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BORIS CHIEDE ALLA REGINA DI SOSPENDERE IL PARLAMENTO PER 5 SETTIMANE ED È CAOS


di Colin Anthony Groves

Il governo britannico ha chiesto alla Regina di sospendere il Parlamento per 5 settimane, pochi giorni dopo il rientro dei parlamentari dalla pausa estiva e solo qualche settimana prima della scadenza della Brexit, ossia il prossimo 31 ottobre, e la sovrana ha acconsentito. La notizia nell’immediato ha provocato un terremoto politico. Per molti questa è stata una mossa furba del premier Boris Johnson per impedire un dibattito sulla Brexit e favorire il ‘no deal’. Anche se lui in una diretta Tv ha detto: “Non vogliamo bloccare nulla”, ha detto Johnson, “stiamo presentando nuove leggi su crimine, ospedali, istruzione. Ci sarà tutto il tempo dopo il vertice del 17 ottobre (Ue sulla Brexit) per dibattere la Brexit”.

La proroga è un meccanismo formale per terminare una sessione del parlamento, che normalmente dura solo un breve periodo di tempo prima che il procedimento inizi di nuovo con un nuovo discorso della regina. Questa prassi prevede che la seduta del parlamento venga sospesa per porre fine a tutta la legislazione in discussione. È normale che ciò accada ogni autunno. L’attuale sessione parlamentare, iniziata a giugno 2017, è la più lunga in quasi 400 anni. Che la proroga duri più di un mese non ha precedenti negli ultimi tempi. Ad esempio, dagli anni ’80 in genere la proroga è durata meno di una settimana. Tuttavia, la sospensione di cinque settimane include un periodo di tre settimane (N.d.R. che dovrebbe essere recesso) durante le quali si tengono le conferenze del Partito liberale democratico, laburista e conservatore. Non si può negare che la durata della proroga avrà chiaramente l’effetto di restringere le opzioni dei parlamentari ribelli che avranno due settimane in meno in parlamento per discutere della Brexit.

Ecco perché la notizia però ha scatenato dure reazioni dalle opposizioni. “Sono inorridito dalla sconsideratezza del governo Johnson, che parla di sovranità e che tuttavia sta cercando di sospendere il Parlamento per evitare l’esame dei suoi piani per una spericolata Brexit senza accordo. Questo è un oltraggio e una minaccia per la nostra democrazia”, ha detto il leader laburista Jeremy Corbin. “… si tratta di un oltraggio costituzionale. Non importa come la si presenta, è ovvio che il fine sarebbe quello di impedire al parlamento di dibattere la Brexit e fare il proprio dovere nel modellare la strada per il Paese… chiudere il parlamento sarebbe un’offesa al processo democratico e ai diritti dei deputati”, ha commentato lo speaker della Camera dei Comuni britannica, John Bercow. Il primo ministro scozzese Nicola Sturgeon ha twittato: “Sembra che Boris Johnson stia per chiudere il Parlamento ed imporre una Brexit senza accordo. A meno che i parlamentari si uniscano per fermarlo, la prossima settimana, oggi verrà ricordato come un giorno nero per la democrazia britannica”. “Johnson ha appena lanciato il guanto di sfida alla democrazia parlamentare. La madre di tutti i parlamenti non gli permetterà di escludere il parlamento dalla più importante decisione per il nostro Paese. Risponderemo alla sua dichiarazione di guerra con un pugno di ferro”, ha twittato il responsabile per la Brexit dei Liberaldemocratici Tom Brake. La deputata laburista Yvette Cooper invece ha scritto: “Sta tentando di usare la Regina per concentrare il potere nelle sue mani. È un modo molto pericoloso ed irresponsabile di governare”. L’ex vice primo ministro Tory Michael Heseltine dopo aver saputo , in vacanza nei Balcani , ha commentato la decisione di Johnsono come un oltraggio costituzionale. “Sono sconvolto dall’annuncio del governo”, ha detto. “La decisione del governo è un oltraggio costituzionale. Un governo che ha paura del parlamento ha paura della democrazia. Spero che ogni membro del parlamento, nel sentire questa umiliazione, userà ogni arma legale e costituzionale per ostacolare un governo che propone di forzare il popolo britannico a un cambiamento storico per il quale ha da tempo perso qualsiasi mandato “.

Oltre 1,2 milioni di firme, scrive The Guardian, sono arrivate a sostegno della petizione contro la sospensione del Parlamento britannico, lanciata dal premier Boris Johnson.

Oltre 1,2 milioni le firme della petizione che chiede al governo del Regno Unito di non sospendere il Parlamento qualche settimana prima della scadenza della Brexit del 31 ottobre. Ruth Fox, direttore della Hansard Society, una delle principali fonti di ricerca e consulenza indipendenti in materia parlamentare, ha affermato che si tratta di un “affronto alla democrazia parlamentare”. Gli avvocati hanno affermato che la durata senza precedenti della sospensione del parlamento porterebbe a una sfida legale immediata. “Aspettatevi un contenzioso, che parta dalla Scozia”, ​​ha affermato Ros Kellaway, Head of EU and Competition at Eversheds.

Ruth Davidson, leader del partito conservatore scozzese
ph. Getty Images

Ma i colpi di scena non finiscono qui. Alle 17,33 il giornalista scozzese Severin Carrell, annuncia su Twitter le imminenti dimissioni di  Ruth Davidson, leader del partito conservatore scozzese a causa delle sue differenze inconciliabili con Boris Johnson sulla Brexit. La Davidson stava “considerando questa scelta già da diversi giorni”, ha detto una fonte, sottolineando che la decisione non sarebbe legata agli ultimi fatti. Il portavoce della Davidson ha dichiarato: “Ruth renderà chiara la sua decisione a tempo debito e non ci saranno ulteriori commenti questa sera”. Durante la campagna per la leadership dei Tory, Davidson ha spesso detto che non credeva che Johnson fosse l’uomo giusto per fare il leader. Uno dei primi atti di Johnson come primo ministro è stato quello di licenziare il suo caro amico e alleato David Mundell, che è stato segretario scozzese per cinque anni. La goccia che ha fatto traboccare il vaso per Ruth è arrivata oggi.

Ecco il tweet:



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