di Maureen Duval
Per gli antichi greci lo scopo del lavoro era guadagnarsi il tempo libero Oggi siamo tutti concentrati sulla dimensione temporale delle nostre azioni. Ci svegliamo e pensiamo di essere già in ritardo e la giornata prosegue spesso scandita da impegni inderogabili. “Chi rifiuta e basta è schiavo di ciò che odia, non discepolo di ciò che ama”, ha scritto Simone Perotti nel suo libro “Adesso basta: Lasciare il lavoro e cambiare vita”, facendo evidentemente riferimento a situazioni che hanno già messo a dura prova il nostro sistema nervoso. A volte però lasciare il lavoro per avere più tempo per seguire le proprie passioni non è così semplice, tante le motivazioni, in primis quelle economiche, ma poi bisogna fare i conti anche con altre variabili. Tra le quali anche il prestigio, il potere che quando si conquistano è difficile poi rinunciarci. Ma poi ci sono le eccezioni ossia quelle persone che pur avendo optato per un lavoro che ha offerto loro e continua ad offrire loro grandi soddisfazioni, trovano il tempo per dedicarsi all’attività legata a doppio filo alle loro passioni. Oppure hanno cambiato radicalmente vita.
PUÒ SUCCEDERE A 30 ANNI…
Come Carlotta e Mike, che si sono incontrati per la prima volta a Krabi, nella costa ovest della Thailandia meridionale, un luogo da favola, caratterizzato da scogliere calcaree scoscese a picco sul mare, fitte foreste di mangrovie e più di un centinaio di isole. Lì si sono innamorati e poi sposati. Una storia la loro che somiglia al remake di Laguna Blu. Ricordate il film degli anni Ottanta, diretto dal regista Randal Kleiser, tratto dal romanzo La laguna azzurra dello scrittore del primo-novecento Henry De Vere Stacpoole, interpretato da Christopher Atkins e dall’allora quattordicenne Brooke Shields? Ecco più o meno una storia simile, solo che per Carlotta e Mike, che hanno rispettivamente 28 e 32 anni, vivere a Krabi non è stata una costrizione, ma una scelta di vita e d’amore.
Entrambi si sono lasciati alle spalle Carlotta, Milano, e una laurea in Lettere Moderne mentre Mike, Preston, (Lancashire, England) e un lavoro da decoratore d’interni. What-u li ha incontrati per farsi dal vivo la loro storia, partendo dal loro primo incontro. «Ci siamo incontrati per la prima volta nella casa di un amico di Mike, Philip anche lui inglese in vacanza a Krabi. L’idea era quella di trascorrere assieme un pomeriggio di relax a casa sua e li ho conosciuto il mio attuale, bellissimo, marito», racconta Carlotta.
Mike però ci tiene subito a precisare: «In realtà io l’avevo già notata più di una volta in motorino in giro per il villaggio e quando l’ho incontrata a casa di Philip è stato amore a prima vista». «Era la fine di aprile», prosegue Carlotta, «ed ero in Thailandia, già da 5 mesi, entusiasta del mio lavoro di guida turistica su una barca, della mia nuova casa in mezzo alla giungla, di questo nuovo paese, e della mia nuova vita. Prima di arrivare nel sud est asiatico», precisa «ho vissuto in Argentina, dove ho avuto la fortuna di conoscere nuove persone, fare nuove esperienze e vivere con parte della mia famiglia argentina (il cugino di mia mamma Luciano e’ argentino). Lì ho conosciuto un ragazzo, che parlando di viaggi mi ha introdotto alla scoperta della Thailandia. Così sono partita per Krabi per andare a trovarlo, una semplice vacanza, per mettere ordine nella mia testa e capire cosa volessi dal mio futuro. Mi sono bastate poche settimane per capire ed essere certa di volere rimanere in questo posto meraviglioso.
