di Matteo Ciacci
Un queste ultime ore, e non solo, la posizione dei Dem è chiara. Assolutamente no a un Conte bis, ribadendo il concetto di una “svolta necessaria”, e assolutamente si a un governo presieduto da Roberto Fico, che fonti del Nazareno vedono come “un ottimo punto di partenza”. Un’idea emersa già da giorni in un vertice della maggioranza Pd e che vedrebbe concordi anche i renziani, come ha lasciato intendere anche la Boschi. “La trattativa la gestisce Zingaretti, sulla base della linea stabilita in direzione, ed è lui ad aver detto no all’ipotesi di un governo Conte bis”. Così Maria Elena Boschi avvicinata dall’ANSA al Ciocco, in Garfagnana, nell’ultimo giorno della scuola di politica di Matteo Renzi, richiesta di un commento sul no del segretario Dem alla richiesta di M5s di un reincarico al premier dimissionario Giuseppe Conte. “Nel momento in cui il segretario, che sta seguendo la trattativa con M5s – ha aggiunto – ha espresso una posizione (sul governo Conte bis, ndr), credo che soltanto il segretario, eventualmente, possa cambiare quella posizione”.
Ieri il premier dimissionario Giuseppe Conte ha rotto un silenzio che durava da giorni al suo arrivo al G7, parlando degli argomenti in discussione tra i grandi leader e anche dell’esperienza di Governo appena conclusa: “Siamo qui per ribadire l’importanza del nostro Paese, il suo prestigio e per rivendicare il ruolo che merita nel contesto internazionale. I temi sono molto importanti e interessanti e sono peraltro temi che ho coltivato molto intensamente in questi 14 mesi di Governo: cambiamenti climatici, protezione della biodiversità, diseguaglianze a tutti i livelli, ovviamente il problema del commercio, delle principali crisi geopolitiche nel mondo che abbiamo già affrontato con alcuni leader per coordinarci meglio con i colleghi europei e adesso entreremo nel vivo anche con gli altri membri del G7”. E incalzato sulle trattative tra leader al momento per decidere chi dovrebbe andare al Governo, ha risposto: “Io non credo che sia una questione di persone, ma di programmi, quindi quello che posso augurarmi per il bene del paese è che i leader delle forze politiche in questo momento lavorino intensamente, lavorino bene. Alcuni temi li avevo già indicati anche nel mio discorso al Senato, perché ovviamente avendo maturato un’esperienza diretta di Governo credo di poter indicare quali siano i temi e le soluzioni di cui il paese ha bisogno, un’economia circolare, un piano di investimenti molto più robusto, dobbiamo lavorare veramente per riformare il paese e disegnarlo oggi, come lo vorremmo fra qualche lustro, fra qualche decennio. Occorre un grande progetto riformatore, gli uomini, le persone sono in questo momento secondarie”. E sul recente passato ha aggiunto: “Per quanto mi riguarda sono stato molto chiaro. Quella (N.d.R.: del Governo con Lega e M5s) è un’esperienza che io non rinnego perché mi sono impegnato affinché quella esperienza politica potesse offrire delle soluzioni positive per il Paese. Ho spiegato anche con dovizia di particolari come e perché si è arrivati a quel punto. Quella è una stagione politica per me è chiusa che non si potrà riaprire più, per quanto mi riguarda”.
Di Maio non ha dubbi e sembra non volere trattare su chi dovrà guidare il nuovo Governo. Ribadita anche durante la cena a tu per tu con Zingaretti. “O lui (inteso Conte) o niente. Lasciando intendere di avere già in mano l’offerta della Lega che prevedebbe il capo 5S a Palazzo Chigi, quello leghista al Viminale e Giancarlo Giorgetti, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri nel Governo Conte, all’Economia.
Il cerchio non è comunque chiuso. Perché Conte non vuole la Lega, ma il segretario Dem non vuole Conte, che viene invece sostenuto da Luigi Di Maio. Manca ancora la quadra ma il tentativo di accordo sembra prendere corpo. Eppure, la scadenza indicata dal Colle si avvicina. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella è stato netto: martedì vuole risposte chiare. E soprattutto vuole un nome per dare l’incarico. Al momento le dichiarazioni ufficiali dei leader di partito sono tute viziate dal tatticismo. Il lavoro vero per trovare l’accordo prosegue sotto traccia. Difficile che salti tutto solo per un nome. Oggi e domani (lunedì 26 agosto) saranno giorni di rilanci, di richieste che serviranno anche a testare le intenzioni dell’avversario.
Anche i Cinque Stelle devono fare i conti al loro interno. La base fermenta, divisa tra chi vorrebbe andare al voto e chi punta ad un accordo con i Dem. E intanto si avvicina l’ipotesi del voto su Rousseau. Secondo alcuni parlamentari pentastellati, se nascerà un governo giallorosso, l’accordo passerà al vaglio della consultazione online se il premier sarà di nuovo Giuseppe Conte. Senza di lui, il rischio di una bocciatura sarebbe altissimo.
E Matteo Salvini? Il vice premier e ministro dell’Interno continua a dire che la parola deve tornare agli italiani. A sottolineare che lui ha fatto quello che ha fatto, per il bene dell’Italia e degli Italiani, avendo perso tra l’altro, facendo saltare il Governo, ben 7 ministeri, quindi sottolineando il fatto che lui alla poltrona non è attaccato con il vinalvil. “Mai arrendersi, mai!”, ha scritto Salvini su twitter. Senza però disdegnare un ritorno con il M5s, purché senza la presenza dell’odiatissimo Conte. Il leader della Lega ieri ha poi passato la giornata in casa con il ministro Lorenzo Fontana che, intercettato sulla porta, ai giornalisti che gli chiedevano se ancora c’erano speranze per un accordo con i Cinque Stelle, ha risposto sorridendo: “Penso proprio di sì”. Il più sconsolato pare Silvio Berlusconi, che attribuisce alla coalizione Pd-Cinque Stelle “le idee della più vecchia, deteriore e fallimentare sinistra pauperista, statalista e assistenziale” e ricorda “i tanti danni che ha prodotto all’Italia” quella gialloverde”.
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