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“CRISI DI COPPIA”, QUALI DOMANDE PORSI E COME USCIRNE… QUANDO È POSSIBILE


di Marzia Trescor

Enrico Gamba, psicoterapeuta, ipnoterapeuta e psicologo

L’estate è uno di quei periodi nei quali i nodi irrisolti tra le coppie vengono inevitabilmente al pettine. Così quella coperta che per tutto l’anno si cerca di tirare da una parte e dall’altra tutto l’anno ad un tratto viene proprio voglia di gettarla al vento. «La situazione delle relazioni in Italia è di certo complessa», spiega lo psicoterapeuta, ipnoterapeuta e psicologo Enrico Gamba. «Sempre più persone si lasciano interrompendo cammini di vita importanti, spesso coinvolgendo anche i figli. Parlando di matrimoni la durata media al momento della separazione è di circa 17 anni. In media», precisa Gamba, «i mariti hanno 48 anni, le mogli 45 anni. Spesso in quegli anni le persone entrano in crisi come se si risvegliassero a se stesse, decise ad intraprendere un nuovo cammino. Le ragioni delle separazioni sono fra le più svariate: tradimenti, incompatibilità, diminuzione del sentimento. In generale la questione è il poco contatto, il calo nella comunicazione, nella capacità di stare insieme, di vivere momenti intensi di condivisione».

Difficile scegliersi, ma attrazione a parte come si fa a capire se la persona che abbiamo accanto è davvero quella giusta? Quali gli elementi da prendere in considerazione per fare una valutazione che va oltre al cuore?

«Difficile da dire. Prima di tutto si tratterebbe di riflettere se esista o meno una “persona giusta”. Il punto è che ogni relazione è unica e irripetibile, come del resto lo è anche ogni persona. Alle volte sono le situazioni ad unirci, altre l’attrazione per uno o più particolari aspetti. A mio avviso in generale all’inizio di una relazione una regola d’oro è quella di darsi del tempo per “scegliere”. Sei mesi? Un anno? Il tempo necessario per conoscersi. Valori, aspettative, modi di vivere le relazioni, la comunicazione, la sessualità, progetti di vita, desideri rispetto alla vita come anche modi di intendere la fedeltà, il tradimento, il lavoro, gli amici, la famiglia di origine, tutti questi aspetti così importanti dovrebbero essere conosciuti per poter comprendere se insieme è possibile costruire qualcosa. Ma poi la questione è il percorso, il costruire insieme. Iniziare una relazione o scegliere una persona con cui costruire una vita insieme pensando che le cose andranno sempre bene è da ingenui. La questione è di lavorare sulla coppia».

Ci sono delle persone che hanno maggiore predisposizione a rompere i legami…come bisogna comportarsi in questi casi?

«Dipende, ogni caso è unico e a se stante. Difficile generalizzare. Questa è però una delle cose che andrebbe conosciuta dell’altro. Ad esempio semplicemente chiedendogli della sua storia affettiva. Una domanda che potremmo porci è se la persona che stiamo frequentando è libera, dentro, oltre che ovviamente fuori, e se ha risolto le questioni del suo passato. Conoscendo la storia è molto più semplice conoscere le persone e prevedere in parte come si comporteranno in futuro. Se già l’altro nemmeno racconta la sua storia, questo dice molto di lui».

Nella normalità dei casi quali sono i motivi più frequenti che provocano la rottura?

«Spesso è proprio l’incapacità a comunicare, a comprendersi, ad andare in profondità prima di tutto in se stessi e poi nella relazione. Spesso nel tempo ci si ferisce sempre più fino a che l’orgoglio non ci spinge ad interrompere e andare via».

Quanto incide la famiglia di origine e perché? In questi casi cosa fare?

«La famiglia di origine e i modelli che abbiamo appreso in essa sono fondamentali. Spesso questi modelli di relazione sono inconsapevoli e semplicemente tendiamo a ripeterli. Per questo una domanda necessaria da porsi nello scegliere l’altro è quanto esso abbia lavorato o meno sulla sua storia. Quanto abbia effettivamente rielaborato e, nel caso, “tagliato le catene” con il passato».

Eventi della vita che cambiano gli equilibri?

«Sicuramente anche questo tema è centrale nella via di una coppia. Il cambio di un lavoro, un evento luttuoso, l’influenza di alcuni amici. Questi fattori incidono molto sulla relazione. Ancora, la questione fondamentale diviene però quanto siamo in grado o meno di lavorare sulla coppia, di ascoltarci, di comunicare, di essere in qualche misura custodi dell’anima dell’altro. Se questo avviene è difficile perdersi. Semplicemente perché si rimane in contatto».