Poco caotico, veramente thai, giungla ovunque, mare cristallino e attività all’aperto in abbondanza, il mio sogno». «Prima di trasferirmi in Tailandia», interviene Mike, «lavoravo come pittore e decoratore e ogni sera mi allenavo in una palestra di boxe thailandese. Poi, nel gennaio 2016, mi sono trasferito in Thailandia per una sponsorizzazione di boxe. Vivevo da solo, mi concentravo sulla mia carriera e mi allenavo ogni giorno, due volte al giorno. É stata la Muay Thai che mi ha portato a vivere qui per diventare un combattente migliore e imparare di più dai miei istruttori thai. Fino a quando è arrivata Carlotta nella mia vita e tutto è cambiato. Tranne la mia passione per la Muay Thai. Ora sono un combattente sponsorizzato e lavoro come formatore». Il discorso ovviamente non può non toccare il tempo libero. «Ho da sempre amato l’oceano, sono decisamente una persone da mare più che da montagna, anche se qui ho la fortuna di essere circondata da entrambi», racconta Carlotta.
«Ho un lavoro stagionale, da novembre a maggio per noi alta stagione, ciò significa belle giornate, mare piatto, sole spendente e mille pesci con cui nuotare tutti i giorni. Fare la guida turistica su una barca pirata è divertente, stancante, esilarante e davvero gratificante», sottolinea Carlotta. «Inizio la mia giornata alle 6.45 del mattino andando a correre e allenandomi, pratico May thai anche io, e poi alle 13 inizio il mio tour in barca per le 4 isole di Ao nang Torno a casa alle 20. Sono giornate lunghe, ma ripaganti sotto ogni aspetto, soprattutto quando ho la fortuna di poter nuotare con accanto a balene, tartarughe e pesci dai mille colori. Una delle cose che più mi piace della Thailandia sono i mercatini locali, qui ne abbiamo uno diverso ogni giorno in una parte diversa del villaggio: la frutta, la verdura e le spezie sono le cose che più mi piace acquistare. Ormai ho i miei fruttivendoli thai di fiducia che raccomandano sempre il mango più maturo. I thailandesi sono persone umili, sempre sorridenti, pronti ad aiutare il prossimo, rispettosi verso chiunque.
Hanno una cultura forte, fatta di legami familiari e di religione, per la maggior parte buddhista, ma qui al sud con una ampia parte musulmana. Ho sempre ammirato e rispettato la loro cultura, cercando di assorbirla e farne tesoro Ho la fortuna di lavorare con persone thai, la mia seconda famiglia, ogni giorno che mi insegnano sempre cose nuove. Ricordo di aver avuto qualche difficoltà nel cambiare il mio atteggiamento, sopratutto quando si saluta qualcuno, mi spiego meglio. Qui nessuno si scambia baci o abbracci in pubblico, cosa normalissima per noi quando si incontra un amico o un conoscente in Thailandia è buon costume usare il Wai, ossia mettere le mani a forma di preghiera di fronte al proprio petto e chinarsi leggermente con la testa. E se il Wai è importante, ancora di più lo è salutare o chiamare per nome con l’appellativo Pii qualcuno più adulto di noi: così si mostra il rispetto alle persone pia anziane». E poi aggiunge: «Ormai sono 4 anni che siamo stabili qui ad Ao nang. Viviamo in una bellissima casa in mezzo alla giungla, circondati da 2 cani, 6 gatti (non siamo pazzi, ma e’ davvero utile avere tanti gatti per non avere serpenti in casa!) e 3 petauri dello zucchero, si quei bellissimi topini volanti. Viviamo una vita semplice, siamo felici e abbiamo la fortuna di poter andare al mare, fare trekking, andare a fare kayaking tra le mangrovie, aiutare gli elefanti nel nuovo santuari appena aperto e prenderci cura dei cani randagi del villaggio.
