di Paola Sacco
Nuovo round del vertice europeo per la scelta dei top leader in Europa. Dopo due giorni di fitte consultazioni, anche nottetempo, il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk ha riconvocato i 28 per le 11 di oggi. Il premier Giuseppe Conte prima di partire, durante un breve incontro con la stampa, ha dichiarato: “Vediamo quanto durerà. Ieri dopo un’intensa notte e intenso giorno, 18 ore e mezzo di lavoro, ci siamo aggiornati perché abbiamo cercato di fare capire assieme ai nostri colleghi che cosa dobbiamo decidere tutti, perché non possiamo costruire e avviare questa nuova legislatura sulla base di decisioni prese da un precostituito e soprattutto ho spiegato ai miei omologhi e leader che l’Europa è a 28 non 2, 3 o 4 blocchi. Io rappresento tutti i cittadini italiani e quindi se L’Italia non partecipa alle decisioni, l’offesa non è al Presidente del Consiglio italiano, ma è a tutti i milioni di cittadini italiani che hanno regolarmente votato e come tutti hanno diritto ad essere rappresentati. Abbiamo ottenuto questo risultato sulla base di un’intensa attività anche diplomatica ovviamente perché bisogna mediare e se non si coinvolgono anche altri paesi non si va da nessuna parte. Occorrevano creare un’asse almeno con 8 paesi per creare un blocco e colgo l’occasione per dire che è scorretto dire che l’Italia ha fatto strategia con il gruppo di Visegrád, Non c’è stata una strategia, un’alleanza pre-costituita, predefinita semplicemente siamo riusciti a coinvolgere altri paesi, ognuno con differenze di sensibilità. Tutti con un obiettivo comune. Quindi oggi partecipiamo a questo collegio, a questo consiglio consapevoli di poter partecipare tutti alle decisioni”. Poi Conte ha aggiunto: “Per quanto riguarda il voto dell’Italia per le nomine Eu, ho già dichiarato che il nostro Paese rivendica il diritto di potere dare il suo contributo in funzione della decisione finale, puntando su personalità forti e che abbiano una visione strategica. Non possiamo pensare a una nomina del tutto avulsa dai criteri di appartenenza a famiglie politiche, affiliazioni politiche non avrebbe senso. Questo criterio però non può essere assorbente. Ce ne sono assolutamente altri prima. Perché innanzitutto occorre puntare sulla personalità capaci di avere una visione d’insieme e strategica, secondo bisogna tenere conto della distribuzione geografica, terzo anche del genere e su questo punto faccio faccio un’anticipazione: a me piacerebbe un premier donna”. Poi pungolato sulla situazione dei conti italiani ha precisato: “Ieri abbiamo lavorato in Consiglio Ministri e abbiamo deliberato un disegno di legge che riguarda l’assestamento, la rendicontazione quindi ora possiamo inviare i nostri documenti ufficiali in Europa mettendo sul piatto oltre 7 miliardi, che sono quelli che ci consentono e consentiranno di poter dire siamo in linea con le previsioni che avevamo anticipato. Ricordate l’obiettivo del 2,04% previsto per il 2019? Bene siamo perfettamente in linea con quanto ci eravamo prefissati e la cosa più bella da comunicare ai cittadini italiani è che questo è accaduto non tagliando le spese sociali, ma semplicemente perché ci sono state maggiori entrate quindi maggiori ricavi”. Riguardo ai rumors di ieri per l’assenza dei due vicepremier al Consiglio dei ministri, Conte ha risposto ai giornalisti: “Nessuna presa di distanza, Di Maio era all’estero e il presidente Salvini, che ha partecipato per buona parte della seduta, ha dovuto andare via perché aveva degli impegni al Viminale”.
La proposta avanzata domenica da Angela Merkel del tandem Frans Timmermans-Manfred Weber per le presidenze di Commissione e Parlamento europeo non è andata giù a quasi tutti i premier popolari dei Paesi Ue. Ed ora rischia di diventare un boomerang non solo per la cancelliera, ma anche per quell’asse franco-tedesco contro il quale tanti continuano a dire di no. “C’è un’evidente perdita di lucidità nel modus operandi della donna più potente d’Europa”, ha commentato chi sta vivendo da vicino l’impasse creatosi attorno alla scelta dei candidati per le nomine Ue. Uno stallo causato in primis proprio dai popolari, che invece di sostenere la strategia di Merkel (e Macron), l’hanno silurata come forse non era mai accaduto prima. Contro la proposta arrivata dall’asse franco-tedesco si sono schierati quasi all’unisono Bulgaria, Croazia, Ungheria, Irlanda, Polonia, Romania e altri Paesi non governati dai popolari, come l’Italia.
“Merkel ha compiuto errori inspiegabili”, secondo molti osservatori. Prima di tutto di metodo, non preparando adeguatamente il terreno nel Ppe alla proposta che poi avrebbe presentato. Ma anche di sostanza, nel tentare di imporre una candidatura al Parlamento Ue, l’unica istituzione dell’Unione eletta direttamente dai cittadini. A tutto ciò si aggiunge l’ostilità dei popolari nei confronti di un accordo che sembra rispondere troppo agli interessi della Germania, tanto che i maligni sostengono sia stato messo a punto dall’ex presidente del Pe, il socialista tedesco Martin Schulz. Così la cancelliera tedesca Angela Merkel, dopo tante contestazioni e risultati elettorali deludenti, ha deciso di passare il testimone ad Annegret Kramp-Karrenbauer. Questo appuntamento con Bruxelles oggi per lei rappresenta un tassello importante per la sua carriera che seppure sia arrivata al traguardo, lei desidera chiudere senza perderci la faccia visto che per anni, lei è stata colei che nel bene e nel male, è sempre stata un imprescindibile punto di riferimento politico nel suo Paese e nell’Unione Europea.
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