La regola del debito “non è stata rispettata” nel 2018, nel 2019 e non lo sarà nel 2020, e quindi “è giustificata” una procedura per debito eccessivo: lo scrive la Commissione Ue nel rapporto sul debito italiano. Per Bruxelles il rallentamento economico “spiega solo in parte l’ampio gap” nel rispetto della regola, e la “retromarcia” su alcune riforme pro-crescita del passato, come quella delle pensioni, e il deficit proiettato oltre il 3% nel 2020, rappresentano “fattori aggravanti”.
CHE COSA SIGNIFICA?
Il fatto che la Commissione europea abbia messo sotto la lente di ingrandimento l’Italia non significa l’apertura immediata della procedura di infrazione, ma riguarda uno degli step precedenti. Oggi infatti la Commissione ha presentato una relazione (a norma dell’articolo 126 (3) del Trattato sul funzionamento dell’Ue) sul rispetto da parte dell’Italia del criterio relativo al debito nell’anno 2018, nella quale ha scritto che ritiene giustificata l’apertura di una procedura di infrazione per debito eccessivo.
La parola ora spetta al Comitato economico-finanziario (composto dai rappresentanti dei ministri del Tesoro dei Paesi Ue) che si riunirà in due settimane. Sulla base dell’opinione del Comitato la Commissione valuterà se proporre formalmente al Consiglio Ecofin (composto dai Ministri economici e finanziari dei Paesi Ue) l’apertura della procedura di infrazione. La procedura quindi verrà aperto solo in presenza di un voto favorevole da parte dell’Ecofin durante la prossima riunione del 9 luglio.
Dati problematici: il debito che sale dal 131% al 132% e il deficit strutturale che aavrebbe dovuto calare allo 0,3% invece peggiora d 0,1%
“Il debito italiano resta una grande fonte di vulnerabilità per l’economia” e “le nuove misure e il trend demografico avverso capovolgono in parte gli effetti positivi delle riforme pensionistiche del passato e indeboliscono la sostenibilità a lungo termine” delle finanze, danneggiata anche dall’ “aumento dei tassi d’interesse dei titoli di Stato osservato nel 2018 e 2019”: scrive ancora la Commissione Ue nel rapporto sul debito italiano. “Bruxelles si aspetta che il debito italiano salga sia nel 2019 sia nel 2020 oltre il 135%, anche a causa di “un avanzo primario in discesa, e privatizzazioni non raggiunte e sebbene restino limitati i rischi di rifinanziamento nel breve termine, il debito pubblico resta una fonte di vulnerabilità dell’economia italiana”.
Tra le raccomandazione dell’Ue all’Italia quelle di usare le entrate inattese per abbattere il debito, spostare la tassazione dal lavoro, combattere l’evasione, specialmente l’omessa fatturazione, rafforzando l’uso di pagamenti elettronici, e abbassando la soglia per i pagamenti in cash. E poi quella di ripescare le passate riforme delle pensioni per ridurre il peso di quelle di vecchiaia sulla spesa pubblica, creando spazio per altre spese sociali pro-crescita. “Per l’Italia”, detto il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, “la procedura non si apre oggi. Prima devono esprimersi gli Stati membri”. Il premier, Giuseppe Conte, dal Vietnam, ha già assicurato che farà di tutto per evitare la procedura europea.
“Le recenti politiche dell’Italia”, ha detto ancora Dombrovskis, “hanno inflitto danni. L’Italia paga per interessi sul debito tanto quanto spende per tutta l’istruzione, pari a 38.400 euro per abitante, e la crescita si è quasi interrotta”.
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