di Mara Vanni Tassan Din
Le regioni del Nord primeggiano per la quantità di operazioni sospette delle mafie, con il 46,3%. Al Sud la percentuale è del 33,8% e al Centro del 18,7%. E’ quanto emerge dall’ultima relazione della Dia. Secondo il documento, “il maggior numero di operazioni finanziarie sospette di ‘interesse istituzionale’, emerse con riferimento alle regioni del Nord, può essere indicativo di una mafia liquida che investe in questa parte del Paese in maniera occulta, utilizzando per i propri scopi criminali delle teste di legno”. Un focus di approfondimento è stato riservato alla “Criminalità nigeriana”, della quale viene offerto uno spaccato anche di carattere sociologico. I recenti fatti di cronaca danno conto, di una realtà criminale che si caratterizza per una forte componente mistico-religiosa, associata ad un uso indiscriminato della violenza. Un’organizzazione che la Suprema Corte di Cassazione ha qualificato come mafiosa a tutti gli effetti e che, per essere contrastata, va innanzitutto compresa nella sua natura e su cui è, pertanto, fondamentale mantenere alta l’attenzione. Il 28 novembre 2018 è stato un momento sicuramente non irrilevante nella lotta alla criminalità organizzata, con l’approvazione di una norma nel D.L. 113/2018, che prevede l’obbligo per le cancellerie dei Tribunali, delle Corti d’Appello, delle Sezioni Misure di Prevenzione e degli Uffici dei G.I.P. di trasmettere telematicamente, ogni 15 giorni, alle Questure competenti per territorio e alla Direzione Investigativa Antimafia, il dispositivo delle sentenze di condanne irrevocabili a pene detentive e dei provvedimenti ablativi o restrittivi emessi nell’ambito delle rispettive attribuzioni. Il provvedimento dà ulteriore concretezza alla Direttiva del Ministro dell’Interno dell’agosto 2015, sulla “Circolarità informativa in tema di lotta alla criminalità organizzata”, che aveva confermato il ruolo “centrale” della DIA nel sistema della prevenzione.
Un ruolo di supporto, in stretta sinergia con le Forze di polizia, degli uffici territoriali di Governo nelle attività istruttorie rivolte al rilascio della documentazione antimafia, e per questo punto di confluenza e di raccordo dell’attività informativa in materia di criminalità organizzata. Una centralità, ulteriormente confermata da altre due Direttive del Ministro dell’Interno, che hanno assegnato alla DIA un “ruolo baricentrico” nell’attività di raccolta degli elementi informativi funzionali all’esecuzione delle opere, pubbliche e private, nelle aree dell’Italia centrale colpite dal terremoto nel 2016, sia da un successivo D.M. e nell’ambito dei controlli amministrativi antimafia sugli appalti, a supporto delle Prefetture. Un passo in avanti notevole quello fatto lo scorso novembre dal legislatore che ha interpretato, in chiave moderna, il “metodo di lavoro” lasciato come eredità dal pool Antimafia di Palermo. Infatti ora a DIA e le Questure grazie all’opportunità di raccogliere le informazioni contenute nelle sentenze di condanna irrevocabili e dai provvedimenti di sequestro e confisca emessi dal’autorità giudiziaria su tutto il territorio nazionale, possono generare un valore aggiunto per fini di analisi, in termini preventivi e repressivi. Un ruolo centrale la DIA se lo è ritagliato in qualità di driver della Rete @ON, un innovativo canale info-investigativo che, sotto il coordinamento di EUROPOL, agevola lo scambio di informazioni sulle organizzazioni criminali “strutturate” presenti negli Stati dell’Unione Europea. L’obiettivo della Rete, che ha trovato anche un canale di finanziamento nello scorso mese di novembre grazie al progetto ONNET, è quello di contrastare più efficacemente le proiezioni criminali ed economico-finanziarie delle organizzazioni transnazionali, attraverso le attività preventive e giudiziarie, anche mediante la costituzione di “Squadre investigative comuni”. Alla Rete @ON hanno già formalmente aderito la Germania, la Francia, la Spagna, il Belgio, i Paesi Bassi, l’Austria, l’Ungheria e la Romania. Ulteriori Stati Membri ed alcune Nazioni esterne all’Unione Europea hanno avviato le procedure di adesione, rivelando una sensibilità verso un problema che si sta progressivamente diffondendo. La Rete ammette, infatti, anche la partecipazione di Paesi esterni all’Unione Europea, perché è stata pensata considerando soprattutto la capacità delle organizzazioni mafiose di operare alla stregua di holding affaristiche internazionali.
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