Lo spostamento dell’economia verso il settore terziario è una tendenza a lungo termine già osservata nell’UE nella seconda metà del XX secolo. Nel 2018, l’occupazione nei servizi ha rappresentato il 74% dell’occupazione totale nell’UE rispetto al 66% nel 2000, mentre l’occupazione nell’industria è diminuita dal 26% nel 2000 al 22% nel 2018 e l’agricoltura è dimezzata dall’8% al 4%. Per quanto riguarda il valore aggiunto, i servizi hanno generato il 73% del valore aggiunto totale nel 2018, l’industria del 25% e l’agricoltura del 2%.
Tra gli Stati membri, la quota di occupazione agricola nel 2018 è stata la più alta in Romania (23% dell’occupazione totale), Bulgaria (18%), Grecia (11%) e Polonia (10%), mentre le quote più elevate per l’occupazione industriale sono stati osservati in Cecenia (37%), Slovacchia (32%), Polonia (31%), Romania e Slovenia (entrambi al 30%). Le attività di servizio rappresentavano l’80% dell’occupazione totale o poco più nei Paesi Bassi, nel Regno Unito, in Belgio, a Malta, in Francia, in Lussemburgo e in Danimarca.
Ma che cosa si produce nel terziario? In questo settore economico si producono o forniscono servizi, ovvero tutte quelle attività complementari e di ausilio alle attività del settore primario (agricoltura, allevamento, ecc.) e secondario (manifattura). In sostanza il settore terziario si può suddividere in tradizionale (comprendente servizi tradizionalmente presenti praticamente in ogni epoca e cultura) e avanzato (caratteristico degli ultimi decenni). Oltretutto il settore terziario è il più vario ed evoluto ma soprattutto eterogeneo tra tutti i settori. (M.T.)
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