giugno, con l’obiettivo di riproporre intanto per la terza volta al voto di ratifica del Parlamento l’accordo di divorzio raggiunto con Bruxelles a novembre e già bocciato 2 volte. Centottantotto è il numero dei parlamentari Tories, tra i quali 7 ministri, Stephen Barclay, Liam Fox, Chris Grayling, Andrea Leadsom, Penny Mordaunt, Liz Truss e Gavin Williamson, che hanno votato contro.

Ora la May fino al 30 giugno cercherà di ottenere un’estensione dell’articolo 50, sempre che i parlamentari appoggino il suo accordo entro il 20 marzo per consentire al Parlamento di avere il tempo necessario per prepararsi a lasciare l’UE.

Difficile ipotizzare che cosa potrebbe accadere. Tuttavia, se i parlamentari non riuscissero ad accordarsi con la May entro il 20 marzo, è molto probabile” che il Consiglio europeo, che si riunirà il 21 marzo, prima di concordare un’estensione più lunga chieda uno “scopo chiaro” . Un portavoce ha detto che il rinvio non è automatico e spetterà ai leader dei 27 decidere e dovranno eventualmente farlo all’unanimità.

Nessuna maggioranza alla Camera dei Comuni britannica invece è stata raggiunta in favore di un secondo referendum sulla Brexit, almeno per ora. Lo conferma stasera la bocciatura di un emendamento trasversale presentato per collegare la richiesta di un rinvio dell’uscita dall’Ue proposta in una mozione destinata ad andare al voto più tardi alla convocazione di una nuova consultazione referendaria (“People’s Vote”) dopo quella del 2016. L’emendamento ha avuto appena 85 voti a favore e 334 contrari. Ha pesato l’astensione del Labour.

Intanto dall’Ue arriva un nuovo avvertimento. «Di fronte a questa “situazione di incertezza», dice il capo negoziatore Michael Barnier ,«se siamo lucidi e responsabili ci dobbiamo preparare ad una Brexit senza accordo, perché il 29 marzo è vicino. La situazione è grave e che bisogna prepararsi” allo scenario di un ‘no deal’. “Siamo pronti, ma raccomando di non sottostimare le conseguenze».

Intanto Donald Trump attacca Theresa May e il modo in cui la premier britannica ha gestito i negoziati sulla Brexit: «Non ha ascoltato i miei consigli», ha detto parlando con i giornalisti a margine dell’incontro col primo ministro irlandese Leo Varadkar.  Trump ha quindi sottolineato come gli Stati Uniti vogliono rimanere fuori dai negoziati sull’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, ma ha affermato di ritenere come un altro voto sulla Brexit “sarebbe impossibile perché ingiusto”.
«I negoziati devono andare avanti», ha aggiunto, «anche se dovevano essere portati avanti in maniera diversa».



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