Il divertimento è una cosa seria a dirlo Alessandro Lacovara, Managing Director di PHD Italia, l’agenzia media, di comunicazione e marketing Phd di Omnicom Media Group, che ha appena reso nota una ricerca il cui obiettivo era quello di mettere sotto la lente di ingrandimento un campione significativo di italiani per identificare che cosa intendono per divertimento. Come e quanto si divertono gli italiani? Quali delle attività compiute nel corso della giornata influiscono sul loro livello di divertimento? E in che misura? Qual è il rapporto tra l’utilizzo della tecnologia e il divertimento? “Abbiamo voluto indagare la dimensione fun con una metodologia rigorosa perché il divertimento oggi è una delle leve più potenti nelle mani di brand, agenzie, creatori di contenuti, amministratori, politici perfino, per ingaggiare consumatori, utenti, cittadini. Viviamo in un contesto in cui il successo o l’insuccesso della comunicazione si misura lungo il confine sottile che separa la cosiddetta economia dell’attenzione da quella della distrazione. Ecco perché per noi il tema del divertimento è diventato strategico: l’efficacia non è più legata a un singolo media, bensì al contesto e allo stato d’animo in cui le persone si trovano quando devono essere ingaggiate. Le evidenze della ricerca su tecnologia e divertimento dimostrano, inoltre, che dall’era dell’hi-tech siamo entrati nell’era del fun-tech: la tecnologia, quando viene introdotta, funge da acceleratore del divertimento, ma non dobbiamo dimenticare che ha un tasso di obsolescenza molto elevato. La sfida, dunque, è quella di riuscire a trasformare l’occasione in relazione”.
Il “fun index”
La ricerca utilizza un’analisi di tipo fattoriale ed econometrica basata su una serie di variabili relative alle attività compiute nel corso della giornata: dal lavoro allo svago, passando per il cibo, la mobilità e l’utilizzo delle piattaforme digitali. In ordine alle oltre 50 variabili, che costituiscono una sorta di mappa delle abitudini quotidiane degli italiani, al campione di oltre 3000 intervistati tra i 18 e i 64 anni è stato chiesto di definire da un punto di vista emotivo, su una scala da 0 a 6, la sensazione di noia, indifferenza o divertimento provata in ogni singola attività. Sulla scia dei dati raccolti la ricerca in primo luogo ha costruito un indicatore del divertimento, un “fun index”, classificato su tre livelli:
- Nonmipassa: livello più basso di divertimento
- Tranqui: livello medio di divertimento
- Top: livello più alto di divertimento
Secondo i risultati ottenuti, oltre la metà degli italiani (il 57% del campione) hanno una vita poco divertente e appartengono dunque al livello Nonmipassa, seguiti dal 31% di Tranqui, che hanno un livello medio di divertimento e dal 12% di Top, che registrano il livello più alto. Percentuali che restano pressoché invariate tra uomini e donne, con le donne Nonmipassa, quindi annoiate, di poco superiori rispetto agli uomini: 59% contro 55% (rispetto al 57% della media del totale campione).
I 45-54enni sono quelli che si divertono di più
In base all’età, invece, sono i 45-54enni a presentare la maggior incidenza del livello di divertimento Top: il 28% contro il 24% dei 34-44enni, il 22% dei 55-64enni e il 13% sia di 18-24enni che di 25-34enni.
Il giorno preferito per fare sesso e andare al supermercato (entrambe pari merito)? Il martedì
Sorprendentemente il giorno della settimana in cui gli italiani si divertono di più è il martedì, un dato che può essere letto come effetto post “sindrome del lunedì” oppure come conseguenza di un’altra evidenza della ricerca: è il giorno in cui gli intervistati hanno inserito maggiormente il sesso tra le attività divertenti della giornata. Analizzando nel dettaglio le attività, o abitudini, che impattano maggiormente sul livello di divertimento, si evidenziano le relazioni sociali, l’happy hour, la spesa on-line, il food delivery, il sesso (che se la gioca alla pari con il supermercato!), il car-sharing e le piattaforme di streaming video o audio come Netflix e Spotify.
I servizi online legati la cibo sono al top
È interessante notare come la tecnologia, in generale, svolga il ruolo di “acceleratore” del divertimento: il cibo ordinato attraverso le piattaforme digitali rende “mangiare a casa” da noioso a divertente, lo shopping online è tre volte più divertente di quello fisico, così come la spesa on-line è vicina a raddoppiare il divertimento rispetto a quella al supermercato e il car-sharing supera non solo il trasporto pubblico, ma anche la moto e la bicicletta.
Facebook, Instagram e Twitter divertenti quanto il giardinaggio!
In controtendenza l’utilizzo dei social network, che non sembra impattare in modo significativo sul livello di divertimento, con Facebook e Instagram divertenti tanto quanto il giardinaggio e Twitter poco di più. E se prendiamo in considerazione le applicazioni di messaggistica, WhatsApp registra un effetto addirittura negativo. Dati che sembrano indicare come i social siano ormai diventati una routine. Nel campione di oltre 3000 osservazioni anche lettura e ricerca di informazioni non risultano coinvolgenti.