Siamo circondati da una bellezza incredibile e ci sentiamo molto fortunati. Uno dei progetti di cui vado molto fiera in questo momento è il mio giardino, ho iniziato da qualche mese ad avere diverse piante da frutta e verdura che spero mi diano buoni risultati. Uno dei progetti a cui stiamo pensando da molto tempo è la realizzazione di un canile per aiutare i cani più bisognosi e quelli randagi che purtroppo non appartengono a nessuno. Purtroppo però aprire un’attività in Thailandia non è semplice quando si e’ stranieri, perché legalmente, se non si è cittadini thailandesi, non si può essere proprietari al 100 per 100 di nessun bene. Un’altra idea che abbiamo Mike ed io è quella di costruire un piccolo resort eco sostenibile con piccoli bungalows in mezzo alla natura, con pannelli solari, riciclo di plastica, un ampio giardino e cocchi freschi, insomma una piccola oasi per turisti e non, ma molte sono ancora le variabili da valutare». «A me piacerebbe anche utilizzare la mia esperienza nel fitness nei nostri affari futuri», ci tiene a precisare Mike. Momenti belli, ma altri anche difficili. «Come la perdita di mio nonno», racconta Carlotta. «Purtroppo quando si vive lontani dalla propria terra di origine e succedono queste cose ci si sente impotenti, lontani ma vicini con il cuore, e forse anche un po’ diversi da come si era prima. Ma so che mio nonno Brunetto è fiero di questo mio cambiamento e fiero di me». Riguardo al capitolo amici Carlotta dice: «Il momento più esilarante e’ sicuramente stato l’essere stata circondata per la prima volta in 4 anni da tutti i miei più cari amici per il giorno del mio matrimonio. Abbiamo riso, pianto, brindato tutti insieme. I miei amici mi mancano come l’aria, tutti i giorni, ma averli avuti qui per il giorno più importante della mia vita lo ha reso ancor più speciale».
PUÒ SUCCEDERE DAI 45 ANNI IN AVANTI…
C’è invece chi non ha avuto bisogno d andare a vivere dall’altra parte del mondo per coltivare la passione di una vita. Roberto Cocchi, 50 anni, milanese di adozione, di professione bancario, ha sempre mantenuto vivo l’amore per il calcio praticandolo, seppur non con quella continuità che avrebbe voluto mantenere, per le solite normali ragioni lavoro, famiglia e qualche infortunio sul campo a causa del quale ha dovuto abbandonare per un po’ il gioco. Ma mai come in questo caso si può dire che non tutte le disgrazie arrivano per nuocere. Perché è proprio grazie agli infortuni che a Roberto viene la brillante idea di crearsi un piano B per continuare a giocare a calcio, per mantenersi in forma senza trascurare il divertimento.
«Così è nata Antacalciomilano, un’Associazione Sportiva Dilettantistica, la cui offerta è rappresentata da allenamenti in un campo di calcio e ha come target persone tra i 40 ed i 50 che immagino come me sentano questa esigenza», spiega Cocchi. «Nessuna partita, solo allenamento, guidato e ben strutturato (N.d.R.:: allenatore+preparatore atletico) il cui obiettivo è quello di mitigare i rischi di infortuni ed ottenere il doppio risultato ossia forma fisica e divertimento. Il tema è quindi non è tanto quello di restare giovani quanto di allenarsi in base alla propria età e per un appassionato di calcio combinare questo aspetto con la possibilità di ritrovare il proprio tocco di palla ed una maggiore sicurezza in campo è un risultato impagabile che riempie di soddisfazione». Nel Nord Europa è già una realtà consolidata con i Football Fitness, tra l’altro con target di persone molto più âgée, che va dai 60 agli 80.
