di Miguel Varriaz
Ieri il Venezuela è stato teatro ieri di due imponenti mobilitazioni, a favore e contro il governo chavista. Un braccio di ferro tra Juan Guaidó, che al grido di “sì si può!“, ha chiesto ai suoi militanti di accompagnarlo per ottenere la fine della “usurpazione” e Nicolas Maduro, che invece ha celebrato “la sconfitta della destra golpista” che “voleva portare il Paese alla guerra civile”.
Migliaia di venezuelani che si sono riuniti a Caracas e in altri stati del paese in risposta alle richieste di Nicolás Maduro e Juan Guaidó , che hanno cercato di misurare la loro forza attraverso queste dimostrazioni. Durante gli scontri, due adolescenti di 14 e 16 anni e due adulti sono morti per ferite d’arma da fuoco lo ha reso noto l’ong Osservatorio venezuelano di conflittualità sociale (Ovcs). Più di 50 invece risultano i feriti (130 in tutto il paese). Guaidó, riconosciuto come presidente da più di 50 paesi, ha chiamato “interruzioni scaglionate” da giovedì fino allo sciopero generale. Maduro, da parte sua, ha chiesto alla popolazione di esprimere pareri per creare “un piano per i cambiamenti e le rettifiche”. “Ogni giorno penso a come possiamo migliorare, quali cose dobbiamo cambiare e in che cosa stiamo sbagliando, voglio chiedere una grande giornata di dialogo per avere suggerimenti su cosa deve cambiare”, ha dichiarato Maduro.
Arringando i suoi sostenitori nel quartiere El Marqés nella capitale, Guaidò ha annunciato che a partire da oggi inizierà un programma di scioperi scaglionati nell’amministrazione pubblica, fino a far sì che tutti i settori si uniscano in uno sciopero generale. Da parte sua Maduro, rivolgendosi alla ‘Marea rossa’ chavista presentata dai suoi collaboratori come “vari chilometri di militanti”, ha sostenuto che si è trattato di “una delle marce più grandi della storia”, “una mobilitazione monumentale”.
La Spagna è sempre stata favorevole a una soluzione pacifica della crisi venezuelana e alla convocazione immediata di elezioni presidenziali libere.
Gli americani invece continuano a metterci il becco, minacciando un duro embargo ne confronti di Cuba nonostante i moniti della Russia di non intromettersi. “Se le truppe e le milizie cubane permetteranno ancora che i loro soldati provochino morte e distruzione in Venezuela, Cuba pagherà tutto ciò con sanzioni di alto livello”, ha assicurato Trump.
LA CASA DI LÓPEZ, LEADER DELL’OPPOSIZIONE, BRACCIO DESTRO DI GUAIDÓ, SACCHEGGIATA
Nel frattempo, durante i disordini di ieri, la casa del leader dell’opposizione venezuelana Leopoldo López è stata saccheggiata da diverse persone che diversi testimoni hanno identificato come membri del Servizio di intelligence nazionale bolivariano (Sebin).
“É stato il Sebin perché ci sono patrioti che vogliono la libertà del Venezuela”, ha dichiarato Lilian Tintori, moglie di Leopoldo Lopez, EFE e TVE, entrando nella sua casa per la prima volta a verificare i danni.
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