Oggi Boris Johnson si è presentato a Bruxelles per parlare dei suoi piani sulla Brexit. Le premesse non sono state delle migliori visto che paragonarsi a Hulk prima di incontrare il presidente della Commissione Europea non si può dire che sia stata un’idea brillante. Ma a Boris si sa piace fare un po’ lo spavaldo, quello sempre un po’ sopra le righe tendenzialmente off limits. Ma certi comportamenti non sempre piacciono. Anche perché a Bruxelles anche con noi italiani, persino con quelli più sussiegosi, quando alle parole non sono seguiti i fatti tutto o si è arenato o si è lasciato scivolare via. In ogni caso spavaldo vero o no, quello che è certo è che a Bruxelles non si lasciano tanto impressionare.
Oggi Johnson alla Bbc ha detto di essere un pochino più ottimista sulla possibilità di un accordo rinnovato con l’Ue sulla Brexit dopo l’incontro a Lussemburgo con il presidente della Commissione Europea, Juncker, rispetto al momento del suo ingresso a Downing Street 2 mesi fa. “Io credo che ci sia una maggiore volontà della Commissione di negoziare rispetto a quanto pensavo allora”. Johnson ha poi insistito che un accordo “è fattibile se c’è energia e buona volontà da entrambe le parti”, pur ribadendo il suo ‘no’ sul nodo del backstop per il confine irlandese.
“Tali proposte non sono ancora state fatte”, ha rimarcato la Commissione in una nota, aggiungendo che i funzionari “rimarranno disponibili a lavorare 24 ore su 24, 7 giorni su 7”. Il primo ministro lussemburghese Xavier Bettel, che ha anche incontrato Johnson, ha affermato che il leader britannico deve “smettere di parlare e agire”. “Abbiamo bisogno di più di semplici parole”, ha detto. “Abbiamo bisogno di un testo legalmente utilizzabile su cui lavorare il prima possibile”.
Johnson oggi ha detto che il Regno Unito lascerà l’UE alla data prevista per il 31 ottobre con o senza un accordo di divorzio con Brexit. Anche se spera di raggiungere un accordo riveduto, come ci aveva provato anche Theresa May, in occasione del vertice UE del 17-18 ottobre. Quanto alla legge anti-no deal approvata dalle opposizioni, il premier Tory ha ripetuto di voler rispettare “sia la legge sia la costituzione”, ma di essere sicuro di poterle rispettare facendo “uscire il Regno Unito dall’Ue il 31 ottobre”. Insomma Boris non ce la fa proprio alla sua visione one way. Il punto chiave di un accordo sulla Brexit è il cosiddetto “backstop”, una polizza assicurativa dell’accordo di maggio volta a garantire un confine aperto tra l’Irlanda membro dell’Irlanda e l’Irlanda del Nord del Regno Unito, vitale sia per l’economia locale sia per il processo di pace in Irlanda del Nord.
I sostenitori della Brexit britannica si oppongono al sostegno perché mantiene il Regno Unito vincolato alle norme commerciali dell’UE, limitando la sua capacità di stringere nuovi accordi di libero scambio in tutto il mondo dopo la Brexit. La Gran Bretagna ha suggerito che il backstop potrebbe essere sostituito da “accordi alternativi” – un mix di tecnologia per sostituire i controlli alle frontiere e un’area comune per prodotti agricoli e animali che copre l’intera isola d’Irlanda. Nonostante la frustrazione dell’UE per la mancanza di dettagli, Juncker e Johnson hanno concordato di accelerare il ritmo dei colloqui, con il coinvolgimento del capo negoziatore europeo Michel Barnier e del segretario alla Brexit nel Regno Unito Steve Barclay. “Nelle ultime due settimane c’è stato un sacco di lavoro – i documenti sono stati condivisi – ma ora siamo nella fase in cui dobbiamo iniziare davvero ad accelerare il lavoro”, ha detto Johnson.
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