di Miguel Alvarez
Con l’esplosione di un tradizionale fuoco d’artificio oggi si è dato il via alla Fiesta de los toros, la famosa festa dei tori meglio nota come la festa di San Firmino (fiestas de San Fermín o Sanfermines, Sanferminak in basco) che viene celebrata ogni anno a Pamplona, capitale della regione spagnola di Navarra. I festeggiamenti sono iniziati poche ore fa, per la precisione a mezzogiorno, nella piazza del municipio con il lancio del chupinazo, o txupinazo, come scrivono i baschi: il razzo che annuncia le feste. Il razzo di prassi viene lanciato da una persona (solitamente in rappresentanza di un’associazione) eletta dagli abitanti di Pamplona nel mese di giugno. E quest’anno la scelta è caduta sul nome di Jesús Garísoain, direttore aggiunto della banda municipale La Pamplonesa, che prima di accendere la miccia dal balcone del municipio ha gridato alla folla la formula con la quale si dà il via ai festeggiamenti: “Pamplonesas. Pamploneses. Irundarrak. ¡Viva San Fermín! (¡Viva!) Gora San Fermin! (Gora!)”. Dando il via ai festeggiamenti con un’esplosione di gioia da parte dei festaioli che hanno iniziato a spruzzarsi del vino l’uno contro l’altro, macchiando in rosa il tradizionale abbigliamento bianco e la sciarpa rossa.
Una festa entrata nel cuore non solo degli spagnoli, ma anche in quello del noto scrittore, Ernest Hemingway, che a questa ricorrenza ha dedicato un suo romanzo “The Sun Also Rises”. Duecentomila i residenti scesi nelle strade ai quali quest’anno si stima si accoderanno circa un milione di visitatori, attratti da questa corsa di circa 850 metri a fianco di scatenatissimi tori, nell’arena della città oltre che dalle serate di festa senza interruzioni. Molte anche le levate di scudi di gruppi che sono scesi in piazza non per partecipare alla kermesse, ma per protestare contro questa manifestazione in difesa degli animali, e che sono anche diventate un appuntamento fisso negli ultimi anni. Alla vigilia del festival, dozzine di attivisti seminudi mettono in scena un’esibizione simulando i tori infilzati morti sulle strade di Pamplona per attirare l’attenzione su ciò che invece loro non interpretano come una festa, ma vedono come crudeltà nei confronti degli animali per il divertimento umano, anche se le corride sono protette dalla Costituzione spagnola come parte del patrimonio culturale del paese. C’è anche da dire che la a città sta anche cercando di lasciarsi alle spalle anche lo scandalo derivante da uno stupro di gruppo di una donna di 18 anni durante il festival del 2016 per il quale il mese scorso la Corte Suprema spagnola ha condannato gli aggressori a 15 anni di carcere per stupro perché pienamente consapevoli del crimine che stavano commettendo al punto da vantarsene anche via WhatsApp. Il caso ha portato le autorità di Pamplona a intensificare la sorveglianza della polizia e a creare cabine informative, app per telefoni cellulari e hotline 24 ore su 24, consentendo segnalazioni immediate dei casi di abuso.
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