di Samuela Pastacaldi
Ecco arrivato il responso dei cartelloni. Due sono le diciture che non vorremmo mai leggere accanto al nome dei nostri figli: “giudizio sospeso”, che significa che deve recuperare qualche materia a settembre, (trattasi degli arcinoti debiti), oppure “non ammesso alla classe successiva”, che è sinonimo di bocciatura, ossia un giudizio che non lascia alcuna via di scampo. Come comportarsi in questi casi, cosa fare e non fare, cosa dire e non dire? Per capire qual è il comportamento più opportuno da adottare What-u ha intervistato Chiara Pozzi, psicologa, psicoterapeuta infantile di Milano.
Con la fine della scuola alcuni ragazzi subiscono bocciature o ricevono debiti formativi. Cosa provoca questo, da un punto di vista psicologico, nei nostri ragazzi?
Spesso il ragazzo che ha preso più di un debito formativo o che non è stato ammesso alla classe successiva ha già una storia di almeno un anno, a volte anche di più, di insuccessi scolastici. Questo mette spesso a dura prova l’autostima dei nostri ragazzi, che rischiano di vivere ciò come un fallimento personale globale. Non sempre questo è espresso direttamente dal ragazzo. Più di frequente, un calo di autostima viene celato dietro atteggiamenti di apparente disinteresse o superficialità. Se non diamo la giusta lettura, con una certa profondità, rischiamo di rafforzare il disinvestimento del ragazzo dal lavoro scolastico.
Spesso bocciature o debiti formativi scatenano nelle famiglie grossa tensione. Come è utile che i genitori si comportino in queste situazioni, appena ricevuto l’esito?
Non è infrequente che le difficoltà scolastiche dei figli risveglino un senso di inadeguatezza nei genitori, che possono vivere tali insuccessi con un senso di profonda vergogna. Può capitare che sperimentino loro stessi un senso di fallimento come genitori e ciò può portare a tensione in tutto il nucleo familiare, atteggiamenti troppo rigidi. Ciò può facilmente amplificare il senso di fallimento dei figli. Non dimentichiamo che non solo i bambini ma anche i ragazzi più grandi hanno il desiderio di rendere orgogliosi di sè i propri genitori. Spesso non lo mostrano apertamente. È invece utile che il genitore si concentri sulle difficoltà del figlio come “un incidente di percorso” che va capito insieme al ragazzo e agli adulti di riferimento ed affrontato per essere risolto. È, in altre parole, una prima palestra di vita per insegnargli ad analizzare e risolvere una difficoltà. Sarà molto importante chiedere al proprio figlio di analizzare il perché della sua caduta , ascoltare le sue riflessioni e le sue opinioni può essere molto prezioso nel farlo sentire più attivo di fronte alla sua risoluzione.Quindi, direi che nell’immediato servono comprensione e vicinanza emotiva.
Come potremo poi comprendere al meglio la causa degli insuccessi scolastici dei nostri ragazzi ?
Se si tratta di una bocciatura, la situazione è sempre preceduta da marcate difficoltà durante tutto l’anno scolastico. Un raccordo con i docenti, nel corso d’anno, ci avrà certamente dato utili informazioni per orientarci circa le difficoltà scolastiche dei nostri figli. Se è un problema solo di scarso impegno e fatica ad assumersi le responsabilità, la bocciatura oppure il prendere qualche debito formativo potrà essere l’occasione per acquisire consapevolezza di tale limite come ostacolo alla realizzazione del proprio futuro. Alcuni ragazzi, riescono l’anno successivo ad aggiustare il tiro. Spesso dovremo anche a casa fare un lavoro educativo maggiormente orientato alla responsabilizzazione, alla capacità di sopportare certe fatiche. In caso di bocciatura, specie se si tratta di un inizio di scuola superiore, sarà necessario comprendere se tale evento sia l’esito di una scelta scolastica poco adatta alle sue potenzialità o interessi. In questo caso, tali difficoltà possono essere un indice prezioso perché il ragazzo possa effettuare una scelta a lui più consona. Bocciature, invece, al primo anno della scuola media, sono spesso legate al fatto che il ragazzo non era pronto ,per qualche aspetto, al passaggio di ciclo. Potrà servire un lavoro sul metodo di studio oppure un supporto per qualche materia in cui il ragazzo presenta delle lacune. Teniamo conto poi di un altro aspetto importante: dietro ad un apparente disimpegno del ragazzo, a volte, si possono celare aspetti di ansia, senso dì incapacità , magari rispetto a qualche particolare ambito disciplinare. Il costrutto di autoefficacia di Bandura (1986) può spiegare perché i ragazzi perdono motivazione e tendono ad abbandonare proprio laddove hanno maggiori difficoltà, tendendo ad evitare proprio le esperienze che li fanno sentire più incapaci.
