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SALVINI CERCA ROTTURA. QUANTO RESISTERANNO ANCORA CONTE E DI MAIO AI SUOI ATTACCHI?


di Matteo Ciacci

Ieri il vicepremier e Ministro dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali, Luigi Di Maio, parlando ai giornalisti a margine di un incontro con i militanti a Terni ha detto: “I prossimi giorni saranno importanti per le trattative con Bruxelles e dobbiamo essere una squadra, non dobbiamo pensare ogni giorno a cosa scrivere sul giornale ogni mattina o quale intervista rilasciare, qui serve un lavoro di squadra per ottenere un risultato che è quello di scongiurare la procedura di infrazione e ottenere i margini per abbassare le tasse a fine anno. Per governare non bastano le parole. Serve metterci la faccia come abbiamo fatto noi sui cantieri”, ribadisce Di Maio. “Non basta dire le cose, bisogna farle. Se servono 10 miliardi la Lega presenti un piano, visto che la Flat tax è loro, noi la sosteniamo, ma l’hanno promessa loro e ora se ne assumono loro la responsabilità. Perché scaricare sugli altri è troppo facile. La Lega ha vinto le elezioni europee, non può dire sempre che è colpa degli altri. E poi: “I soldi per tagliare le tasse non si trovano sui giornali. Lo abbiamo sempre detto: noi siamo leali, manteniamo la parola data e la flat tax è nel contratto di governo”. E se da una parte di Maio, cerca continuamente di gettare acqua sul fuoco, anche per non innervosire gli umori degli alleati europei, in un momento in cui della diplomazia occorrerebbe fare tesoro, dall’altra Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio e ministro dell’interno del Governo Conte, butta benzina sul fuoco, lasciando trapelare non soltanto la sua crescente intolleranza alle regole Eu, ma anche nei confronti di Di Maio e Conte, cercando il plauso delle gente a mezzo stampa e sulle piazze puntando il dito su argomenti che invece di discutere a porte chiuse con gli alleati di Governo, preferisce comunicare direttamente alle piazze. “Per governare non bastano le parole. Serve metterci la faccia come abbiamo fatto noi sui cantieri” ribadisce Di Maio. “Non basta dire le cose, bisogna farle. Se servono 10 miliardi la Lega presenti un piano, visto che la flat tax è loro, noi la sosteniamo, ma l’hanno promessa loro e ora se ne assumono loro la responsabilità. Perché scaricare sugli altri è troppo facile. E poi ricorda: “Lo abbiamo sempre detto: noi siamo leali, manteniamo la parola data e la flat tax è nel contratto di governo”.

Matteo Salvini “UBI MAIOR MINOR CESSAT”

“Evitare la procedura d’infrazione è l’obiettivo, spero, di tutti, ma non a ogni costo”, ha spiegato Matteo Salvini mentre da Bruxelles arrivava la notizia di un’Italia isolata, con i capi di Stato e di governo orientati verso la linea dura nei confronti del nostro Paese. Il ministro ha anche auspicato un anticipo sulla tabella di marcia per l’approvazione della Legge di Bilancio:  “E’ chiaro che è un momento difficile, ma anche un momento storico. Più siamo a ragionarci e meglio è. Io farei la manovra il prima possibile, la farei entro la fine dell’estate e no, poi non voglio andare a votare, lasciamo tranquilla la gente”. E quando sembra che dopo avere detto la sua se ne torni tranquillo al suo ministero “per lavorare per gli italiani” torna all’attacco puntando il dito sugli argomenti che stanno più a cuore al Bel Paese. “Flat Tax subito. Altrimenti saluto e me ne vado”, un concetto ribadito in diverse occasioni, ribadito ieri, ma poi stemperato nelle dichiarazioni del corso della giornata:  “Se riesco a lavorare non espongo il Paese a 4-5 mesi di caos economico e finanziario. Se riesco a fare le cose che ho in testa, vado avanti non per 4 mesi, ma per 4 anni”, ha detto. Un avvertimento che lascia invece presagire che in realtà Salvini pensi già da mesi tutto il contrario. E sul confronto con l’Europa, il vice premier ha aggiunto: “Conte è li a trattare su un binario indicato dal Parlamento, evidentemente evitare l’infrazione è obiettivo di tutti ma non a ogni costo”. Insomma Salvini non molla la presa. Prima “cova sotto la cenere”poi “cavalca la tigre” diventando pungente con gli alleati a mezzo stampa, continuando a seminare per raccogliere consensi e nel frattempo farsi un po’ di campagna elettorale.

Conte: “Io mai con il cappello in mano”

Anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha sottolineato che nel corso della trattativa con l’Europa l’Italia non intende assecondare a priori le condizioni di Bruxelles “Quando io mi muovo, non per ragioni personali ma istituzionali rappresento l’Italia, una potenza del G7 e ne sono orgoglioso. Ho fatto 37 missioni, forse ora 38,39, e chi mi ha incontrato può testimoniare che non ho mai avuto l’atteggiamento di chi ha il cappello in mano. Io il cappello non lo porto, non lo porto nemmeno a Bruxelles”.

Come andrà a finire è difficile dirlo. Anche se la chiusura degli alleati europei non lascia presagire nulla di buono. “Sono certo che la Commissione garantirà che l’Italia attui in modo rapido ciò che deve essere fatto o procederà”, ha avvertito il premier olandese Mark Rutte.  E ora il Governo sarebbe meglio che Conte, Salvini e Di Maio si scambiassero pensieri e riflessioni in privato per evitare l’effetto “tante parole niente fatti”.

Anche Margrethe Vestager, politica danese della Sinistra Radicale, (Radikale Venstre), un partito social-liberale di centro, membro nel Parlamento Europeo del gruppo dei Liberaldemocratici (Alde) e dal 2014 Commissario europeo per la concorrenza non mostra aperture riguardo le tensioni nei rapporti Italia-Ue . E dice al Festival del ‘Foglio’, secondo quanto riporta un abstract: “Non è affatto nuovo che qualcuno dica: Tutti gli altri non hanno capito niente, io ho capito tutto e ho qui la soluzione miracolosa. E’ un’idea vecchia. Non molto innovativa. “I libri di storia – ha aggiunto – sono pieni di esempi così. Ciò che deve fare riflettere è che i cittadini credano a queste storie e dicano: ‘Voglio votare ancora per loro”.

La riorganizzazione dei 5 stelle

I parlamentari e gli attivisti Cinque Stelle chiedono un cambio di passo. Il punto più controverso sarebbe l’organizzazione locale. Due le correnti: c’è chi vuole una presenza maggiore e più capillare sul territorio, con una segreteria locale ben definita, e chi preferirebbe mantenere la forma fluida che ha contraddistinto finora i Cinque Stelle. Per discuterne ci sarà ancora tutta l’estate. La nuova organizzazione arriverà in autunno, probabilmente in concomitanza con il decennale dalla nascita del Movimento, nella kermesse Italia 5 Stelle, il momento ideale per Di Maio per raccogliere il più ampio consenso possibile prima di vararla.



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