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TEDESCO FA EMERGERE LA VERITA SUL CASO CUCCHI


Il superteste-imputato Francesco Tedesco depone davanti alla Corte d’Assise durante il processo nel tribunale di Roma, 8 aprile 2019 ANSA/MASSIMO PERCOSSI

“Chi sbaglia paga, anche se indossa una divisa, ma non accetto che l’errore di pochi comporti accuse o sospetti su tutti coloro che ci difendono: sempre dalla parte delle Forze dell’Ordine”. Lo dice il ministro dell’Interno Matteo Salvini, a proposito del caso Cucchi.

Il riferimento è all’interrogatorio davanti alla Corte d’Assise del superteste Francesco Tedesco, il carabiniere imputato di omicidio preterintenzionale che purtroppo ha fatto emergere una brutta pagina nella storia dell’Arma.

“Chiedo scusa alla famiglia Cucchi e agli agenti della polizia penitenziaria, imputati al primo processo”, ha detto davanti alla Corte d’Assise il superteste Francesco Tedesco, il carabiniere imputato di omicidio preterintenzionale che purtroppo ha fatto emergere una brutta pagina nella storia dell’Arma, accusando di pestaggio gli altri due militari coimputati, Raffaele D’Alessandro e Alessio Di Bernardo.

“Al fotosegnalamento Cucchi si rifiutava di prendere le impronte: siamo usciti dalla stanza e il battibecco con Alessio Di Bernardo (uno dei carabinieri imputati) è proseguito. A un certo punto Di Bernardo ha dato uno schiaffo violento a Stefano”… poi “Cucchi è caduto a terra, battendo la testa e Raffaele D’Alessandro (anche lui cc imputato, ndr) ha dato un calcio in faccia a Stefano” ha detto Tedesco.

“Non era facile denunciare i miei colleghi”, ha proseguito Tedesco, “Il primo a cui ho raccontato quanto è successo è stato il mio avvocato. In dieci anni della mia vita non lo avevo ancora raccontato a nessuno” ha anche detto Tedesco. “Dire che ebbi paura è poco. Ero letteralmente terrorizzato. Ero solo contro una sorta di muro. Sono andato nel panico quando mi sono reso conto che era stata fatta sparire la mia annotazione di servizio, un fatto che avevo denunciato. Ero solo, come se non ci fosse nulla da fare. In quei giorni io assistetti a una serie di chiamate di alcuni superiori, non so chi fossero, che parlavano con Mandolini. C’era agitazione. Poi mi trattavano come se non esistessi. Questa cosa l’ho vissuta come una violenza”. E poi ha parlato di una raccomandazione che gli fece il maresciallo Mandolini, il suo superiore: “Tu devi continuare a seguire la linea dell’Arma se vuoi continuare a fare il carabiniere”. “Ho percepito una minaccia nelle sue parole”, ha concluso Tedesco.

“Dopo dieci anni di menzogne e depistaggi in quest’aula è entrata la verità raccontata dalla viva voce di chi era presente quel giorno”, ha dichiarato Ilaria, la sorella di Cucchi. “Le dichiarazioni e le intenzioni espresse dal comandante generale dell’Arma ci fanno sentire finalmente meno soli, si è schierato ufficialmente dalla parte della verità”.

Giovanni Nistri, il comandante dei Carabinieri, un mese fa ha scritto una lettera alla Cucchi per esprimere il suo cordoglio. “Abbiamo la vostra stessa impazienza che su ogni aspetto della morte di Suo fratello si faccia piena luce e che ci siano infine le condizioni per adottare i conseguenti provvedimenti verso chi ha mancato ai propri doveri e al giuramento di fedeltà”. 

Ilaria: “Bellissima l’ipotesi che l’Arma sia parte civile sul depistaggio”.E’ stata “per me un momento emotivamente molto forte. Perché è arrivata dopo anni in cui io e la mia famiglia ci siamo sentiti traditi”, ora “la lettera del generale Nistri è tornata a scaldarmi il cuore. A scacciare il senso di abbandono che ho vissuto in questi nove anni. Oggi finalmente posso dire che l’Arma è con me”. Lo dice Ilaria Cucchi, intervistata da Repubblica, sulla lettera che il comandante generale dei Carabinieri Nistri le ha inviato. Ilaria parla anche della possibilità che l’Arma si costituisca parte civile, in un eventuale processo per depistaggio: “So che nulla è ancora deciso. E che in ogni caso bisognerà attendere la richiesta di rinvio a giudizio per gli otto ufficiali indagati per il depistaggio. Ma ne ho parlato con il generale Riccardi, portavoce del Comandante che mi ha assicurato come l’ipotesi sia concreta – spiega -. Sarebbe bellissimo. E soprattutto, vero. Perché, come scrive Nistri, mio fratello è morto, ma ad essere lesa, insieme alla sua vita e a quella della mia famiglia, è stata anche l’Arma e i suoi centomila uomini cui la lettera fa riferimento”.



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