Mancanza di apertura alle discussioni e poca capacità di mettersi in discussione?

«Se manca la comunicazione è difficile che una coppia sopravviva. Ma per comunicare è alle volte necessario anche saper confliggere. Molti temono questo aspetto, eppure saper litigare e fare la pace è fondamentale, purché questo porti ad una crescita condivisa».

L’evoluzione di un solo partner o un cambio progressivo di vedute?

«Custodi dell’anima altrui. Questo dovrebbe voler dire stare insieme. Condividere la vita. Essere compagni significa accompagnarsi nella vita. Se c’è contatto c’è condivisione. Prima di scegliere un partner per la vita ciascuno di noi dovrebbe seriamente porsi delle domande rispetto a se stesso. Se ho trovato le mie verità, chi sono e chi voglio diventare e condivido questo con l’altro, è difficile poi perdersi. Ma in ogni caso la comunicazione è l’aspetto fondamentale».

Paura delle dinamiche degli affetti?

«Si, spesso questo accade soprattutto per chi non è stato, ad esempio in famiglia, abituato a portare ad esse l’attenzione».

La routine?

«Se voglio salvaguardare la coppia dovrò imparare a rivitalizzare il rapporto, a creare situazioni ad hoc per stare insieme. Cercare di vivere momenti intensi e di valore. Ascoltare l’altro davvero. La vita è mutamento e se la vivo anziché lasciarla scorrere inconsapevolmente è difficile annoiarsi».

La mancanza di desiderio? La sporadicità dei rapporti?

«Anche la sessualità ha un ruolo importante, spesso secondario alla comunicazione verbale, ma anche la sessualità è comunicazione, è dialogo. Se ci diciamo sempre le stesse cose potrebbe non essere sufficiente. Il punto è crescere insieme anche nella sessualità, esplorare il piacere, lo stare insieme, l’intimità».

La condizione economica?

«Oltre un certo limite superiore la situazione economica non cambia di molto, ma di certo se si hanno difficoltà economiche questo può essere un grosso limite».

La mancanza di progettualità?

«Come detto è fondamentale. Quanto più è chiaro dove vogliamo andare insieme, tanto più è sicuro che ci arriveremo. Se viceversa non vi è una condivisione di obiettivi il rischio di perdersi è alto».

Mancanza di parità nella coppia…

«Anche questo è un buon punto. La parità non vuol dire che si debbano fare le stesse cose, si deve guadagnare uguale… La parità vuol dire che c’è equilibrio, armonia. Ci si può dedicare ad aspetti diversi della vita di coppia o familiare, il punto è il rispetto reciproco e la condivisione. Le scelte importanti andrebbero comunque fatte insieme».

L’Invecchiamento…

«L’invecchiamento inizia fin da giovani. Oggi le ricerche ci dicono che il fattore più importante per un buon invecchiamento è proprio la relazione e, fra le tante della vita, quella di coppia è quella più importante. Non si parla tanto di una relazione dove si va sempre d’accordo, ma di una relazione in cui ci si senta supportati dall’altro, rispettati, amati. Se questo accade, invecchiare insieme può essere un’esperienza bellissima».

Voglia di tornare giovani?

«Molti hanno la famosa “crisi di mezz’età” ma questo accade proprio perché manca la cultura a farsi, fin da giovani, quelle domande fondamentali circa chi sono, da dove vengo, dove sono e dove vado. Mancando questo le persone, una volta assolti i compiti principali della vita, si trovano spesso perse, senza sapere chi effettivamente sono o vogliono essere».

Come vivere la crisi? Cosa è meglio fare?

«Dialogare, imparare a parlare, usare tecniche come l’ascolto attivo in cui ci si allena al dialogo. Crisi dal greco significa scelta. Prima di tutto quella scelta originaria di stare con l’altro dovrebbe essere vissuta con maggiore serietà. Una volta poi scelta la persona dovremmo imparare a “sfregare” reciprocamente il carattere fino a funzionare sempre meglio insieme. Se continuamente mettiamo in discussione lo stare insieme è difficile arrivare lontano».

Come uscirne indenni o quasi…?

«Sviluppando il carattere, rispondendo prima alle domande fondamentali e poi iniziando un percorso comune che sia realmente sentito e condiviso».

Quando di prassi non ci sono vie di uscita?

«Anche se non sembra abbiamo quasi sempre un certo margine di azione. Il punto è imparare tutta una serie di competenze non facili che tipicamente non vengono insegnate. In ogni caso, il primo passo è sempre quello di lavorare su di sé. Leggere, studiare, meditare, praticare sport, fare attività che ci aiutino a stare meglio con noi stessi. Se stiamo bene dentro più facilmente riusciremo a migliorare anche le relazioni della vita».



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