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CONTE: “DOMANI CONFIDO DI POTER VEDERE SIRI”


di Paolo Conti

“Domani confido di poter vedere Siri: non ho ancora fissato l’incontro ma sicuramente domani sarà il primo giorno utile per poterlo vedere. Datemi il tempo di riorganizzare l’agenda per la fase di rientro”. Così il premier Conte, ha risposto ai giornalisti che, a margine della sua visita alla Città proibita di Pechino, gli hanno chiesto se al suo ritorno in Italia dalla Cina avrebbe incontrato il sottosegretario Siri per valutare la sua posizione dopo l’indagine a suo carico.

MA QUALI SONO I SOSPETTI SU SIRI?

Armando Siri, senatore, sottosegretario ai Trasporti della Lega è indagato dalla procura di Roma per corruzione con l’accusa di aver ricevuto 30.000 euro o la promessa di quel denaro da parte del professore e imprenditore genovese Paolo Arata, ex deputato di Forza Italia ora molto vicino alla Lega, con interessi nel settore dell’energia eolica e dei rifiuti. Quale la posta in palio? Secondo l’accusa, Arata avrebbe chiesto a Siri di fare approvare una norma che avrebbe offerto maggiori opportunità di ottenere incentivi legati alle energie rinnovabili, di cui quindi avrebbero beneficiato le sue società impegnate in quel settore. La norma non fu poi approvata a causa del parere contrario di altri membri del governo. Secondo la procura di Roma, però, Siri provò almeno tre volte a farla inserire in un testo di legge, mostrando così di aver “asservito a interessi privati il suo incarico da senatore e sottosegretario”. Ad oggi non ci sono prove concrete, ma solo due le intercettazioni in cui Paolo Arata parla esplicitamente di “30 mila euro” in relazione alla norma sugli inventivi per l’eolico, ma senza dire nulla che possa avvalorare un suo coinvolgimento che Siri continua a negare.

Dopo la notizia dell’indagine, il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, del Movimento 5 Stelle, ha ritirato a Siri le deleghe che aveva in quanto sottosegretario, in attesa che la faccenda si chiarisca. Ma Siri è stato criticato piuttosto duramente anche dal leader del M5S Luigi Di Maio, che ha citato il coinvolgimento della mafia come fattore aggravante della posizione di Siri. L’indagine in cui è coinvolto Siri è infatti iniziata a partire da un’altra indagine della procura di Palermo sui rapporti tra Arata – e suo figlio Francesco – e Vito Nicastri, un imprenditore siciliano con grossi interessi nel settore eolico accusato di stretti rapporti con il capo di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro.

“Sono d’accordo con Salvini e infatti l’ho dichiarato anche io: non sono un giudice. Non è certo con l’approccio del giudice che affronterò il problema”, ha risposto Conte in merito all’intervista rilasciata da Salvini nella quale il ministro dell’Interno sottolineava il fatto che Conte “non è un giudice e che non sono emersi atti concreti a carico di Siri”.

“Non ho letto l’intervista”, ha dichiarato Conte, “ma i tempi della giustizia sono altri. Io ho fatto l’avvocato e mai fatto il giudice neppure prima: non lo sono adesso”.



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