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MADURO VUOLE IL CARCERE PER LÓPEZ


Un tribunale di Caracas ha spiccato un ordine di cattura nei confronti del coordinatore del partito Voluntad Popular, Leopoldo López, che stava scontando una condanna a 13 anni agli arresti domiciliari, ma che il 30 aprile è stato liberato da soldati fedeli a Juan Guaidò, leader oppositore autoproclamatosi presidente ad interim, partecipando ad una rivolta militare vicino alla base aerea di La Carlota.


Attualmente López si trova “ospite” nell’ambasciata di Spagna nella capitale venezuelana. Il tribunale ha reso noto di aver revocato nei suoi riguardi il beneficio degli arresti domiciliari, e di aver chiesto al Servizio bolivariano di intelligence nazionale (Sebin) di catturarlo.
Se catturato dagli agenti del Sebin, sarebbe trasferito in un carcere di massima sicurezza dove dovrà restare per il resto della sua pena, meno i cinque anni, due mesi e 12 giorni già scontati.

Il governo spagnolo ha definito la richiesta di arresto per l’oppositore Leopoldo Lopez “una mossa giudiziaria prevedibile” affermando che la Spagna “non ha intenzione” di consegnarlo alle autorità venezuelane. Lo riferiscono vari media spagnoli tra cui La Vanguardia. Lopez, sua moglie e la loro bimba di appena 15 mesi si trovano – si precisa – nella residenza dell’ambasciatore spagnolo a Caracas dove si sono recati “di propria volontà”. La Spagna – riferiscono i media citando una nota del governo di Madrid – confida che le autorità venezuelane “rispettino l’inviolabilità della residenza dell’ambasciatore spagnolo”. A quanto si apprende, Lopez non ha chiesto asilo in Spagna ma non può essere arrestato nella residenza dell’ambasciatore che, pur non essendo considerata territorio iberico a differenza dell’ambasciata, è comunque protetta dalla Convenzione di Vienna.

Leopoldo López, leader del partito Voluntad Popular, ha assicurato oggi da dentro l’ambasciata spagnola a Caracas, dove si trova come “ospite” da martedì sera, che “quello che è cominciato il 30 aprile è irreversibile”.
    Il leader dell’opposizione al presidente Nicolas Maduro ha poi rivelato, rende noto il quotidiano El Nacional, che per tre settimane si è riunito nella sua residenza con comandanti e generali di diverse componenti della Forza armata nazionale bolivariana (Fanb) e della polizia.
    Dopo aver ricordato di avere ottenuto un indulto da Juan Guaidò, presidente dell’Assemblea nazionale (An) autoproclamatosi presidente ad interim, López ha sostenuto di avere dialogato con alleati e alcuni governi del mondo. “Quello su cui tutti coincidiamo – ha concluso – è lo svolgimento di libere elezioni in Venezuela. Non vogliamo imporre un governo ‘de facto’, ma libere elezioni”.

Poi l leader oppositore venezuelano ha aggiunto di non voler tornare in carcere: “E’ un inferno, ma non ne ho paura; non ho paura di Maduro, non ho paura della dittatura”. Dopo aver chiarito di non essere tornato a casa sua perché lo avrebbero portato “di nuovo nel carcere militare di Ramo Verde”, López ha sostenuto che “l’insurrezione” guidata da lui e da Juan Guaidò, l’autoproclamato presidente ad interim, ha causato “una frattura del regime”.”Si è aperta una crepa – ha detto – ed è un colpo alla Forza armata”. Ieri un tribunale di Caracas ha spiccato un ordine di cattura nei confronti di López per aver violato gli arresti domiciliari. Ma la Spagna ha ribadito che non consegnerà l’oppositore alla giustizia venezuelana.



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