«Il principale esponente è il Prof. Peter Krustrup della University of Southern Denmark, che ho contattato per chiedere suggerimenti», rivela Cocchi, che riguardo la tipologia del servizio di Antacalciomilano ci tiene a precisare: «Parliamo di allenamenti di calcio per adulti composti principalmente da 3 fasi. Una parte di preparazione atletica (warm-up), una parte di allenamento tecnico/fisico con la palla (football exercises, passing games, controlling), una partitella finale. Io lo definisco 20/20/20, dividendo l’oramai allenamento (60 minuti) netti, caratterizzati da fluidità e continuità dell’allenamento. Con pochi tempi morti e costante sollecitazione fisica, seppure in modo graduale e senza strappi. In questo modo, l’allenamento si presta per varie tipologie di persone, da quelle lontane dai campi da molto tempo e che sentono la necessità di rimettere in moto il proprio fisico sia atleticamente sia tecnicamente prima di cimentarsi in partite, a quelle che desiderano semplicemente giocare a pallone evitando o riducendo il più possibile i rischi di infortuni come anche la parte competitiva, magari in aggiunta ad altre attività fisiche. Con Antacalciomilano mi sono dato l’obiettivo di realizzare un allenamento guidato da personale esperto con due specialità complementari: un preparatore atletico, che cura la prima parte dell’allenamento per mettere in moto il fisico in maniera graduale e coerente con l’età dei partecipanti e un allenatore con patentino, esperto per la parte più giocata. Entrambi usano gli usuali strumenti di allenamento (scalette, dischetti, asticelle per salti, connetti, palloni) per delimitare il campo e definire le aree ed i percorsi di allenamento. L’allenamento con la palla invece è caratterizzato da soccer drills, ossia giochi rapidi con continui cambi di ruolo per tenere alta l’attenzione e sollecitare fisico e tecnica. Si gioca su un campo a 7 in erba sintetica. La scelta del campo a 7 è una scelta tecnica poiché la dimensione del campo permette di soddisfare anche le esigenze di chi desidera correre di più, ma sempre nell’ambito di una dimensione comunque contenuta e non dispersiva come potrebbe essere un campo a 11. Mentre il campo a 5 è ancora più stressante per i legamenti. Il numero massimo di partecipanti di prassi è di 16/17 iscritti per corso. Il costo dell’attuale corso di 5 mesi (ci si allena una volta la settimana) è di €350, ma stiamo valutando per le successive edizioni (da Settembre / Ottobre 2019) anche la possibilità di un corso che prevede due sedute a settimana. Si tratta quindi di 20 settimane».
… IL RESTO DELLA SQUADRA
Antacalciomilano ha un preparatore atletico Luca Dal Degan, che racconta a What-u come è iniziata la sua avventura con Cocchi. «Sono stato contattato tempo prima quando Roberto si stava muovendo per farla nascere. Il mio contributo è tutto nella parte fisico/atletica tipica di un allenamento calcistico, quindi lo sviluppo delle varie capacità che permettono a una persona di praticare questo tipo di sport nelle migliori condizioni possibili. La mia esperienza è composta da molta teoria universitaria unita alla mia tesi impostata sul calcio e dall’esperienza nel settore dilettantistico, dove mi occupo della preparazione atletica di bambini di scuola calcio e ragazzini della agonistica».
Fabio Fonsati , preparatore atletico, ha iniziato ad allenare nei campi da calcio nel lontano 2001. «Ho cominciato così per scherzo in una piccola società dilettantistica di Milano come aiuto allenatore di un mio amico, poi ho iniziato a gestire gli allenamenti in prima persona. Trovo l’idea di Roberto molto formativa, perché prima di giocare a pallone bene occorre sapersi allenare bene».
Claudio Geccherle, 46 anni, un passato da sportivo a livello agonistico ad alti livelli in atletica leggera, per poi passare al calcio.
«Ultimamente mi ero allontanato dallo sport un po’ per mancanza di tempo (2 figli) un po’ per svogliatezza. Avevo bisogno di un appuntamento fisso e contrattuale (nel senso che pagando non posso inventare scuse per mancare) per tornare a giocare e qui mi si prospettava un allenamento sia di rieducazione motoria sia di calcio giocato. Siamo un’ armata brancaleone ognuno con un passato diverso, ma con la voglia ancora di divertirsi mettendoci anche dell’agonismo».
