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BREXIT: JOHNSON RACCOGLIE LA SFIDA DEI 30 GIORNI PER TROVARE UNA SOLUZIONE


Il presidente Emmanuel Macron e il Primo Ministro britannico Boris Johnson al face-toface di oggi al Palazzo dell’Eliseo a Parigi.
ph. REUTERS/Gonzalo Fuentes

di Colin Anthony Groves

Oggi Boris Johnson, il giorno dopo la visita a Berlino ad Angela Merkel ha incontrato Emmanuel Macron all’Eliseo, pochi giorni prima dell’apertura del vertice del G7 a Biarritz.

“Dobbiamo lasciare l’Unione europea il 31 ottobre, qualunque sia la situazione, con o senza accordo”, ha ribadito Boris, assicurando che considerava “ancora possibile” che venga firmato un accordo prima della scadenza per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea (UE). “Penso che possiamo averne uno, sono stato incoraggiato dal mio incontro a Berlino con Angela Merkel ieri sera”, ha detto che ieri ha lasciato intendere che la Gran Bretagna e l’Unione europea potrebbero trovare entro un mese un terreno comune sul tema della “backstop” al confine irlandese, che avvelena i dibattiti sulla Brexit. Trenta giorni per raggiungere un nuovo accordo su Brexit, questa è la sfida che la cancelliera tedesca Angela Merkel ha lanciato a Boris Johnson. Una soluzione alternativa non è emersa in tre anni di negoziati ma può essere trovata nelle prossime settimane, ha detto la Merkel, magari modificando la dichiarazione politica, ma spetta a Londra fare proposte credibili che Berlino e Bruxelles siamo disposti a prendere in considerazione. Johnson ha accettato la sfida, dicendosi «ben lieto» di lavorare «in tempi strettissimi» e dichiarandosi convinto che ci sia «un ampio margine» per raggiungere un accordo. «Con pazienza e ottimismo ce la possiamo fare», ha detto, usando anche la frase tedesca “wir schaffen das”.

“WIR SCHAFFEN DAS”

Il “backstop”, una disposizione controversa sull’Irlanda nell’accordo sulla Brexit negoziato tra Londra e Bruxelles ma respinto dal Parlamento britannico, prevede che, in mancanza di una soluzione migliore dopo un periodo transitorio, e per evitare il ritorno alle frontiere tra la provincia britannica dell’Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda, l’intero Regno Unito rimanga in un “territorio doganale unico” con l’UE.

“Sono, come il cancelliere Merkel, fiducioso che l’intelligenza collettiva, la nostra volontà di costruire, ci dovrebbero consentire di trovare qualcosa di intelligente entro trenta giorni se c’è una buona volontà da entrambe le parti. Un’altra cosa alla quale voglio credere”, ha aggiunto alla stampa, “è il futuro del Regno Unito possa essere solo in Europa”.

Per Johnson, esistono “soluzioni tecniche prontamente disponibili”per risolvere il problema del confine tra la provincia britannica dell’Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda. Il Regno Unito non vuole “stabilire controlli alla frontiera a tutti i costi”, ha insistito.

I nodi irrisolti del back stop

Uno fra i nodi irrisolti della Brexit, ossia dell’uscita del Regno Unito dall’Europa, è stato ed è tuttora, il cosiddetto backstop, che altro non è che un accordo che garantisce che non venga eretto un confine fisico fra i 499 chilometri che dividono l’Irlanda dall’Irlanda del Nord. Theresa May con l’Eu aveva siglato un accordo con l’Eu per garantire che ciò non accadesse che poi venne, stroncato dalla Camera dei comuni. Fronde interne ai Tory (il partito conservatore) e al Democratic Unionist Party (il partito di destra nordirlandese) non hanno mai digerito la soluzione concordata dalla premier con i leader Ue perché di fatto il Regno Unito dovrebbe poi restare allineato all’unione doganale, cioè rispettarne i principi di base e l’Irlanda del Nord rientrerebbe in pieno nell’unione doganale e dovrebbe, in aggiunta, rispettare alcune norme del mercato unico europeo. 

Quindi che cosa potrebbe accadere ora dopo la brexit?

Se oggi il confine tra i due è invisibile, aperto alla circolazione reciproca di merci e cittadini, dopo la Brexit, il confine irlandese si trasformerebbe nell’unica frontiera di terra fra la Gran Bretagna (che include l’Irlanda del Nord) e l’Unione europea (che include l’Irlanda, entrata nella Comunità Europea il…..) e in questo modo Irlanda e Irlanda del Nord si troverebbe improvvisamente soggette a regole doganali diverse: la prima nel mercato unico europeo, la seconda nello spazio autonomo che si vorrebbe ritagliare Londra e ciò potrebbe risvegliare anche vecchie tensioni politiche oltre a causare problemi economici non indifferenti.

Hard breexiter e gli unionisti nordirlandesi

Gli Hard Breexiter ritengono che la permanenza nell’unione doganale sia la negazione stessa della Brexit , visto che obbligherebbe la Gran Bretagna a restare – di fatto – nel perimetro delle regole commerciali Ue. Una limitazione che impedirebbe al paese di fissare una tariffa doganale autonoma, vanificando la retorica sulle «nuove politiche commerciali» di un paese affrancato da Bruxelles. Gli unionisti nordirlandesi invece temono che il backstop sia il primo passo per isolare l’Irlanda del Nord dal resto della Gran Bretagna, rompendo l’unità del Regno e consegnando di fatto, Belfast, alla Ue e all’Irlanda. 



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