Sabato 23 marzo, il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, da ieri impegnato a Bruxelles per partecipare al Consiglio europeo incontrerà il Presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping in Italia per firmare l’accordo sulla Via della Seta, che apre la strada ad accordi commerciali importantissimi per entrambi i Paesi. Un passo significativo che Conte ha sottolineato che l’Italia non ha fatto per prima, visto che a prendere questa decisione è arrivata quinta dopo Polonia, Ungheria, Grecia e Portogallo.
Una decisione non certo accolta con entusiasmo dagli Stati Uniti che non vedono di buon occhio l’attivismo del governo cinese nei confronti dei partner europei dopo l’ultimo round di colloqui sul commercio avuto con la Cina all’inizio di febbraio, ottenendo, come aveva poi riportato in quei giorni, un primo commento ufficiale della delegazione cinese sull’esito delle trattative, “importanti progressi”.
Squilibrio commerciale, trasferimento di tecnologia, protezione della proprietà intellettuale, barriere non tariffarie, servizi, agricoltura e meccanismi di verifica, questi erano stati alcuni degli argomenti trattati dal rappresentante Usa del Commercio Robert Lighthizer, con il vicepremier cinese Liu He. Grande importanza era stata data “alla protezione della proprietà intellettuale e al trasferimento di tecnologia concordando di rafforzare la cooperazione a tal proposito”. Le parti aveva concordato di adottare misure effettive per promuovere un più bilanciato sviluppo del commercio bilaterale, con sforzi da parte cinese rimarcando l’importanza di “un meccanismo in doppia direzione” e ora che anche l’Italia ha fatto capolino nelle trattative, gli Usa, buttano benzina sul fuoco, ipotizzando forti dissensi fra i partner europei. Ma la risposta del premier Conte non è tardata ad arrivare. «Non c’è da convincere nessuno perché o si sottoscrive o non si sottoscrive, doverosamente siccome siamo in famiglia informerò i miei partner su quello che stiamo facendo ma è ovvio che siamo in pieno accordo e non c’è nessun problema», ha dichiarato all’ingresso del vertice europeo rispondendo a chi gli chiedeva come convincerà i colleghi europei sulla firma del Memorandum con la Cina.
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