di Mario Lee
Donald Trump, ieri nel tardo pomeriggio, ha firmato un ordine esecutivo escludendo le aziende statunitensi dall’uso di apparecchiature di telecomunicazione da fonti che l’amministrazione americana ritiene minacciose per la sicurezza nazionale. Ergo chi usa apparecchiature con marchio Huawei, che secondo Trump rappresenta un rischio spionistico per le reti di infrastrutture occidentali, dovrà buttarle al macero. Una decisione drastica quella di Trump che rischia di aggravare, se possibile ancora di più, le tensioni con la Cina.
Donald Trump, ieri nel tardo pomeriggio, ha firmato un ordine esecutivo escludendo le aziende statunitensi dall’uso di apparecchiature di telecomunicazione da fonti che l’amministrazione americana ritiene minacciose per la sicurezza nazionale. Ergo chi usa apparecchiature con marchio Huawei, che secondo Trump rappresenta un rischio spionistico per le reti di infrastrutture occidentali, dovrà buttarle al macero. Una decisione drastica quella di Trump che rischia di aggravare, se possibile ancora di più, le tensioni con la Cina.
Funzionari dell’amministrazione di Trump hanno detto ai giornalisti che il documento riflette l’impegno di Trump nel mantenere le reti della nazione al sicuro dagli avversari stranieri. E altri funzionari statunitensi hanno apertamente esercitato pressioni sugli alleati per non utilizzare l’attrezzatura di Huawei, sostenendo che i prodotti dell’azienda potrebbero offrire al governo cinese un modo per spiare le comunicazioni sensibili degli Stati Uniti.
L’amministrazione Trump svilupperà regole più specifiche nei prossimi 150 giorni, secondo un alto funzionario, e le aziende statunitensi saranno invitate a offrire feedback.La proposta potrebbe rivelarsi costosa per gli operatori wireless di piccole e grandi dimensioni, molti dei quali utilizzano apparecchiature di Huawei a causa del costo inferiore rispetto ai concorrenti più importanti, come Nokia e Ericsson in Europa.
CONTINUA LA LOTTA DURA ANCHE SUL FRONTE DELLE IMPORTAZIONI
E’ già noto che i giorni scorso l’amministrazione Trump ha più che raddoppiato le tasse sulle importazioni cinesi fino a $ 200 miliardi, massimale che ora il presidente americano vuole fare salire a 300 miliardi di dollari. Un’escalation che a quanto pare coprirebbe qualsiasi tipologia di merce.La reazione e risposta dei cinesi è stata quella di aumentare le tariffe su $ 60 miliardi di importazioni statunitensi. Alcuni economisti americani dicono che i problemi sono iniziati da quando la Cina entrò a far parte dell’Organizzazione mondiale del commercio nel 2001, gli ottimisti si aspettavano che la Cina aprisse la sua economia. E che forse il Partito Comunista Cinese avrebbe concesso più libertà politica mentre il Paese aumentava i contatti con le democrazie industrializzate del mondo. Invece i risultati furono deludenti. Poi nel 2012 Xi Jinping è arrivato al governo. Pechino nel 2015 presentò un programma ambizioso, Made in China 2025, per trasformare le aziende cinesi in leader mondiali in campi avanzati come la robotica e l’intelligenza artificiale. Da qui i sospetti degli americani che la Cina avesse come obiettivo quello di soddisfare le sue aspirazioni rubando segreti commerciali, costringendo i trasferimenti di tecnologia, e impedendo a società straniere di competere nel mercato cinese.
I risultati di un rapporto commerciale sbilanciato sono evidenti: il deficit commerciale degli Stati Uniti con la Cina lo scorso anno ha toccato il record di $ 379 miliardi.
Ma ora Trump ha detto basta.
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