Filippo Salvo
«Erano circa 20 anni che non toccavo un pallone, e questa si è trasformata in una bella occasione per frequentare e ricreare il cameratismo dei tempi del liceo e dell’università con persone della mia età e la passione comune per il calcio. Non voglio mollare. Se il fisico risponde, avrò raggiunto il mo obiettivo».
Martina Pozzoli, 20 anni, è l’unica donna della squadra. «Mi sono resa conto di quanto io ami veramente giocare a calcio solo a 19 anni, ovvero quando ormai era troppo tardi per entrare in una squadra, e questo corso mi sta comunque dando l’opportunità di giocare, anche se si tratta solo di allenamenti, in maniera professionale. Sono l’unica ragazza e anche la più giovane, ma per me questo non è un problema, perché fin da piccola ho sempre preferito giocare coi maschi».
Lorenzo Zacchetti, 46 anni: «Sono venuto a sapere dell’iniziativa perché io seguo da vicino il mondo dello sport amatoriale, essendo Consigliere del Municipio 7 al secondo mandato ed essendo stato in passato responsabile del Dipartimento Sport per il PD di Milano. Gioco nella squadra del Comune di Milano, della quale sono orgogliosamente il capitano, ormai da cinque anni. Pensavo che giocando con una certa regolarità (ho giocato anche varie volte a San Siro!) l’allenamento sarebbe stato privo di problemi, ma invece è tutta un’altra cosa: siccome non mi allenavo veramente dai tempi delle scuole medie, dopo il primo allenamento ho avuto per due giorni i muscoli delle cosce rigidissimi. Il fatto che l’età media della popolazione sia sempre più alta e ci obblighi ad “alzare l’asticella” e a rimanere attivi anche oltre i 40, credo sia un’opportunità da cogliere…».
Giulio Carra, 46 anni, dirigente, ex giocatore amatoriale di I e II categoria, ora gioca i campionati e i tornei a 7 e 11 open e over 40.
«Che cosa mi aspetto da questa nuova avventura? Voglio rimettermi in forma fisicamente e che lo faccia in gruppo e anche col pallone, visto che non sono un amante degli allenamenti in solitaria, quindi non mi piace andare a correre o chiudermi in palestra, ritengo sia una bella chance. La volontà di rimettermi in forma fisicamente, e di farlo mentre si lavora anche sulla tecnica, divertendomi e sudando è stata la spinta decisiva. Per impegni di lavoro e personali, è sempre difficile organizzare e impegnarsi ad andare anche a una sola partita d calcetto la settimana, a volte pure in condizioni fisiche non ottimali. Mancava un’ idea del genere, un corso con un preparatore atletico serio, un allenatore con patentino per la parte tecnica e un gruppo di adulti con lo spirito da ragazzini».
Giampiero Pincetti, 52 anni, la sua passione è il running, quindi ama fare corse su strada, mezze maratone, maratone. «Mi alleno parecchio, 5/6 gg a settimana in funzione dell’obiettivo di gara che intendo preparare, ma la mia vera passione sportiva è e rimane il calcio. Ho giocato a calcio a livello agonistico dall’età di 10 anni fino all’età di 35 anni e alla mia età pensare di poter fare anche se solo per un’ora la settimana allenamenti con il mister, il preparatore atletico come tanti anni fa l’ho trovato da subito fantastico. E poi, cosa non secondaria, è anche un ulteriore momento di aggregazione per persone che all’incirca sono coetanei. Dal punto di vista fisico poi allenamenti di questo tipo, diversi da quelli che faccio per la corsa, mi consentono di fare una “variazione sul tema”».
Mohan Desai «Erano anni che non dedicavo del tempo ad attività sportiva. Una corsa ogni 6 mesi, una nuotata ogni 4 mesi, palestra provata, ma mai piaciuta, (iscritto open 14 mesi con risultato finale di 7 ingressi in totale). Con Antacalcio ho trovato una proposta che coniuga il recupero di una preparazione atletica, il divertimento con la palla tra i piedi e tutto servito in un comodo appuntamento settimanale: devo solo preoccuparmi di uscire per tempo dall’ufficio e dopo 1 ora sono sul campo con il preparatore atletico, l’allenatore ed i ragazzi del gruppo. E finora non ho saltato nemmeno un allenamento».
