di Colin Anthony Groves
Ieri il presidente repubblicano Donald Trump e la first lady Melania Trump, dopo aver visitato l’ospedale di Dayton, nell’Ohio, luogo della seconda sparatoria di massa negli Stati Uniti dopo quella al confine tra Messico, New Mexico e Texax, dove sono state curate molte delle vittime dell’attacco di domenica, sono volati a El Paso, luogo dove sabato 3 agosto (in Italia erano le 19) il 21enne Patrick Crusius ha sparato sulla folla all’interno di un supermercato Walmart uccidendo ben 21 persone e ferendone il triplo. Melania e Trump hanno incontrato il personale ospedaliero, intrattenendosi in particolare con quello intervenuto in primo soccorso e infine hanno trascorso del tempo con i sopravvissuti feriti e le loro famiglie. Il presidente ha mostrato molta vicinanza ai feriti, ai parenti che sono stati entusiasti di vederlo. Peccato che non tutti abbiano condiviso gli stessi sentimenti visto che fuori dal Miami Valley Hospital di Dayton, almeno 200 manifestanti si sono radunati, incolpando Trump di creare tensioni politiche e razziali nel paese e hanno chiesto a gran voce un maggior controllo sulla vendita delle armi. Un tema molto caro a Obama, che durante il suo mandato, dopo la sparatoria avvenuta il 2 dicembre 2015 in un centro sociale per disabili a San Bernardino, in California, (con la stessa modalità scelta da Patrick Crusius i giorni scorsi a El Paso), cercò di limitare nell’immediato l’uso delle armi, con due emendamenti che all’epoca vennero presentati al Congresso, ma furono bocciati. Nemmeno una seconda strage, quella dell’aprile 2013, nella Sandy Hook Elementary School, riuscì a fare mettere una mano sulle coscienze ai membri del Congresso. “Chi non può volare perché ritenuto un possibile terrorista non deve poter comprare armi”, continuava a ripetere Obama. Ma gli mancava l’appoggio consistente del Congresso e quindi non riuscì ad ottenere nulla. Impossibile sfidare il tabù del secondo emendamento della Costituzione Usa, quello che riconosce a tutti i cittadini il diritto di possedere armi. Troppo forte la lobby delle armi, quella rappresentata soprattutto dalla National Rifle Association (Nra), che vantava e vanta l’appoggio di molti membri del Congresso del partito democratico. In questi giorni Trump fa molto uso della retorica, fanno notare alcuni media Oltreoceano, ma quando era in corsa per le Presidenziali del 2016, ricordano alcuni, spesso invitò a combattere il fenomeno delle stragi di massa dando più armi a scuole, nelle chiese, negli uffici pubblici, per difendersi.
Il sondaggio del Pew Research Center
Secondo il recente sondaggio del Pew Research Center, scrive AP, circa l’85% degli adulti statunitensi, ritiene che il tono e la natura del dibattito politico siano diventati più negativi, con una maggioranza che afferma che Trump ha cambiato le cose in peggio. E più di tre quarti, il 78%, afferma che i funzionari eletti che usano un linguaggio accaldato o aggressivo per parlare di determinate persone o gruppi rendono più probabile la violenza contro quelle persone.
La madre di Patrick
Ha fatto gridare allo scandalo la notizia rivelata oggi dai legali della madre dell’autore della strage di El Paso, che hanno raccontato ai media, che alcune settimane prima della sparatoria la donna chiamò la polizia, perché preoccupata dal fatto che il figlio aveva comprato un fucile d’assalto. La donna contattò la polizia di Allen, la città texana di residenza, e l’ufficio a cui fu trasferita le rispose che alla sua età il figlio poteva legalmente acquistare un’arma del genere.
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