di Chao Zeng
Gli abitanti di Hong Kong non mollano. E dal mese di giugno che li vediamo nelle piazze, e un po’ come nella storia di Davide e Golia si fanno notare per la grande determinazione dimostrata per il coraggio infuso nelle loro manifestazioni pacifiche che hanno sempre avuto l’unico obiettivo di creare un dialogo con la governatrice Carrie Lam, che evidentemente non ha nessuna intenzione di tendere loro la mano.
Così anche questo weekend a Hong Kong diverse centinaia di persone si sono ritrovate vicino al complesso del Consiglio legislativo, il parlamentino locale, divise su due fronti. Quello dei professori, degli studenti, che oggi hanno marciato indossando abiti neri, (N.d.R.: il colore scelto da attivisti e studenti per le proteste pro-democrazia), e che hanno sventolato la bandiera della città autonoma e annodato nastri bianchi alle inferriate di metallo intorno alla Government House, la residenza della governatrice Carrie Lam, per riaffermare la solidarietà al movimento partito a inizio giugno e chiedere a gran voce che la Liam ascolti e dia risposte alle domande dei dimostranti, smettendo di fare ricorso alla violenza della polizia per disperdere coloro che partecipano alle manifestazioni. Dall’altro quello di coloro che invece hanno sventolato la bandiera rossa con le cinque stelle di Pechino, per esprimere il sostegno al governo e alla polizia locali. Il fronte pro-establishment, ricordano i media locali, difende l’operato degli agenti che tengono sotto controllo le proteste pro-democrazia, accusando i manifestanti avversari di aver minato la stabilità e l’ordine di Hong Kong.
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