… E OVER 60
Le passioni si coltivano a qualsiasi età. Massimiliano Ferrari, over 60, la passione per la musica l’ha dovuta accantonare e giovanissimo, quando già aveva una sua band e suonava con discreto successo in tournée per l’Italia. Poi si è palesata l’occasione di lavorare in banca, l’idea di mettere su famiglia era nei piani immediatamente successivi, e così per dirla alla Checco Zalone, alle serate nei night, ha preferito il posto fisso. Però nel tempo libero ha sempre continuato a suonare arrivando persino al punto di realizzare una specie di mini sala di registrazione insonorizzata, dove provare i suoi brani, dentro casa. «Il mio amore per la musica è nato grazie a mia Zia Albina, la zia spagnola, fu lei che mi diete i primi long play da ascoltare, una scoperta per me che fino a quel momento avevo ascoltato solo 45 giri. Ricordo ancora adesso l’emozione nell’ascoltare gli LP dei Rolling Stones (Flowers), di Bob Dylan (Nashville Skyline), dei Beatles (Revolver) solo per citarne alcuni. L’ascolto di Electric Ladyland di Jimi Hendrix (Electric Ladyland) mi diede la spinta propulsiva e la voglia di volere entrare direttamente in quel mondo, prendendo in mano uno strumento e cominciare a capire come mettere in moto e la magia che porta a mettere insieme le note e a creare musica».
Poi hai scelto di percorrere un’altra strada… «Ma non ho mai abbandonato la musica. In Italia vivere di musica è assolutamente difficile, lo era allora e oggi lo è ancora più, se poi trovi un posto in banca il confronto economico non regge. Di contro è rimasto il tempo libero per continuare a portare avanti questa mia passione, e anche una certa comodità economica per poter acquistare strumenti di qualità. La passione e le gratificazioni sono stati i motori che hanno fatto in modo di poter portare avanti questa passione parallelamente al lavoro, certamente ci sono state giornate dure, sopratutto quelle lavorative, dopo aver fatto particolarmente tardi la sera prima per avere suonato a un concerto ed essere andato a dormire alle 3 d notte. Nel 2009 sono andato in pre-pensionamento e da quel momento quello che era diventato un hobby è finalmente diventato un impegno prioritario nella mia vita Ma non l’unico. Nel tempo libero coltivo già da qualche anno la passione per l’arte figurativa Come? Creo icone che rappresentano personaggi che hanno stimolato la mia creatività musicale e non solo. Paul McCartney, John Lennon, Jimi Hemdrix, sono solo alcuni nomi. Poi c’è l’arrangiamento che ha realizzato prendendo lo spunto di Greta Thunberg. Mancava un po’ di musica al discorso di Greta e quindi ho pensato che la musica potesse dare ancora più enfasi al suo coraggio.
Nel dicembre del 2018 Greta Thunberg, 15 anni, ha tenuto un discorso alla conferenza sul cambiamento climatico organizzata dalle Nazioni Unite a Katowice, in Polonia, di fronte ai rappresentanti delle grandi potenze mondiali. Un discorso semplice e cristallino sulla salvaguardia del pianeta, che mi ha profondamente colpito e emozionato. Le sue frasi sono rimaste scolpite nella mia mente, tanto che è nata in me l’esigenza di inserire alcune delle frasi del discorso di Greta in un linguaggio più universale come quello della musica».
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Mi sembra un’iniziativa molto intelligente. Capisco chi ha passione vera per il calcio è che ad un certo punto debba lasciare, suo malgrado, il campo per gli impegni, l’eta che avanza, l’impossibilita Di fare allenamenti e quindi il pericolo che giocando anche in modo amatoriale , ci si possa far male e si sia costretti a rinunciare alla propria passione. Questa organizzazione mi sembra entusiasmante. Complimenti!