di Marco Pagallo
Eurostat stima che nel 2018 le emissioni di biossido di carbonio (CO2) dovute alla combustione di combustibili fossili siano diminuite significativamente del 2,5% nell’Unione europea (UE), rispetto all’anno scorso. Un dato che può solo che rallegrare visto che le emissioni di CO2, che sono le maggiori responsabili del riscaldamento globale e rappresentano circa l’80% di tutte le emissioni di gas serra dell’UE, sono influenzate dalle condizioni climatiche, dalla crescita economica, dalle dimensioni della popolazione, dei trasporti e dalle attività industriali (N.d.R.: dalle importazioni ed esportazioni di prodotti energetici: ad esempio se il carbone viene importato, ciò comporta un aumento delle emissioni, mentre se l’elettricità viene importata, non ha alcun effetto diretto sulle emissioni nel paese importatore).
Ma dove è avvenuto il più grande calo delle emissioni CO2?
Secondo le stime di Eurostat, nel 2018 le emissioni di CO2 sono diminuite nella maggior parte degli Stati membri dell’UE, toccando i livelli più alti in Portogallo (-9,0%), seguito da Bulgaria (-8,1%), Irlanda (-6,8%), Germania (-5,4%), Paesi Bassi (-4,6%) e Croazia (-4,3%). Aumenti sono invece stati registrati in otto Stati membri: Lettonia (+ 8,5%), Malta (+ 6,7%), Estonia (+ 4,5%), Lussemburgo (+ 3,7%), Polonia (+ 3,5%), Slovacchia (+ 2,4%), Finlandia (+ 1,9%) e Lituania (+ 0,6%).
Scopri di più da WHAT U
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.