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DOMANI IN SENATO SI DECIDE SULLA MOZIONE DI SFIDUCIA, L’ITALIA RISCHIA GROSSO


Matteo Salvini in comizio a Soverato in provincia di Catanzaro

di Matteo Ciacci

“Inciuci, giochetti di palazzo, governi tecnici o “di scopo” (?) non fermeranno la voglia degli Italiani di un governo finalmente forte, chiaro, libero, per tornare a correre, per l’Italia dei SÍ. 
Ci stai???”, così scrive Matteo Salvini su Fb mentre di piazza in piazza gira il Sud Italia circondato da centinaia di persone esultanti appena arriva o scende dal palco desiderose di fare un selfie assieme a lui. Sudato, con il viso stanco, ma felice di avere fatto saltare un Governo dove starci per lui giorno dopo giorno era diventato impossibile perché oramai lo sentiva come un paio di scarpe strettissime. “Paese per paese, provincia per provincia, noi andiamo avanti, senza stancarci e senza fermarci, per ridare ORGOGLIO al grande Popolo Italiano perché noi non siamo secondi a NESSUNO”, questo è ciò che continua a ripetere “agli Italiani”.
Una frase dove fra le righe si legge un altro motivo di grande disagio patito da Salvini, quello di sentirsi per l’appunto un eterno secondo, nonostante i voti, nonostante i consensi ottenuti. E anche se il premier Conte ha sempre cercato di fare da moderatore tra le parti in maniera equa, Salvini non ha mai messo in secondo piano il fatto che Conte fosse un uomo del M5s e non dalle Lega. Ma il buon Matteo ora si è preso la rivincita, e con lo slogan un po’ alla Trump che ripete sempre “America first”, lui continua a gridare nelle piazze “Prima gli Italiani”. E se Conte non gli era così simpatico prima figuriamoci adesso, che pure lui ha cominciato a stigmatizzare i suoi comportamenti e le sue decisioni. Ma oramai Salvini è avanti nel suo percorso di “risanamento del Paese”. Alle critiche fa spallucce, risponde di pancia a tutti, come piace sempre di più a tante persone che lo vedono più simile a loro e “rappresentativo dei veri interessi del popolo”. Ecco perché lui agli scranni di Montecitorio ha sempre preferito i bagni di folla, perché è lì che si raccolgono oltre che i voti, i plausi della gente.

Come abbiamo già scritto ora che la Lega ha annunciato la crisi presentando la mozione di sfiducia in Senato e ora toccherà alla conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama decidere il giorno della votazione. Poi la partita si sposterà al Colle e i partiti, anche di opposizione, torneranno protagonisti.

L’aula di Palazzo Madama
ph. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Ecco le tappe principali da qui alle urne

  • RIUNIONE PER IL VOTO SULLA MOZIONE: La Lega ha presentato il 10 agosto la mozione di sfiducia al premier Giuseppe Conte. Il regolamento del Senato non prevede una scadenza per la discussione e il voto e a decidere sarà la conferenza dei capigruppo convocata dal presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati domani lunedì 12 agosto alle 16 nel corso della quale i gruppi parlamentari dovranno trovare un’intesa su quando andare in Aula. La Lega vorrebbe andare al voto subito ma convocazione dell’Assemblea potrebbe slittare a dopo ferragosto: il 19 al momento sembra la data più probabile.
  • DOPO LA SFIDUCIA, PARTIRANNO LE CONSULTAZIONI : una volta sfiduciato, il premier Conte salirà al Quirinale per rimettere il proprio mandato. A quel punto partiranno le consultazioni del presidente della Repubblica.
  • POSSIBILE UN MANDATO ESPLORATIVO: il Capo dello Stato potrebbe decidere di affidare un mandato esplorativo, anche al presidente del Senato, per verificare la possibilità di dare vita a un governo diverso da quello giallo-verde.
  • DOPO LA FIRMA DEL DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SI VA ALLE URNE: le Camere vengono sciolte con la firma di un decreto del Presidente della Repubblica, e da quel momento il presidente del Consiglio dovrà indire le elezioni in un arco di tempo compreso tra i 45 e i 70 giorni.
  • IN ASSENZA DI ALTRO ESECUTIVO RESTERÀ CONTE: In assenza di un altro Esecutivo, anche solo che traghetti il Paese al voto, resterà in carico il Governo Conte dimissionario.
  • ELEZIONI IN AUTUNNO: la data del voto anticipato dipenderà dunque dai tempi della crisi. Potrebbero essere verso la fine di ottobre. Gli italiani saranno chiamati a esprimere il loro voto probabilmente ad ottobre (il 13, il 20 o il 27 ottobre), proprio in concomitanza con l’approvazione della manovra economica.
  • NUOVO GOVERNO A NOVEMBRE: Chiuse le urne, ci vorrà qualche settimana prima che si formi un nuovo Esecutivo e che entrino in funzione a pieno regime di nuovo le Camere. Se tutto filasse liscio il nuovo governo potrebbe nascere a metà novembre e a quel punto dovrebbe ingaggiare una corsa contro il tempo per varare la manovra ed evitare l’esercizio provvisorio.
  • MANOVRA ECONOMICA COSA POTREBBE SUCCEDERE: Il disegno di legge che accorpa legge di bilancio e legge di stabilità deve essere presentato necessariamente entro il 20 ottobre. In una situazione del genere sarà impossibile per il Parlamento mettersi a lavoro sul bilancio e saltando questo passaggio, sarà difficile che entro il 31 dicembre la manovra triennale di finanza pubblica venga approvata. Per questo motivo è probabile che si aprirà la strada verso l’esercizio provvisorio, che limiterà le azioni dell’Esecutivo agli atti di ordinaria amministrazione, lasciando all’Esecutivo margini di spesa veramente ridotti.
  • L’ITALIA DOVRÀ FARE I CONTI CON L’EUROPA: dopo avere  scongiurato l’ipotesi di una procedura di infrazione Ue, bloccare gli investimenti preventivati in bilancio e programmati nella manovra potrebbe arrecare danni non indifferenti all’economia del Paese. Rischiano di saltare importanti interventi sul lavoro, la macchina previdenziale potrebbe incepparsi e l’aumento dell’Iva e quello delle tasse in generale potrebbe non riuscire a sollevare le sorti dell’Italia.


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