In caso di fatiche nell’individuare il tipo di difficoltà del ragazzo, non esitate a rivolgervi ad uno psicologo scolastico -ormai presente all’interno di molte scuole- che vi potrà aiutare nel fare chiarezza. Una visione esterna a volte è davvero molto utile, senza per questo “patologizzare” le difficoltà dei nostri figli.
Sia nel caso di debiti che di insuccessi scolastici più marcati è comunque essenziale che anche l’anno successivo i genitori facciano un vero “lavoro di squadra” con i docenti per comprendere ed aiutare le difficoltà del ragazzo ed evitare che incappino in altri insuccessi, eventualmente cambiando il percorso di studi se sembra essere la scelta migliore.
Ci sono atteggiamenti che è bene i genitori evitino, nell’ottica di aiutare i figli dopo una bocciatura o se prende dei debiti formativi?
L’ottica deve essere quella di sostenere i nostri ragazzi, come dicevamo, per evitare che vivano le difficoltà scolastiche come un fallimento globale di sè, aspetto che può incrinare la fiducia nelle proprie potenzialità.
Quindi, non è certo utile arrabbiarsi o colpevolizzarlo troppo rispetto all’accaduto. Mai dirgli che abbiamo perso fiducia in lui, che non crediamo possa migliorarsi. È essenziale anche evitare di addossare le colpe ai docenti deresponsabilizzando i nostri ragazzi. Può capitare di non essere in accordo con il pensiero di qualche insegnante ma l’azione educativa degli adulti deve essere compatta nel mettere anche alla luce le responsabilità dei ragazzi perché possano operare dei cambiamenti e quindi crescere migliorandosi.
Anche le punizioni risultano davvero poco utili, specie se il nostro obiettivo è aiutare i ragazzi a sviluppare maggiore consapevolezza di sè e dei propri limiti. Spesso, la punizione invece accresce la rabbia e la disistima di sè.
Come organizzare le vacanze estive e capire se possono avere bisogno di un supporto per la preparazione degli esami di riparazione? Come comportarsi durante l’estate, invece, se ha subito una bocciatura?
L’estate, in caso di bocciatura, è il momento ideale per riflettere sull’accaduto con serenità ma serietà . In particolare, se si tratta di ragazzi che faticano nell’impegnarsi, iniziare a rivedere certe linee educative, iniziando a richiedere loro maggiore collaborazione ed incarichi, non necessariamente intellettuali, come fare la spesa ai nonni, occuparsi del giardino di casa. Occorre abituare maggiormente al “fare fatica”. Alcune ripetizioni, nelle materie che comportavano maggiori difficoltà al ragazzo, possono aiutarlo a colmare le lacune. Nel caso di debiti, le ripetizioni sono utili, in particolare, se il ragazzo fatica nella comprensione della materia o se ha accumulato una tale insicurezza in se stesso che lo può portare a scarso impegno ed evitamento del compito. Negli altri casi, specie se lui non desidera essere supportato da nessuno, si potrà fare un patto chiaro con il ragazzo che monitoreremo la sua gestione del lavoro ed interverremo nel caso notassimo delle difficoltà. Come ultimo consiglio, direi “mai cambiare i programmi delle vacanze dell’ intera famiglia in conseguenza degli esiti scolastici del figlio”. Le difficoltà scolastiche non devono togliere la possibilità alla famiglia di godere del benessere della pausa estiva, necessario per riprendere con maggiore impegno l’anno scolastico successivo.
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