di Betta Malaspina
“Betto Lotti incontra Albrecht Dürer”, una mostra speciale quella nello studio Bolzani in Galleria Strasburgo, a due passi dal Duomo di Milano, che proseguirà fino al 4 maggio.
Sedici le tavole incise della Piccola Passione di Albrecht Dürer (Norimberga, 1471-1528) e 41 le chine di Betto Lotti (Imperia 1894 -1977), due anime artistiche apparentemente difficili da coniugare, se non altro per i 400 anni e passa anni che separano le loro vite, ma che l’estro per l’arte in particolare per l’incisione unisce a dispetto dello scorrere del tempo.
Lotti allievo di Guglielmo Ciardi ed Ettore Tito, entrambi noti pittori fin da giovanissimo perfeziona il suo stile, oltre che nell’incisione, nel carboncino e nella pittura a olio, mostrando una precoce inclinazione per le acqueforti,
che dopo le prime esposizioni collettive, gli fa ottenere importanti riconoscimenti.
Dürer, pittore, incisore scultore, disegnatore e architetto considerato tra i maggiori di ogni tempo in Germania viene ispirato dal padre orafo che gli trasmette il gusto delle arti figurative. Leggendari i suoi quadri come l’Adorazione dei Magi conservato agli Uffizi e l’Autoritratto con pelliccia attualmente presso l’Alte Pinakhotek di Monaco di Baviera.
«Sono molto orgoglioso di avere allestito questa mostra, che mi permette di onorare la resurrezione di Gesù in un modo speciale e crea una liaison, un dialogo immaginario tra questi due artisti offrendo al visitatore una prospettiva unica e molto rara sulla Nativita’, Crocifissione, Deposizione, Resurrezione», spiega Angelo Bolzani, titolare dell’omonimo studio. «Un’interpretazione del sacro che offre un senso di immediatezza unico ed evidenzia la pervasività del sacro nelle sue continue metamorfosi».
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