di Martina Antani
Chi l’avrebbe detto che marchi come Givenchy, Coach e Versace, avrebbero potuto sollevare così tanto l’ira del governo cinese per questioni di geopolitica. Eppure è accaduto per una semplice svista, che ha fatto si che in un elenco di nomi di Paesi stampati sulle magliette, Hong Kong venisse segnalata come un Paese a parte anziché come parte della Cina. Un errore per la Cina ancora più imperdonabile soprattutto in questo momento dove le proteste a Hong Kong continuano dallo scorso giugno praticamente quasi ininterrottamente. La controversia sulla moda in Cina è continuata la scorsa settimana, quando le modelle Liu Wen e Yang Mi hanno esercitato la formula rescissoria per i loro contratti appena firmati con Coach e Versace. Loro come anche l’attrice Xiaotong Guan, 21 anni, che era stata scelta per la campagna S/S 2019/2020 Coach. E Jackson Yee, che fa parte della famosa boy band TFBoys, scelto come ambasciatore del marchio per la linea di bellezza di Givenchy.
Le modelle Liu Wen e Yang Mi, l’attrice Guan Xiaotong e il musicista Jackson Yee non hanno affrontato il problema alla leggera. Tutti e quattro hanno preso le distanze dai marchi dopo che la controversia è diventata virale scrivendo il loro disappunto su Weibo il Twitter cinese.
Wen lo ha fatto usando il suo account Weibo – il Twitter cinese – il 12 agosto e prendendo le distanze da Coach, ha scritto: “In ogni momento, la sovranità e l’integrità territoriale della Cina non devono essere violate. A causa dell’imprecisione di marchio che ho scelto di rappresentare e del male che ha portato a tutti, mi scuso con tutti qui. Adoro appassionatamente la mia patria e desidero salvaguardare la sovranità cinese ”. A ruota anche gli altri hanno detto la loro su Weibo.
Lo studio di Mi, facendo riferimento alla maglietta di Versace, ha scritto per conto della modella: “La nostra azienda e la signora Yang hanno scoperto online che” alcuni capi disegnati da Versace sono sospettati di danneggiare la sovranità nazionale cinese e l’integrità territoriale. Come azienda della Repubblica popolare cinese e la signora Yang come cittadina della Repubblica popolare cinese, ci sentiamo molto arrabbiati!” Quasi in contemporanea anche Xiaotong e Yee hanno preso le distanze dai rispettivi marchi su Weibo.
Ma chi sono questi modelli e artisti?
Wen, 31 anni, professione modella, ha sfilato sulle passerelle di Marc Jacobs, Paco Rabanne, Max Mara, Anna Sui e Victoria’s Secret Fashion Show, aveva anche recitato in una campagna pubblicitaria per la borsa Gabrielle di Chanel e il mese scorso aveva firmato un contratto come ambasciatrice per il marchio Coach. Mi, 32 anni, anche lei modella, lo scorso 24 giugno era stata nominata primo ambasciatore cinese per Versace e precedentemente è stata il volto di Michael Kors in Cina. Xiaotong è una affermata attrice e Yee un musicista con molto followers.
Le risposte dei marchi
Coach ha immediatamente risposto alle dichiarazioni di Wen con scuse, affermando che il marchio farà una revisione interna dei suoi prodotti e del sito web. “Nel maggio 2018, abbiamo scoperto che diversi modelli di magliette avevano commesso gravi errori”, ha affermato il marchio. “Siamo profondamente consapevoli della gravità del problema e abbiamo adottato misure urgenti per rimuovere le merci dagli scaffali di tutti i canali in tutto il mondo. Allo stesso tempo, abbiamo anche condotto una revisione completa dei prodotti e rafforzato la gestione dei processi interni per evitare che si ripetano errori simili. Ci scusiamo per i sentimenti feriti dei consumatori”. Versace su Weibo, ha dichiarato che le magliette sono state prodotte erroneamente e sono state rimosse per la vendita. “Versace ribadisce che amiamo la Cina e rispettiamo risolutamente la sovranità dello stato territoriale cinese”, ha scritto il marchio.
E per sottolineare maggiormente il rammarico è intervenuta addirittura in prima persona anche Donatella Versace, che ha ha scritto sul suo account Instagram: “Sono profondamente dispiaciuta per il recente sfortunato errore che è stato fatto dalla nostra azienda e che è attualmente in discussione su vari canali di social media. Non ho mai voluto mancare di rispetto alla sovranità nazionale cinese ed è per questo che ho voluto scusarmi personalmente per tale inesattezza e per qualsiasi angoscia che potesse aver causato”.
Anche Givenchy ha scritto le sue scuse su Weibo, affermando: “Ci scusiamo per l’errore nelle magliette stampate di Givenchy nei mercati esteri che ha suscitato discussioni tra alcuni netizen oggi. Per qualsiasi negligenza o errore umano, dobbiamo correggerlo immediatamente e prenderlo come avvertimento. Givenchy rispetta sempre la sovranità cinese, sostiene fermamente il principio dell’unica Cina ed è irremovibile”.
Quali gli errori sulle magliette?
Per la maison Versace l’errore è stato quello di pubblicare sul sito l’immagine di una t-shirt diffusa ampiamente anche sulla piattaforma Weibo, dove Macao e Hong Kong sono stati segnalati come paesi separati dalla Cina. Per Coach e Givenchy si aggiunge l’errore fatto scrivendo Taiwan, come se fosse un’isola autonoma con Taipei come capitale.
DOLCE&GABBANA DOCET
Anche Dolce&Gabbana, nel novembre 2018, ebbero problemi con il governo cinese. In quel caso il “je accuse” della Cina venne sollevato per uno spot del marchio italiano che aveva previsto la realizzazione di tre video diversi nei quali una ragazza cinese con un vistoso abito da sera cercava di mangiare tre tipici piatti italiani – pizza, spaghetti e un cannolo siciliano – con un paio di bacchette, tra molte difficoltà, tra l’altro con tanto di voce maschile fuori campo che nello spot con dove lei cercava di mangiare il cannolo pare che ironizzasse sulla grandezza del dolce, dicendo: “è troppo grande per te?”. Uno stile inadeguato per il popolo cinese, che ha sempre difeso le sue tradizioni, ma soprattutto non poteva lasciare passare l’accusa di razzismo e permettere che la Cina venisse rappresentata in quel modo stereotipato. Una storia che purtroppo non si è conclusa con un lieto fine, perché finita tra proteste sui social network, boicotaggi nei negozi, la cancellazione di un’enorme e costosissima sfilata di D&G a Shanghai e la rimozione di tutti i prodotti dell’azienda dai principali rivenditori online cinesi.
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