di Chao Zeng
Per la seconda notte consecutiva, la polizia di Hong Kong ha lanciato gas lacrimogeni contro i manifestanti che hanno eretto barricate nel cuore finanziario della città, dando il via a un’altra escalation di proteste. I manifestanti, nonostante non avessero ottenuto l’approvazione della polizia per manifestare, hanno occupato due aree alle estremità opposte del centro di Hong Kong e per rispondere agli avvertimenti della polizia hanno lanciato delle uova. Indossando una camicia nera, come fosse un’uniforme, alcuni con elmetti e maschere giallo brillante, molti altri solo con zaini sulle spalle, sono usciti dal parco di Chater Garden hanno continuato a gridare: “Aggiungi petrolio”, una frase che significa approssimativamente “Continua la lotta”. Poi alcuni si sono distaccati dal corteo per dirigersi verso ovest fino al distretto di Sheung Wan e hanno schizzato dell’inchiostro nero sull’emblema nazionale, suscitando una reazione davvero indignata da parte del governo cinese. Molti negozi hanno preferito chiudere le saracinesche mentre la polizia in tenuta antisommossa cercava di attuare uno sgombero. Hong Kong è devastata dalle proteste da sette settimane ed è in ginocchio. La manifestazione a Chater Garden è stata voluta per protestare contro l’uso da parte della della polizia di gas lacrimogeni e proiettili di gomma e altre forze per sciogliere la protesta della domenica precedente. “Abbiamo bisogno di una protesta per dimostrare che siamo fortemente contrari a questo tipo di brutalità e che abbiamo bisogno che rispondano alle nostre richieste”, ha dichiarato l’organizzatore del raduno Ventus Lau, scrive Ap. Ieri, in seguito agli scontri tra manifestanti e polizia 13 persone sono state arrestate e in un distretto periferico verso il confine con la Cina continentale, si sono contate almeno due dozzine di feriti. Amnesty International, il gruppo per i diritti umani, ha definito la risposta della polizia pesante e inaccettabile.”La polizia dovrebbe essere in grado di difendersi, invece oggi alcuni agenti hanno vestito i panni degli aggressori”, ha dichiarato Man-kei Tam, direttore di Amnesty International Hong Kong.
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