Fino e oltre i 50 ci si diverte di più
Attraverso l’analisi econometrica la ricerca ha stimato la probabilità di divertirsi al variare di determinate condizioni, relative alle caratteristiche o alle abitudini dei componenti del campione. Tra le principali evidenze è emerso che essere uomo è un vantaggio: riduce la probabilità di appartenere alla categoria Nonmipassa di 4 punti percentuali; per l’uomo, inoltre, la probabilità di appartenere ai livelli 2 e 3 (Tranqui e Top) è più alta di 2 punti percentuali rispetto alle donne. L’età, invece, ha un impatto trascurabile, quasi irrilevante e, in ogni caso, opposto a quanto comunemente si creda: con l’aumentare dell’età, almeno fino a 50 anni e oltre, diventa più probabile divertirsi.
Meglio sposati che single!
Un’altra sorpresa riguarda sposati e single: il 58% di chi registra il livello di divertimento più alto è sposato, più del doppio rispetto ai single, fermi al 20%. Anche il numero dei componenti della famiglia incide sul livello di divertimento della propria vita: vivere in una famiglia numerosa aumenta la probabilità di divertirsi di un punto percentuale. Come facilmente intuibile, invece, il tempo dedicato al lavoro riduce la probabilità di divertirsi: dedicare il 10% in più della giornata al lavoro si traduce, nello specifico, in un aumento di 4 punti percentuali della probabilità di rientrare nella categoria Nonmipassa. Stesso discorso per il livello di reddito: appartenere alle fasce di reddito tra i mille e i duemila euro mensili aumenta la probabilità di rientrare nel livello più basso di divertimento di ben 12 punti percentuali rispetto alle fasce di reddito più alte.
Le grandi città sono meno divertenti dei piccoli centri. Al Sud si ride di più
La vita nelle grandi città non è sinonimo di vita divertente, al contrario: nei piccoli centri, sotto i 50 mila abitanti, cresce la probabilità di divertirsi e in quelli piccolissimi (sotto i 5 mila abitanti) la probabilità di far parte del gruppo Nonmipassa diminuisce di 9 punti percentuali. E il Sud “se la gode” molto più del Nord e del Centro, con una probabilità di finire nel livello di divertimento più basso inferiore di ben 10 punti percentuali: abitano al Sud, infatti, il 51% degli intervistati che si divertono di più, contro il 32% del Nord e il 17% del Centro. Facile intuire, dunque, come il match Roma-Milano, in quanto a divertimento, si concluda a favore della capitale, fatta eccezione per lo shopping fisico e la spesa al supermercato, due attività che risultano più coinvolgenti a Milano.
Essere “geek”
Essere “geek”, possedere cioè diversi dispositivi tecnologici e dedicarvi del tempo, aumenta la probabilità di divertirsi di 5 punti percentuali e se si guarda al più recente dei device, campione di vendite in questi mesi, cioè l’assistente vocale, il dato arriva al 6%. La variabile “home assistant” ha il peso maggiore insieme a smartwatch, trackers e visore VR; seguono console, tablet e smart tv. Per quanto riguarda l’intrattenimento, le piattaforme streaming pesano più degli abbonamenti tradizionali. È interessante notare come, inoltre, per gli individui iperconnessi e appassionati di tecnologia all’aumentare del tempo destinato alla mobilità aumenti anche la probabilità di divertirsi di più: è possibile che l’uso dei device digitali sia facilitato dal tempo trascorso su un mezzo di trasporto.
Non solo il martedì, anche il giovedì ci fa sentire più felici
La ricerca ha indagato anche il rapporto tra divertimento e felicità, intesa come benessere soggettivo, rilevando un coefficiente di correlazione tra “fun index” e indicazione di soddisfazione generale pari a 0,4, un valore lontano dalla correlazione perfetta che è pari a 1. Questo significa che le due dimensioni, divertimento e percezione soggettiva di felicità, sono associate e si muovono nella stessa direzione, ma non si sovrappongono, perché non catturano la stessa cosa. Sono sovrapponibili, in pratica, al 40% e non al 100%. Ecco perché il giorno più divertente della settimana, il martedì, non corrisponde a quello percepito come il più felice, che risulta essere il giovedì: il martedì gli italiani cercano il divertimento per compensare l’effetto negativo dell’inizio settimana (la cosiddetta “sindrome del lunedì”), mentre il giovedì iniziano ad assaporare l’aspettativa del weekend. Insomma a volte la felicità non si trova solo nell’avere, ma anche nell’attesa di qualcosa di bello che può renderci felici. Esattamente come sempre è accaduto. Solo con qualche variante in più. Pharrell Williams docet. Nella sua canzone “Happy”cantava: “Fai un passo avanti se senti che è quello che vuoi fare”. (A.R.)
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