di Martina Lanfranchi
Sette arresti dei carabinieri di Ancona nell’inchiesta sulla strage della discoteca ‘Lanterna Azzurra Clubbing’ di Corinaldo (Ancona) in cui, tra il 7 e l’8 dicembre scorsi, morirono cinque giovani e una madre di 39 anni. In carcere sei ragazzi tra i 19 e i 22 anni, tutti residenti nel Modenese, che erano alla Lanterna Azzurra quella sera: farebbero parte di una banda dedita alle rapine in discoteca realizzate con la diffusione di spray al peperoncino. Arrestato anche un ricettatore solo per associazione a delinquere. Per i 6 ragazzi, i carabinieri del comando provinciale di Ancona hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del tribunale di Ancona, per associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti con strappo e rapine, omicidio preterintenzionale, lesioni personali e singoli episodi di rapine e furti con strappo. L’indagine, condotta dal nucleo investigativo del Reparto operativo di Ancona, sotto la direzione della locale Procura, ha consentito di individuare i sei ragazzi che oltre a causare la morte di 5 giovani tra i 14 e i 16 anni e di una mamma di 39 anni, sono colpevoli anche di lesioni personali ad altre 197 persone che sono rimaste ferite in seguito agli eventi che si sono verificati dopo la diffusione dello spray al peperoncino all’interno del locale. E’ stato inoltre accertato che i giovani facevano parte di un gruppo criminale dedito a furti e rapine di monili in oro all’interno di discoteche del centro e Nord Italia. Il Prefetto di Ancona Antonio D’Acunto ha espresso “soddisfazione e ringraziamento all’Arma dei Carabinieri e all’Autorità giudiziaria di Ancona per la complessa operazione”. “Solo in Italia succedono queste cose, è finita la vita per me e a mia moglie”. Queste la dichiarazione di Giuseppe Orlandi, padre di Mattia Orlandi, 15 anni, di Frontone, uno morti nella calca della discoteca di Corinaldo, all’uscita dell’obitorio dell’azienda Ospedali Riuniti di Ancona, riportata all’epoca sulle cronache di Ancona, de “Il Resto del Carlino”poco dopo la tragedia. “Era andato con la navetta, era la seconda volta che ci andava. Mio figlio non me lo ridarà nessuno”. E sempre a Il Resto del Carlino il racconto di altre persone, che tutt’oggi risulta difficile rileggere perché è la cronistoria del dramma di chi ha perso un figlio o una persona cara. Disperato anche lo zio di uno dei ragazzi morti: “Ho dovuto guardarlo quattro volte perché non lo riconoscevo. Non so quante ore sono stato nel seminterrato dell’obitorio per effettuare il riconoscimento”. E poi la dichiarazione di Paolo, il marito di Eleonora Girolimini, la donna di 39 anni morta nella calca, distrutto disse: “Non ce la faccio a dire niente. Solo che quattro figli sono rimasti senza la loro mamma e uno di loro prende ancora il latte. Parlerò più avanti per dire quello che è successo lì dentro. Non era un concerto, ma una discoteca strapiena di gente e piena di alcolici. Il concerto doveva iniziare alle 22 e invece non iniziava. Porti tuo figlio lì ed erano tutti ubriachi”. Infine il racconto di chi per fortuna riuscì a salvarsi, che offre un’istantanea del dramma vissuto da tutti i presenti quella sera in discoteca.”Nel giro di pochi secondi ho sentito bruciarmi la gola“, racconto a caldo Matteo, 15enne della Vallesina a Il resto del Carlino, “la stessa sensazione provata da altre persone che, come me, erano sulla pista da ballo. All’improvviso tutti hanno iniziato a spingere verso l’uscita di sicurezza posteriore del locale che immette su una specie di cortile, dove di solito si va a fumare. Un fiume umano fino a quando la calca si è fatta insopportabile e ho visto ragazze e ragazzi cadere a terra o volare nel vuoto oltre la balaustra. In poco tempo si è fermato un cumulo di corpi dove io ero rimasto incastrato. Quando mi sono liberato ho provato ad estrarre altri corpi, riuscendoci in un paio di occasioni. Attorno a me corpi a terra, feriti, altri che avevano perso i sensi. Essendo un bagnino ho praticato le manovre rianimatorie nei confronti di due persone, fino a quando sono arrivati i soccorsi”.
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