di Massimo Pievanave
Il 26enne marocchino Dhabi Amine, accusato di aver violentato, il 3 novembre del 2017, una ragazza bolognese all’epoca 17enne, all’interno di un vagone di un treno in stazione centrale è stato assolto con formula dubitativa. Così ha deciso il Tribunale collegiale di Bologna, presieduto dal giudice Valentina Tecilla. Il pm Roberto Ceroni aveva chiesto per l’imputato, assistito dall’avvocato Alessandro Cristofori, una condanna a sei anni. L’episodio fu oggetto di un acceso dibattito per un post su Facebook, scritto dal parroco bolognese don Lorenzo Guidotti, che all’epoca dei fatti criticò il comportamento della ragazza, commentando su Facebook lo stupro denunciato con frasi choc tipo: “Adesso capisci che oltre agli alcolici ti eri già bevuta tutta la tiritera ideologica sull’accogliamoli tutti? … tesoro … a questo punto, svegliarti seminuda direi che è il MINIMO che potesse accaderti”. Nelle ore seguenti, il prete aveva chiesto scusa, spiegando che non voleva colpevolizzare la vittima, ma denunciare la cultura dello sballo. Ma i passi da gambero non gli servirono più di tanto
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, la giovane fu avvicinata da due magrebini, uno dei quali era Dhabi Amine. Poco dopo lei si accorse di non avere più il cellulare: per gli agenti era stato il 26enne a sottrarglielo e, con la scusa di recuperarlo, la convinse a seguirlo in stazione dove poi sarebbe avvenuta la violenza.
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