La Fed ha lasciato invariati i tassi di interesse. Il costo del denaro resta fermo in una forchetta fra il 2,25% e il 2,50%. Malgrado il pressing di Trump che ieri ha esortato la Fed a tagliare i tassi dell’1% e a rafforzare il suo programma di quantitative easing per far accelerare l’economia “come un razzo”, la Banca centrale americana ha deciso all’unanimità che non era il caso, riaffermando la propria linea paziente di fronte ad una crescita “solida” ma un’inflazione “bassa”.
PERCHÉ É UNA NOTIZIA POSITIVA
I tassi d’interesse sono uno tra i più importanti strumenti a disposizione delle banche per influenzare l’economia. Se l’economia cresce troppo velocemente e c’è il rischio che l’inflazione superi il limite considerato sano (in Europa e negli Stati Uniti questo limite è del 2 per cento l’anno), la banca centrale alza i tassi d’interesse affinché prendere soldi in prestito diventi più costoso e allo stesso tempo sia più conveniente tenere i soldi depositati in banca anziché spenderli. In questo modo si mettono le briglie all’inflazione e poiché l’economia cresce meno velocemente si evita una svalutazione del denaro. Al contrario, quando l’economia cresce poco, una delle prime soluzioni a disposizione della banca centrale è quella di abbassare i tassi d’interesse. In questo modo nessuno ha il vantaggio di tenere i propri soldi depositati in banca e quindi tutti sono più portati a spendere dando un colpo di acceleratore all’economia.
PER ORA ESCLUSI TAGLI AL COSTO DEL DENARO
Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, ha escluso ravvicinate mosse sul costo del denaro, compreso un taglio per il quale ha affermato che non esistono oggi “forti ragioni” visto che l’obiettivo di fondo della Fed è quello di sostenere l’espansione economica”.
Nell’annunciare i tassi interbancari fermi al 2,25%-2,50%, i vertici della Banca centrale in un comunicato hanno parlato di una crescita “solida” e “salutare”, giustificando l’attuale attendismo come “appropriato” seppure l’inflazione al momento viaggi “sotto il target” del 2%, anziché “vicino” all’obiettivo ideale come aveva indicato in precedenza.
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