di Colin Anthony Groves
Boris Johnson è pronto a far espellere dal gruppo parlamentare Tory tutti i deputati ribelli che in settimana dovessero unirsi a Labour e altre forze d’opposizione nel tentativo di approvare una legge che provi a imporre al governo il rinvio della Brexit oltre il 31 ottobre e a evitare l’ipotesi di un no deal. Lo riferiscono fonti di Downing Street. Insomma Boris sembra proprio deciso a fare uscire la Gran Bretagna senza accordo dall’Eu, e non gliene frega nulla di avere molte persone contro. Altrimenti c’è chi dice che “non avrebbe deciso di chiudere l’attività parlamentare per ben 5 settimane (seppur comprensive della chiusura estiva) in una situazione del genere dove invece l’emergenza della deadline del 31 ottobre avrebbe dovuto portare a ben altre decisioni, forse più ponderate. Secondo la Bbc Johnson, in caso di sconfitta, convocherà subito nuove elezioni anticipate, lasciando fuori tutti i conservatori moderati dissidenti apertamente contrari alla sua linea in favore di un’uscita dall’Ue costi quel che costi in barba alla democrazia e all’eccesso di remore dimostrate da Theresa May.
Domani ci sarà l’unica “breve” occasione per tutti i parlamentarsi di riunirsi per parlare di Brexit con o senza accordo, l’unica occasione prima della lunga chiusura del Parlamento decisa da Boris. Il primo ministro pare non intenzionato a cedere. Il suo piano è chiaro: dare poco tempo ai legislatori per trovare un piano B e costringerli quindi “a una partenza no deal”.
Dibattito in Parlamento
I funzionari del Partito laburista dovrebbero cercare un “dibattito di emergenza” in modo che una proroga della scadenza della Brexit possa essere discussa alla Camera dei Comuni. Il piano è di introdurre una legislazione vincolante che, se approvata, costringerebbe il primo ministro a chiedere una proroga alla scadenza del 31 ottobre.
Il ruolo del presidente della Camera dei Comuni John Bercow sarà determinante in questo dibattito perché Bercow è stato ed è un difensore schietto del Parlamento con un ruolo attivo nella definizione Politica sulla Brexit. Quindi dovrà cercare di riuscire a trasformare le occasioni di dibattito, brevi o lunghe che siano, in un reale scambio di comunicazioni portando tutti a cercare un accordo comune ragionevole. Alcuni hanno commentato che sarebbe come vincere la lotteria. Ma Bercow è un tipo tosto, e seppure il suo sia un ruolo imparziale, pochi giorni fa anche a lui è scappata la pazienza e non si è trattenuto dal criticare la decisione di Johnson di sospendere le sedute in Parlamento e riattivarle poco prima della scadenza della Brexit definendo questa mossa un “oltraggio costituzionale”.
Disegno legge sì, disegno legge no?
Questo di solito non è un processo veloce. Un disegno di legge presentato alla Camera dei Comuni, la camera bassa del Parlamento, ottiene due “letture” (una con un dibattito) prima di passare a una fase di commissione, durante il quale viene discussa ogni clausola e in questa fase possono essere apportati degli emendamenti. successivamente il disegno legge torna alla Camera dei Comuni per ulteriori dibattiti, fase in cui può essere soggetto a ulteriori emendamenti, che possono essere apportati da qualsiasi legislatore. In pratica solo quando arriva alla fine di una “terza lettura” può essere votato. E se un disegno di legge è supportato, va alla Camera dei Lord superiore dove seguirebbe un iter più o meno simile. Dopo tutte le modifiche il disegno legge viene rispedito ai Comuni per un ulteriore esame e se i Lord non hanno apportato modifiche, viene inviato alla Regina Elisabetta II per “consenso reale” e diventa legge. L’approvazione della regina è vista come una semplice formalità.
Che cosa potrebbe fare Johnson?
I sostenitori di Johnson in Parlamento possono rallentare il processo legislativo con emendamenti e con discorsi fugaci che potrebbero andare avanti per ore, con l’obiettivo di fare perdere tempo per non fare raggiungere alcun accordo. Ma coloro che si oppongono a una partenza “senza accordo” ora battono i pugni affinché questa settimana il decreto legge venga approvato. Insomma la situazione non è semplice, se si tiene conto che dopo questa breve seduta di domani, il Parlamento di riunirà poco prima della scadenza della Brexit. Il ministro del governo Michael Gove, che sta svolgendo un ruolo chiave nei preparativi della Brexit, ha affermato che non si possono fare previsioni su che cosa accadrà e che verranno prese decisioni in base a quello che accadrà step by step.
Allo stato attuale, l’unica cosa certa è che la Gran Bretagna lascerà l’UE il 31 ottobre a meno che non cerchi un’estensione e le altre 27 nazioni dell’UE approvino. Se il Parlamento incaricasse il governo di richiedere una proroga e venisse ignorato, l’altra cosa certa è che si scatenerebbe uno scontro costituzionale davvero imbarazzante.
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